Commento

Sette conferenze filosofiche e letterarie di Borges

Sette sere (Adelphi 2024) di Jorge Luis Borges raccoglie le trascrizioni di sette conferenze tenute dall’autore argentino nel 1977 a Buenos Aires. I temi trattati offrono un compendio dell’intera esperienza di Borges come lettore e scrittore. La prosa assume toni colloquiali e autobiografici, presentando Borges come un lettore “edonista” che esorta i lettori di oggi (e gli uditori di allora) ad affrontare i testi «con la fede di un bambino», concentrandosi sull’emozione estetica. Borges ha letto quasi tutti i libri di Benedetto Croce – «e non sempre sono d’accordo con lui, ma ne sento il fascino». E punteggia ogni conversazione di racconti, come i confabulatores nocturni che svagavano l’insonnia di Alessandro il Macedone. Narra l’episodio dantesco di Ulisse, l’incubo di William Wordsworth, la «storia dei due che sognarono» delle Mille e una notte, la leggenda del Buddha e quella del golem.

Attraverso questi racconti, emergono le idee chiave che hanno plasmato la sua opera: la concezione della realtà come illusione, un grande sogno che si potrebbe chiamare Dio. Ma anche la visione del testo come «il mutevole fiume di Eraclito», rinnovato da ogni lettura. Dunque, l’idea che inventare è ricordare: e che la letteratura è un infinito reimpiego di materiali preesistenti. Nella conferenza sull’incubo, Borges si addentra nel mistero dell’esperienza onirica: «Non sappiamo cosa esattamente accada nei sogni». Particolarmente toccante è la conferenza sulla cecità, che colpì anche l’autore: «Per me la cecità è stata un modo di vivere, un modo non del tutto infelice». Borges affronta temi religiosi e filosofici con acume e straordinaria apertura mentale. E sottolinea in particolare la tolleranza del buddhismo e non nascondendo la complessità di certe concezioni mistiche.

Nel volume emerge anche la concezione borgesiana della letteratura come riscrittura di archetipi universali, evidente nella sua discussione della Divina Commedia. Non credeva che Dante Alighieri «fosse un visionario. Una visione è breve. Non è concepibile una visione lunga quanto quella della Commedia». Borges offre una visione della letteratura come fonte di gioia e illuminazione. Trasforma la sua disabilità visiva in un’opportunità di esplorazione interiore e letteraria. Attraverso le conferenze borgesiane, il lettore non solo approfondisce la sua comprensione dei temi trattati, ma entra in contatto con la mente curiosa e poliedrica di Borges, con il suo amore per la letteratura e la sua incessante ricerca di significato. Il libro conferma la miracolosa coincidenza in Borges del lettore e dello scrittore, offrendo un compendio della sua visione letteraria e filosofica.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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