Dopo quasi tre anni di pandemia, cresce la voglia di visite culturali, ma prosegue la tendenza a ritirarsi a casa propria. È quanto si evince dal quarto sondaggio sulle visite culturali post Covid-19 condotto dall’agenzia L’Oeil du Public (Suisse), realizzato tra il 26 settembre e il 6 ottobre 2022 su un campione rappresentativo di 1235 persone in tutta la Svizzera, e pubblicato oggi, lunedì 19 dicembre. L’indagine è commissionata dall’Ufficio federale della cultura (UFC) e dal Segretariato generale della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (SG CDPE).
La disponibilità a prendere parte a manifestazioni culturali è notevolmente cresciuta dal terzo sondaggio di aprile 2021. Mentre allora solo il 30% delle persone intervistate era pronto a tornare a visitare istituzioni o a prendere parte a manifestazioni culturali «senza grandi preoccupazioni», nell’autunno 2022 la percentuale è raddoppiata. Un altro 30% però ha ancora delle riserve. Circa la metà delle persone intervistate, il 53%, afferma di essersi abituata a restare a casa e il 41% dichiara inoltre di fare meno uscite culturali rispetto a prima della crisi. Questa parziale rinuncia può essere spiegata con lo sviluppo di nuove abitudini, ma anche per motivi finanziari e per i timori legati ai virus (il 47% pensa che la crisi Covid non è terminata). Va notato che questa tendenza aumenta con l’età e che vi sono forti differenze regionali: se il 30% degli svizzeri prevede di limitare le spese per la cultura, la percentuale aumenta nella Svizzera romanda e in Ticino, mentre diminuisce nella Svizzera tedesca.
Tra le persone che dichiarano di uscire meno spesso per gite culturali, il 77% afferma anche di frequentare meno spesso bar o ristoranti. Allo stesso modo, il 71% delle persone che partecipano a uscite culturali va anche nei bar e/o ristoranti come prima. Il presupposto che le persone si stiano allontanando dalle visite culturali perché ormai percepite come troppo impegnative a favore delle attività di intrattenimento non sembra reggere, si legge ancora nel sondaggio. Il ritiro in casa sembra quindi essere generale e non riguardare solo la cultura. Il telelavoro sembra essere un fattore aggravante: le persone che lavorano da casa hanno una tendenza maggiore a voler rimanere ancora più a casa di quelle che beneficiano raramente o mai dell’home office. Una cifra questa che può sorprendere, perché il profilo delle persone in home office corrisponde piuttosto a quello del pubblico culturale, assiduo dei luoghi di cultura, rileva lo studio.
Le offerte culturali digitali guadagnano sempre più terreno. Il 69% delle persone intervistate ritiene che le offerte culturali proposte in loco restino irrinunciabili, e più della metà hanno pagato per fruire di film o serie nel corso degli ultimi dodici mesi. Va inoltre notato che il 24% ha dichiarato di aver sostituito molte delle uscite culturali pre-crisi con offerte culturali sul web, una quota in aumento rispetto alle intenzioni dichiarate nel sondaggio del 2021, dove erano il 19%.
L’insicurezza dovuta alla pandemia continua ad avere un impatto anche sulla cultura amatoriale. Il 18% delle persone che esercitavano attività culturali a livello amatoriale ammette di aver smesso con la crisi.