È un racconto appassionato quello di Vera Politkovskaja, figlia della giornalista Anna Politkovskaja, che in Una madre (Rizzoli 2023) ricorda quanto la madre fosse scomoda al potere russo. «Purtroppo, la maggioranza della popolazione russa crede a quello che le viene detto dagli schermi dei canali di Stato: un mondo virtuale creato dalla propaganda, dove […] tutto va bene. E i problemi […] hanno origine nei Paesi occidentali […]. Nei suoi articoli mia madre parlava raramente di cose piacevoli […]. Scriveva la verità, nuda e cruda, su soldati, banditi e gente comune finita nel tritacarne della guerra». «Scrivere la verità serve, anche se nessuno la vuole ascoltare. E serve anche fare il proprio lavoro bene, sempre». Quanto è stata uccisa, il 7 ottobre 2006, Vera aveva ventisei anni. Credeva che in qualche modo la sua popolarità in Occidente avrebbe potuto dissuadere i suoi assassini dal commettere altri crimini.
Anna Politkovskaja è stata dimenticata in Russia, ma con la guerra in Ucraina e le profezie della giornalista, il cognome ha iniziato a circolare di nuovo. Da qui l’idea del libro, ma anche l’esilio volontario all’estero della figlia. Anna era nata a New York; sognava sin da giovane di diventare giornalista. Nel 1980 si laureò alla facoltà di Giornalismo dell’Università di Mosca. Qui conobbe Aleksandr Politkovskij. Vera non fa sconti alla madre, che aveva un carattere poco accomodante e rendeva difficile la collaborazione anche sul posto di lavoro. «Prima del crollo dell’URSS, i miei genitori avevano sempre avuto un atteggiamento critico nei confronti degli eventi nel Paese, essendo entrambi oppositori del suo sistema politico». La perestrojka di Mikhail Gorbaciov, il crollo dell’URSS, gli anni del caos sotto Boris Eltsin, la guerra in Cecenia e l’arrivo di Vladimir Putin sulla scena politica.
Presto anche Vera iniziò a sviluppare la passione per il giornalismo; mestiere particolarmente difficile in Russia. Anna era diventata presto la “pazza di Mosca”. Era una donna rigorosa; pretendeva impegno da tutti, stava scomoda a molti. Tanto che sapeva benissimo che la sua non sarebbe stata una fine ordinaria. Uccisa il giorno del compleanno di Putin – coincidenza beffarda – i lunghi anni di indagini non hanno condotto a nulla. I mandanti non sono stati individuati, giacché il depistaggio del regime è stato totale. Stesso caso quello di Aleksandr Litvinenko, ex agente dei servizi segreti russi, ucciso a Londra con il polonio un mese dopo l’assassinio di Politkovskaja. Nel 2009 Natal’ja Ėstemirova, attivista di Memorial, amica e collega di Anna, venne uccisa. Prima della guerra in Ucraina del 2022, scrive Politkovskaja, a Mosca c’era un’atmosfera surreale: la gente era anestetizzata dopo vent’anni di propaganda.
Niente stupri, saccheggi, crimini e morti in Ucraina, secondo la versione del Cremlino. In guerra sono andati soprattutto i ragazzi della periferia del paese e delle minoranze. Carne da macello, un sacrificio essenziale per la madrepatria. Viene loro promesso un salario dignitoso, ma spesso e volentieri fanno la fame. «Un’intera generazione di giovani pagherà un prezzo altissimo […]. Tra i fortunati che torneranno da questa guerra, le conseguenze psicologiche saranno incalcolabili, per non parlare dell’enorme quantità di invalidi che non sapranno di cosa vivere». I pochi giornali liberi non possono parlare: le leggi contro le “fake news” sull’esercito russo ha costretto anche Vera a licenziarsi dalla sua testata. Il 17 aprile 2022 con la figlia, è uscita dal paese: undici ore di viaggio per la libertà. Riguardano al passato, Vera è amareggiata: gli uomini che la madre ha combattuto sono ancora al potere.
