Il lungometraggio Reinas della ticinese peruviana Klaudia Reynicke, in parte autobiografico, presentato a Berlino, volteggia su diverse tematiche che però non vengono affrontate se non superficialmente, come: la relazione che si ricompone tra due sorelle e il padre; la presunta gravidanza della figlia più grande, gravidanza che non trova poi riscontro; l’arresto di un componente della famiglia, i cui motivi del fermo rimangono ignoti, in un momento in cui le due ragazze vengono fermate dalla polizia durante il coprifuoco (siamo a Lima, in Perù negli anni Novanta quando i militari controllano il paese); l’indizio dell’uccisione di un terrorista (si vede qualcuno che sta pulendo del sangue per terra); uno stralcio di annuncio alla televisione che cita “Sendero Luminoso”, l’organizzazione guerrigliera peruviana che riappare fugacemente sullo sfondo di una manifestazione di piazza, in un corteo di protesta che chiede libertà; e il desiderio della madre e delle figlie di trasferisi negli USA ma solo dopo la firma del padre.
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