Il Patto federale del 1291 e il suo museo a Svitto
La data del 1 agosto riconduce quest’anno a due anniversari che, pur nella loro diversità, sono legati alla Festa nazionale elvetica.
Innanzitutto sono trascorsi – si è tentati di dire “appena” – trent’anni da quando, nel 1994, il 1 agosto divenne ufficialmente giorno festivo in tutta la Svizzera. Con piglio tipicamente confederato, un giorno festivo non lavorativo deve infatti essere veramente importante per imporsi su tutto il territorio nazionale – e ciò, com’è noto, richiede tempo.
Il secondo anniversario è più curioso: esattamente trecento anni fa, nel 1724, un solerte archivista scoprì, per caso, il documento originale di quello che sarebbe poi passato alla storia come il Patto federale per eccellenza nell’Archivio cantonale di Svitto. Inizialmente ignorato dalla maggior parte degli studiosi, il documento assunse un grande valore politico a partire dalla fine del XIX secolo, in occasione dei 600 anni della Confederazione, quando il Consiglio federale formulò l’auspicio, riferendosi esplicitamente al Patto federale, che il 1 agosto diventasse Festa nazionale e che venisse eretto un luogo opportuno per conservare degnamente il documento fondativo della moderna nazione elvetica. Vicissitudini varie fecero sì che l’edificio potesse essere inaugurato a Svitto solo nel 1936. L’inaugurazione avvenne in pompa magna, a sottolineare l’importanza che la classe politica del tempo iniziava ad attribuire alla cosiddetta “Difesa spirituale” del paese. In tale contesto, infatti, il Patto federale del 1291 assurse a mito unificatore degli Svizzeri, confrontati – nuovamente – a crescenti minacce esterne.
Con la fine della Guerra fredda e il progresso degli studi storiografici, il Patto federale del 1291 ha perso gran parte del suo pathos e non è più riconosciuto come documento costitutivo della Confederazione. Secondo una delle tesi più accreditate, avanzata una quindicina di anni fa dallo storico Roger Sablonier, scomparso nel 2010, esso venne redatto all’inizio del XIV secolo per volere del conte Werner vom Homberg allo scopo di dimostrare a Enrico VII, re del Lussemburgo, di essere un affidabile amministratore dei baliaggi delle foreste della Svizzera centrale.
È interessante notare come, parallelamente all’evoluzione del ruolo del Patto federale, anche la sua presentazione museale sia cambiata radicalmente nel corso dei decenni. Se nei primi anni dopo l’apertura del museo la pergamena era conservata in uno scrigno collocato al centro della monumentale sala al primo piano, come una sorta di “altare della patria”, negli anni ’70 del secolo scorso venne presentato in una normale vetrina, assieme agli altri documenti conservati a Svitto, quasi a volerne sottolineare il carattere di semplice documento storico. Oggi il Patto federale del 1291 è esposto in una sobria vetrina situata sotto lo storico affresco di Walter Clénin raffigurante il giuramento del Rütli, immerso, come tutti gli altri 11 patti presentati al pubblico, in una penombra che ne mette in risalto la forma e lo rende ben fruibile dal visitatore.
Cleto Pescia