Amedeo Gasparini
www.amedeogasparini.com
Scegliere la verità: ricordando Anna Politkovskaja
È un racconto appassionato quello di Vera Politkovskaja, figlia della giornalista Anna Politkovskaja, che in Una madre (Rizzoli 2023) ricorda quanto la madre fosse scomoda al potere russo. «Purtroppo, la maggioranza della popolazione russa crede a quello che le viene detto dagli schermi dei canali di Stato: un mondo virtuale creato dalla propaganda, dove […] tutto va bene. E i problemi […] hanno origine nei Paesi occidentali […]. Nei suoi articoli mia madre parlava raramente di cose piacevoli […]. Scriveva la verità, nuda e cruda, su soldati, banditi e gente comune finita nel tritacarne della guerra». «Scrivere la verità serve, anche se nessuno la vuole ascoltare. E serve anche fare il proprio lavoro bene, sempre». Quanto è stata uccisa, il 7 ottobre 2006, Vera aveva ventisei anni. Credeva che in qualche modo la sua popolarità in Occidente avrebbe potuto dissuadere i suoi assassini dal commettere altri crimini.
Anna Politkovskaja è stata dimenticata in Russia, ma con la guerra in Ucraina e le profezie della giornalista, il cognome ha iniziato a circolare di nuovo. Da qui l’idea del libro, ma anche l’esilio volontario all’estero della figlia. Anna era nata a New York; sognava sin da giovane di diventare giornalista. Nel 1980 si laureò alla facoltà di Giornalismo dell’Università di Mosca. Qui conobbe Aleksandr Politkovskij. Vera non fa sconti alla madre, che aveva un carattere poco accomodante e rendeva difficile la collaborazione anche sul posto di lavoro. «Prima del crollo dell’URSS, i miei genitori avevano sempre avuto un atteggiamento critico nei confronti degli eventi nel Paese, essendo entrambi oppositori del suo sistema politico». La perestrojka di Mikhail Gorbaciov, il crollo dell’URSS, gli anni del caos sotto Boris Eltsin, la guerra in Cecenia e l’arrivo di Vladimir Putin sulla scena politica.
Presto anche Vera iniziò a sviluppare la passione per il giornalismo; mestiere particolarmente difficile in Russia. Anna era diventata presto la “pazza di Mosca”. Era una donna rigorosa; pretendeva impegno da tutti, stava scomoda a molti. Tanto che sapeva benissimo che la sua non sarebbe stata una fine ordinaria. Uccisa il giorno del compleanno di Putin – coincidenza beffarda – i lunghi anni di indagini non hanno condotto a nulla. I mandanti non sono stati individuati, giacché il depistaggio del regime è stato totale. Stesso caso quello di Aleksandr Litvinenko, ex agente dei servizi segreti russi, ucciso a Londra con il polonio un mese dopo l’assassinio di Politkovskaja. Nel 2009 Natal’ja Ėstemirova, attivista di Memorial, amica e collega di Anna, venne uccisa. Prima della guerra in Ucraina del 2022, scrive Politkovskaja, a Mosca c’era un’atmosfera surreale: la gente era anestetizzata dopo vent’anni di propaganda.
Niente stupri, saccheggi, crimini e morti in Ucraina, secondo la versione del Cremlino. In guerra sono andati soprattutto i ragazzi della periferia del paese e delle minoranze. Carne da macello, un sacrificio essenziale per la madrepatria. Viene loro promesso un salario dignitoso, ma spesso e volentieri fanno la fame. «Un’intera generazione di giovani pagherà un prezzo altissimo […]. Tra i fortunati che torneranno da questa guerra, le conseguenze psicologiche saranno incalcolabili, per non parlare dell’enorme quantità di invalidi che non sapranno di cosa vivere». I pochi giornali liberi non possono parlare: le leggi contro le “fake news” sull’esercito russo ha costretto anche Vera a licenziarsi dalla sua testata. Il 17 aprile 2022 con la figlia, è uscita dal paese: undici ore di viaggio per la libertà. Riguardano al passato, Vera è amareggiata: gli uomini che la madre ha combattuto sono ancora al potere.
Amedeo Gasparini
www.amedeogasparini.com