Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina (Fazi Editore 2023) è un libro corto perché l’autore, Benjamin Abelow, non sembra avere argomenti convincenti – oltre che lo slogan del titolo – sulle origini del conflitto in Ucraina. S’inserisce nella minoranza rumorosa dei complottisti che sposano tesi di facciata solo per il gusto di fare polemica e fa parlare di sé. Il volume gode della prefazione di Luciano Canfora, un altro accusatore dell’Occidente in difesa della “povera Russia”, contro l’Occidente. La tesi è la seguente, elementare: l’“espansione” della NATO ad Est ha innescato la reazione del Cremlino. L’errore di Vladimir Putin, scrive Canfora, «è stato quello di fidarsi di promesse malfide pur dopo che già erano state calpestate quelle formulate nel 1990». Il libro non inizia dalla Russia, come si potrebbe ipotizzare, ma dagli Stati Uniti e dalla dottrina Monroe. L’espansione statunitense non avrebbe tenuto in conto delle esigenze del Cremlino.
Venendo all’oggi – nelle settanta paginette risicate non c’è uno straccio di analisi sull’imperialismo di Putin e degli “altri” motivi che hanno spinto lo zar a invadere il suo vicino – l’incremento delle armi in Ucraina avrebbe “spaventato” il Cremlino. Abelow definisce le politiche occidentali “aggressive”. Non parla dei continui ricatti della Russia sulla guerra atomica. Si avventura nel complottismo parlando di sgretolamento dell’esercito russo pianificato dagli americani. Ma poi fa marcia indietro. «Con la mia critica all’Occidente non intendo certo giustificare l’invasione di Mosca o scagionare i leader russi. Non ho nessuna simpatia per Putin». Chi parla di provocazioni occidentali non ha il coraggio delle proprie opinioni. Nella NATO sono entrati infatti i paesi sovrani che hanno deciso la loro politica di sicurezza. Senza neppure troppa fantasia, Benjamin Abelow suggerisce che l’espansione (l’ultima fu della Macedonia del Nord nel 2020) rappresenta una minaccia il paese più grande del pianeta.
L’Occidente, secondo Abelow, ha equipaggiato l’esercito ucraino tramite accordi bilaterali e condotto regolari esercitazioni congiunte. L’autore usa le frasi di George F. Kennan che nel 1997 sostenne che «l’allargamento della NATO sarebbe l’errore più fatale della politica americana in tutta l’era post Guerra Fredda». Emerge la famosa vecchia storia della Germania e della NATO, ma le presunte rassicurazioni occidentali non erano legalmente vincolanti. Poi la colpa al summit di Bucarest nel 2008 e l’attacco in Georgia. Se gli Stati Uniti «non avessero schierato sistemi di lancio di missili con capacità nucleare in Romania […]; se non avessero contribuito al rovesciamento del governo ucraino democraticamente eletto nel 2014; se non si fossero ritirati dal trattato ABM […]; se non avessero condotto esercitazioni a fuoco vivo in Estonia […]; se non avessero organizzato una vasta esercitazione militare […] vicino al territorio russo» …
In sostanza: «Se gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO non avessero fatto tutte queste cose, la guerra in Ucraina probabilmente non sarebbe scoppiata». Abelow si avventura in un elenco ripetitivo e poco sostanziato di motivi per cui gli Stati Uniti sono (sempre) i cattivi della situazione. L’autore avvalora le sue tesi con il nome di John Mearsheimer, smentito dai suoi stessi articoli degli anni Novanta in cui sosteneva che l’Ucraina doveva mantenere i suoi arsenali militari. L’unico punto di rilievo che l’autore solleva e che meriterebbe un po’ di approfondimento è il seguente: «Come reagirebbero i leader statunitensi se la situazione fosse capovolta, ovvero se la Russia o la Cina, per esempio, svolgessero azioni analoghe vicino al territorio statunitense?». Sarebbe stato interessante se l’autore avesse elaborato su questa prospettiva, al posto di darsi al complottismo.
