Christian Escoudé all’Espace Grappelli di Nizza
Il Comune di Nizza, una delle città più note e attraenti della cosiddetta Costa Azzurra, ha sviluppato negli ultimi anni una intelligente politica culturale anche nei quartieri. E a quello di Cimiez, già celebre tra fine Settanta e inizio Novanta per il migliore e più ampio festival jazz europeo, ospitato nel teatro greco-romano, è toccata la brillante iniziativa un centro di animazione culturale, Animanice, dotato di una sala per la musica intitolata al celebre violinista jazz Stephane Grappelli e votato a un’offerta formativa e di spettacolo ampia e socialmente orientata. Nell’Espace Grappelli si è esibito venerdì scorso Christian Escoudé, chitarrista fra i migliori della scena francese, impostando la sua performance in quartetto (con l’eccellente pianista Fred D’Oelsnitz, lo swingante bassista elettrico Jean Marc Jafet e il sufficiente batterista Yoann Serra) a un doppio omaggio ai due maggiori maestri della chitarra jazz, lo tzigano-francese Django Reinhardt (del quale Escoudé ha proposto la celebre Nouages) e l’afro-americano Wes Montgomery. “Il jazz è la musica classica americana”, ha affermato tempo fa la bassista Esperanza Spaulding, ed è vero. Ma il jazz è anche diventato musica classica, come dimostra l’ottima performance di Escoudé, impostata sul repertorio autoriale di Reinhardt e Wontgomery; curioso, peraltro, che i brani del primo siano stati proposti con la chitarra elettrica, la Gibson 175 del leader. Concerto raffinato, sala piena, applausi, e un brano diverso, Moon River di Henry Mancini, come bis.
Luca Cerchiari