L’unico sbocco sul mare del Molise. Dal porto, per i turisti estivi, partono navi verso la Croazia e le Isole Trèmiti che in realtà appartengono alla Puglia, ma è più semplice arrivarci da qui in un’oretta.
Termoli, con il mare, guadagna sul piano turistico ma, anche nella settimana di carnevale, sembra piuttosto deserta. Però la consuetudine degli alberghi diffusi che si trovano nel centro storico richiamano alcuni stranieri. Arrivo nel piazzale del terminal degli autobus, in periferia, un altro motivo per odiare questo mezzo di trasporto, compio un lungo tratto a piedi e finalmente ecco la stazione ferroviaria. Di fronte c’è il mio hotel, basta imboccare un viale e in pochi minuti si raggiungono la costa, il porto e il promontorio, chiuso da mura, che custodisce la città vecchia dominata dai massicci torrioni del Castello, che faceva parte delle fortificazioni volute da Federico II. Il bel tempo, sui 25-26 gradi a fine febbraio-inizio marzo!, richiama sporadiche persone che vengono a prendersi il primo sole della stagione sulla sabbia dell’infilata di spiagge.
Mi aggiro per le viuzze e si vede la differenza rispetto a Campobasso e Isernia, molto imbiancata, ristrutturata, rinnovata, rifatte le pavimentazioni, riattate le abitazioni, intonacati i muri, un po’ da salotto turistico, meno senso di degrado ma una maggiore artificiosità distingue la parte vecchia. Vicoli sfociano in piazzette raccolte, tranquille.
Mi ritrovo davanti al Duomo del 1037 con la sua stupenda facciata romanica. Entro, vorrei visitare la cripta con i suoi resti di mosaico, ma il sagrestano m’informa che apre solo il sabato e la domenica. Però quando ritorno, più tardi, m’imbatto in una troupe di RAI News 24. Per interrompere ogni tanno il flusso informativo, intercalano con rubriche, il martedì, verso le 13.30, si occupano di viaggi ed è la prima volta che hanno deciso di dedicare un servizio al Molise. Potenza della televisione, per loro aprono la cripta, così mi aggrego e riesco ad usufruire anche di una visita guidata. Le vie di un viaggiatore sono seminate anche di questi incontri imprevisti.
Qui si trovano capitelli e frammenti della chiesa originaria, oltre a sarcofagi, i mosaici con animali mostruosi, lapidi. Non solo, ma possiamo recarci nel Palazzo diocesano di fianco dove, l’anno scorso, si era tenuta la mostra Incipit: radici e arte di un popolo che voleva celebrare i 500 anni della venuta dei croati in Molise che li accolse. Si formò una colonia di Cristiani in fuga dagli Ottomani, “esempio di accoglienza e integrazione ma anche di arte e di fede nelle terre della Diocesi di Termoli-Larino”. Furono esposte opere sacre provenienti dai paesi croati di San Felice del Molise, Acquaviva Collecroci, Montemitro, San Giacomo degli Schiavoni, Tavenna e Palata, dove è ancora conservato l’antico idioma della parlata contadina. E tutt’ora arrivano devoti per pregare il santo, in comune, di cui il Duomo conserva le spoglie, San Timoteo (meta di pellegrinaggio e di “cammino”) che, insieme a San Basso, è patrono della città, reliquie scoperte durante la seconda guerra mondiale. Per noi viene aperto anche un ipogeo in allestimento, c’è tutta una Termoli sotterranea da scoprire…
In questo periodo solo la Tirrenia ogni giorno fa servizio per le Isole Trèmiti, tre isole per un piccolo arcipelago, ricco di vegetazione, con San Nicola unico centro abitato, dotato di una bella chiesa, ma per me sarà solo una toccata e fuga.
Prima di lasciare questa regione vado a visitare uno dei suoi paesini più caratteristici, Larino, anche qui diviso tra città moderna e borgo medievale, danneggiato dal terremoto del 2002, ma in realtà si nota poco, adesso (che questa sia una regione sismica, lo vedo fin dalle avvertenze del mio albergo: sulla porta della camera, oltre alle solite istruzioni in caso d’incendio, si trovano quelle dettagliate su cosa fare in caso di terremoto…).
La parte vecchia conserva ancora un’atmosfera medievale. Al museo civico mi fanno da guida simpatici studenti descrivendomi i vari reperti d’epoca romana, tra cui mosaici molto belli. Si lamentano che, dopo lo sfoltimento delle province, subiscono continue spogliazioni da parte di Campobasso, oltre ad essere privati di autonomia politica, lo sono anche della loro cultura, questi luoghi. Fino agli anni Sessanta Abruzzo e Molise costituivano una regione unica e adesso i molisani, davanti a questo senso di desolazione e abbandono, affermano che sarebbe stato meglio non separarsi.
Uscita sulla piazza, incontro un “adescatore di turisti”, così si autodefinisce il mio nuovo cicerone, Napoleone Stelluti, un personaggio che fa parte intrinseca del villaggio, studioso oggi in pensione, già attivo in biblioteca, esperto di costume e storia locali che, in cambio dell’acquisto di un paio di libri (per 10 euro, per la verità uno me lo regala) sui carri tradizionali (realizzati dalle famiglie, anche dai bambini) e uno di numismatica antica dove compare una moneta conservata al Castello visconteo di Locarno, mi accompagna in auto, fuori paese, agli scavi, resti dell’anfiteatro e di una villa romana, le cui rovine si possono integrare con la propria immaginazione.
Domani riparto, lascio il Molise, seguendo la linea adriatica e facendo tappa a Pescara.
3 – Fine