Amedeo Gasparini
www.amedeogasparini.com
Ucraina, la versione di Benjamin Abelow: tutta colpa della NATO
Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina (Fazi Editore 2023) è un libro corto perché l’autore, Benjamin Abelow, non sembra avere argomenti convincenti – oltre che lo slogan del titolo – sulle origini del conflitto in Ucraina. S’inserisce nella minoranza rumorosa dei complottisti che sposano tesi di facciata solo per il gusto di fare polemica e fa parlare di sé. Il volume gode della prefazione di Luciano Canfora, un altro accusatore dell’Occidente in difesa della “povera Russia”, contro l’Occidente. La tesi è la seguente, elementare: l’“espansione” della NATO ad Est ha innescato la reazione del Cremlino. L’errore di Vladimir Putin, scrive Canfora, «è stato quello di fidarsi di promesse malfide pur dopo che già erano state calpestate quelle formulate nel 1990». Il libro non inizia dalla Russia, come si potrebbe ipotizzare, ma dagli Stati Uniti e dalla dottrina Monroe. L’espansione statunitense non avrebbe tenuto in conto delle esigenze del Cremlino.
Venendo all’oggi – nelle settanta paginette risicate non c’è uno straccio di analisi sull’imperialismo di Putin e degli “altri” motivi che hanno spinto lo zar a invadere il suo vicino – l’incremento delle armi in Ucraina avrebbe “spaventato” il Cremlino. Abelow definisce le politiche occidentali “aggressive”. Non parla dei continui ricatti della Russia sulla guerra atomica. Si avventura nel complottismo parlando di sgretolamento dell’esercito russo pianificato dagli americani. Ma poi fa marcia indietro. «Con la mia critica all’Occidente non intendo certo giustificare l’invasione di Mosca o scagionare i leader russi. Non ho nessuna simpatia per Putin». Chi parla di provocazioni occidentali non ha il coraggio delle proprie opinioni. Nella NATO sono entrati infatti i paesi sovrani che hanno deciso la loro politica di sicurezza. Senza neppure troppa fantasia, Benjamin Abelow suggerisce che l’espansione (l’ultima fu della Macedonia del Nord nel 2020) rappresenta una minaccia il paese più grande del pianeta.
L’Occidente, secondo Abelow, ha equipaggiato l’esercito ucraino tramite accordi bilaterali e condotto regolari esercitazioni congiunte. L’autore usa le frasi di George F. Kennan che nel 1997 sostenne che «l’allargamento della NATO sarebbe l’errore più fatale della politica americana in tutta l’era post Guerra Fredda». Emerge la famosa vecchia storia della Germania e della NATO, ma le presunte rassicurazioni occidentali non erano legalmente vincolanti. Poi la colpa al summit di Bucarest nel 2008 e l’attacco in Georgia. Se gli Stati Uniti «non avessero schierato sistemi di lancio di missili con capacità nucleare in Romania […]; se non avessero contribuito al rovesciamento del governo ucraino democraticamente eletto nel 2014; se non si fossero ritirati dal trattato ABM […]; se non avessero condotto esercitazioni a fuoco vivo in Estonia […]; se non avessero organizzato una vasta esercitazione militare […] vicino al territorio russo» …
In sostanza: «Se gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO non avessero fatto tutte queste cose, la guerra in Ucraina probabilmente non sarebbe scoppiata». Abelow si avventura in un elenco ripetitivo e poco sostanziato di motivi per cui gli Stati Uniti sono (sempre) i cattivi della situazione. L’autore avvalora le sue tesi con il nome di John Mearsheimer, smentito dai suoi stessi articoli degli anni Novanta in cui sosteneva che l’Ucraina doveva mantenere i suoi arsenali militari. L’unico punto di rilievo che l’autore solleva e che meriterebbe un po’ di approfondimento è il seguente: «Come reagirebbero i leader statunitensi se la situazione fosse capovolta, ovvero se la Russia o la Cina, per esempio, svolgessero azioni analoghe vicino al territorio statunitense?». Sarebbe stato interessante se l’autore avesse elaborato su questa prospettiva, al posto di darsi al complottismo.
Amedeo Gasparini
www.amedeogasparini.com