Tbilisi, 15 maggio 2024: in migliaia manifestano davanti al parlamento georgiano.
Viene chiamata “legge russa” quella passata il 14 maggio al parlamento georgiano: il partito populista di maggioranza “Sogno Georgiano” dell’oligarca filorusso Ivanishvili ha fatto approvare con estrema velocità – cioè in due minuti – e 84 voti contro 30 la “legge sugli agenti stranieri”. Essa fu proposta già un anno fa e si ispira ad un provvedimento introdotto in Russia nel 2012, costringendo media e ONG con almeno il 20% di finanziamento straniero a registrarsi come enti «che perseguono gli interessi di una potenza straniera». Da essa si temono conseguenze negative non solo per le libertà democratiche, ma anche per la stabilità economica, dal momento che il Paese dipende massicciamente da finanziamenti esteri. Ma è soprattutto per la sua chiara connotazione anti-europeista che la presidente franco-georgiana Salomé Zourabichvili ha annunciato di rifiutare la legge – anche se non potrà impedirla – e che la popolazione, all’80% favorevole all’adesione all’Unione europea, scende quotidianamente in strada, protestando davanti al parlamento a Tbilisi. Ben 12 ministri degli Esteri europei hanno definito tale legge “incompatibile” con i valori dell’UE e quindi con le trattative per l’adesione in corso dallo scorso dicembre.
Considerando che “Sogno Georgiano” godette di un consenso indiscusso nella popolazione, che ora teme di “perdere il treno” che la porterà in Europa, questa legge diventa un segnale ancora più forte alla Russia che considera la Georgia – analogamente all’Ucraina – come “zona cuscinetto” dalla quale tenere fuori l’UE e la NATO. E così diventa anche chiaro che la “trasparenza”, richiesta dalla legge nei confronti di organizzazioni con finanziamenti stranieri, maschera in realtà l’intenzione di controllarle quando si occupano del rispetto delle elezioni libere – in programma il 26 ottobre –, dei media indipendenti o dei diritti umani. E non bisogna dimenticare che la Russia tiene sempre occupato un quinto della superficie del Paese. Siamo di fronte ad una nuova polveriera? Nessuno vuole escludere che possa avvenire un secondo “Euromaidan” con le violenze che abbiamo visto in Ucraina nel 2013.
Così “Sogno Georgiano” – che alla sua ascesa al governo nel 2012 stava per un libero mercato e per l’avvicinamento all’Europa e all’Occidente – si sta trasformando sempre più in un “incubo”, non solo per il popolo georgiano, ma anche per l’UE: mentre Ungheria e Slovacchia hanno impedito una presa di posizione netta ed evidente, viene nuovamente a galla la mancanza di prospettive per la soluzione dei conflitti alle proprie porte. Se non è dato sapere come si articolerà l’aspirazione egemoniale della Russia nei confronti della Georgia, intanto non si deve lasciare sola la sua popolazione e il suo grido per la libertà.
Markus Krienke
Georgia: lo spirito di libertà contro le ombre dell’autocrazia
Tbilisi, 15 maggio 2024: in migliaia manifestano davanti al parlamento georgiano.
Viene chiamata “legge russa” quella passata il 14 maggio al parlamento georgiano: il partito populista di maggioranza “Sogno Georgiano” dell’oligarca filorusso Ivanishvili ha fatto approvare con estrema velocità – cioè in due minuti – e 84 voti contro 30 la “legge sugli agenti stranieri”. Essa fu proposta già un anno fa e si ispira ad un provvedimento introdotto in Russia nel 2012, costringendo media e ONG con almeno il 20% di finanziamento straniero a registrarsi come enti «che perseguono gli interessi di una potenza straniera». Da essa si temono conseguenze negative non solo per le libertà democratiche, ma anche per la stabilità economica, dal momento che il Paese dipende massicciamente da finanziamenti esteri. Ma è soprattutto per la sua chiara connotazione anti-europeista che la presidente franco-georgiana Salomé Zourabichvili ha annunciato di rifiutare la legge – anche se non potrà impedirla – e che la popolazione, all’80% favorevole all’adesione all’Unione europea, scende quotidianamente in strada, protestando davanti al parlamento a Tbilisi. Ben 12 ministri degli Esteri europei hanno definito tale legge “incompatibile” con i valori dell’UE e quindi con le trattative per l’adesione in corso dallo scorso dicembre.
Considerando che “Sogno Georgiano” godette di un consenso indiscusso nella popolazione, che ora teme di “perdere il treno” che la porterà in Europa, questa legge diventa un segnale ancora più forte alla Russia che considera la Georgia – analogamente all’Ucraina – come “zona cuscinetto” dalla quale tenere fuori l’UE e la NATO. E così diventa anche chiaro che la “trasparenza”, richiesta dalla legge nei confronti di organizzazioni con finanziamenti stranieri, maschera in realtà l’intenzione di controllarle quando si occupano del rispetto delle elezioni libere – in programma il 26 ottobre –, dei media indipendenti o dei diritti umani. E non bisogna dimenticare che la Russia tiene sempre occupato un quinto della superficie del Paese. Siamo di fronte ad una nuova polveriera? Nessuno vuole escludere che possa avvenire un secondo “Euromaidan” con le violenze che abbiamo visto in Ucraina nel 2013.
Così “Sogno Georgiano” – che alla sua ascesa al governo nel 2012 stava per un libero mercato e per l’avvicinamento all’Europa e all’Occidente – si sta trasformando sempre più in un “incubo”, non solo per il popolo georgiano, ma anche per l’UE: mentre Ungheria e Slovacchia hanno impedito una presa di posizione netta ed evidente, viene nuovamente a galla la mancanza di prospettive per la soluzione dei conflitti alle proprie porte. Se non è dato sapere come si articolerà l’aspirazione egemoniale della Russia nei confronti della Georgia, intanto non si deve lasciare sola la sua popolazione e il suo grido per la libertà.
Markus Krienke