EuroJust – Sede centrale all’Aja
Dalla «protesta» della Wagner (Prigozhin stesso ha relativizzato la sua “marcia su Mosca” da «golpe» a «protesta») fino all’allarme circa la centrale di Zaporizhzhia – le ultime vicende della guerra in Ucraina solo apparentemente segnano momenti decisivi: piuttosto confermano, nei fatti, che il tanto atteso cessate il fuoco è ancora lontanissimo. Anche perché – come il Pentagon-Leaks di aprile aveva già anticipato – la controffensiva ucraina non sta producendo i risultati sperati, a causa dei campi minati e degli attacchi aerei da parte russa. Tuttavia abbiamo potuto capire tre cose importanti: innanzitutto che un’instabilità interna della Russia non è di per sé la soluzione (potrebbe sostituirsi a Putin un putschista più autoritario di lui). Poi che intorno alla centrale nucleare si gioca l’ennesima partita di accuse premonitorie reciproche. E, infine, che l’Occidente deve essere pronto alla possibilità di un golpe o comunque di un’instabilità politico-civile in Russia.
Gli USA cercano intanto di dare nuova forza all’offensiva ucraina con munizioni e missili, persino munizioni a grappolo, sebbene queste siano bandite dalla comunità internazionale – gli stessi USA, come pure Russia e Ucraina, non sono però tra i firmatari della convenzione del 2010 che le mette al bando. E mentre Biden decide in questi giorni a riguardo, siamo in attesa del vertice NATO a Vilnius, dove Zelensky si aspetta un chiaro invito di adesione all’alleanza. La NATO, però, sarà giustamente molto cauta a riguardo e laddove l’Italia si dimostra aperta verso una procedura ridotta di adesione dopo la fine della guerra, la Germania, d’accordo con gli USA, non vuol parlare d’altro che di «speciali garanzie di sicurezza» per l’Ucraina. Intanto, l’Unione europea ha istituito qualche giorno fa all’Aja il Centro internazionale per perseguire il crimine d’aggressione contro l’Ucraina (ICPA), sebbene finora non sia del tutto chiarito in che modo si potrà giungere alle necessarie condanne per i crimini di guerra.
Per l’Europa e gli USA si tratta senz’altro di evitare – tramite il rafforzamento dell’Ucraina – sia una “pace dettata da Putin”, sia una situazione politica di caos ed instabilità: in entrambi i casi non si potrebbe infatti parlare di “pace”. In tale prospettiva bisogna senz’altro costatare che gli ultimi impegni e sviluppi, specialmente da parte dell’UE, vanno nella giusta direzione, nonostante i freni da parte dell’Ungheria e anche dell’Austria. Inoltre, nell’eventualità di una nuova elezione a presidente di Donald Trump a fine 2024, l’UE sarà costretta a prendere maggiore coscienza di sé come attore a livello geopolitico, a partire dal dopo guerra in Ucraina. Sarebbe quindi auspicabile che, a quel punto, si potesse realizzare l’antico progetto dei suoi “padri fondatori”, ossia la creazione di un esercito comune europeo.
Markus Krienke
Guerra in Ucraina: Nodi attuali e scenari futuri
EuroJust – Sede centrale all’Aja
Dalla «protesta» della Wagner (Prigozhin stesso ha relativizzato la sua “marcia su Mosca” da «golpe» a «protesta») fino all’allarme circa la centrale di Zaporizhzhia – le ultime vicende della guerra in Ucraina solo apparentemente segnano momenti decisivi: piuttosto confermano, nei fatti, che il tanto atteso cessate il fuoco è ancora lontanissimo. Anche perché – come il Pentagon-Leaks di aprile aveva già anticipato – la controffensiva ucraina non sta producendo i risultati sperati, a causa dei campi minati e degli attacchi aerei da parte russa. Tuttavia abbiamo potuto capire tre cose importanti: innanzitutto che un’instabilità interna della Russia non è di per sé la soluzione (potrebbe sostituirsi a Putin un putschista più autoritario di lui). Poi che intorno alla centrale nucleare si gioca l’ennesima partita di accuse premonitorie reciproche. E, infine, che l’Occidente deve essere pronto alla possibilità di un golpe o comunque di un’instabilità politico-civile in Russia.
Gli USA cercano intanto di dare nuova forza all’offensiva ucraina con munizioni e missili, persino munizioni a grappolo, sebbene queste siano bandite dalla comunità internazionale – gli stessi USA, come pure Russia e Ucraina, non sono però tra i firmatari della convenzione del 2010 che le mette al bando. E mentre Biden decide in questi giorni a riguardo, siamo in attesa del vertice NATO a Vilnius, dove Zelensky si aspetta un chiaro invito di adesione all’alleanza. La NATO, però, sarà giustamente molto cauta a riguardo e laddove l’Italia si dimostra aperta verso una procedura ridotta di adesione dopo la fine della guerra, la Germania, d’accordo con gli USA, non vuol parlare d’altro che di «speciali garanzie di sicurezza» per l’Ucraina. Intanto, l’Unione europea ha istituito qualche giorno fa all’Aja il Centro internazionale per perseguire il crimine d’aggressione contro l’Ucraina (ICPA), sebbene finora non sia del tutto chiarito in che modo si potrà giungere alle necessarie condanne per i crimini di guerra.
Per l’Europa e gli USA si tratta senz’altro di evitare – tramite il rafforzamento dell’Ucraina – sia una “pace dettata da Putin”, sia una situazione politica di caos ed instabilità: in entrambi i casi non si potrebbe infatti parlare di “pace”. In tale prospettiva bisogna senz’altro costatare che gli ultimi impegni e sviluppi, specialmente da parte dell’UE, vanno nella giusta direzione, nonostante i freni da parte dell’Ungheria e anche dell’Austria. Inoltre, nell’eventualità di una nuova elezione a presidente di Donald Trump a fine 2024, l’UE sarà costretta a prendere maggiore coscienza di sé come attore a livello geopolitico, a partire dal dopo guerra in Ucraina. Sarebbe quindi auspicabile che, a quel punto, si potesse realizzare l’antico progetto dei suoi “padri fondatori”, ossia la creazione di un esercito comune europeo.
Markus Krienke