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“La Fabbrica di Ospitalità”, il progetto dell’Accademia di Mendrisio

Il volantino di invito al progetto collettivo studentesco “Fabbrica di Ospitalità”, in programma a Chiasso il 14 e il 15 dicembre. © Atelier Ayoub Lacaille

Giovedì 14 e venerdì 15 dicembre si terrà a Chiasso – in via Dante Alighieri, davanti al Cinema Teatro – l’evento conclusivo del progetto di ricerca condotto dagli studenti dell’Accademia di architettura di Mendrisio sul tema dell’ospitalità e, più in particolare, sull’accoglienza dei richiedenti asilo in Ticino.

Il progetto ha preso il via questo semestre autunnale, presso l’Accademia di Mendrisio, e ha visto la partecipazione di studenti e residenti (abitanti delle zone di confine, come i richiedenti asilo). Il laboratorio del corso di architettura, condotto dai professori invitati Vanessa Lacaille e Mounir Ayoub, insieme agli architetti Ginevra Masiello e Tania Perret, mirava a immaginare e costruire possibili alternative alle condizioni di accoglienza esistenti. Gli studenti hanno lavorato a stretto contatto con i migranti arrivati in Svizzera negli ultimi tempi, per cercare di capire la realtà in cui vivono. Dove si fermano? Per quanto tempo? Quali sono le condizioni di accoglienza? Chi le stabilisce? Come percepiscono gli spazi delle città che li accolgono? Come immaginano la «città dell’ospitalità»?

Durante la prima parte del semestre, gli studenti hanno trascorso la maggior parte del tempo direttamente sul campo in diverse città del Ticino, confrontandosi e osservando la situazione attuale. A Chiasso, Locarno e Balerna hanno organizzato una serie di laboratori di costruzione di modelli architettonici assieme ai residenti locali (richiedenti asilo e persone coinvolte in vario modo al tema della migrazione). I circa quaranta modelli prodotti descrivono non solo la realtà quotidiana dei luoghi in cui vivono, ma anche una loro dimensione immaginifica. Gli studenti hanno poi visitato i vari centri di accoglienza del Cantone. Questi edifici, assieme ai modelli realizzati con i residenti, sono stati documentati in modo dettagliato con disegni architettonici e fotografie, con l’obiettivo di confrontare l’immaginario dei residenti con la realtà.

Per comprendere meglio il calvario delle persone incontrate in Ticino, il laboratorio ha poi organizzato un viaggio di studio a Lampedusa, piccola isola italiana a 130 km dalle coste della Tunisia. L’atelier ha preso atto dei meccanismi spaziali e architettonici di sorveglianza, isolamento, confinamento e assoggettamento degli individui. Tornati a Mendrisio, l’atelier ha aperto sue le porte alle persone con cui ha collaborato, ai colleghi dell’Accademia e alla popolazione. La mostra, tenutasi il 9 e 10 novembre e organizzata dagli stessi studenti, è stato un importante momento di condivisione delle esperienze e delle conoscenze acquisite. I due giorni di presentazioni hanno permesso a studenti e corpo docente di riflettere insieme sulle modalità d’intervento. L’atelier ha infine deciso di produrre un progetto collettivo, un’architettura come atto politico.

La due giorni a Chiasso è dunque l’ultima tappa di questo percorso, e prevede una costruzione collaborativa, il laboratorio Costruiamo la città dell’ospitalità, un laboratorio di marionette e una discussione sul tema un’ospitalità incondizionata. L’obiettivo è quello di sensibilizzare la popolazione sul tema della migrazione.

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