Invito alla Summer School della Rete Laudato si’ dal 30 al 31 agosto a Camperio.
Perché molti attribuiscono un grande valore all’opera ma poi finiscono davanti alla TV? Perché altri, pur apprezzando il cibo tradizionale e/o sano, mangiano il fast food (magari ordinato online)? Perché siamo interessati all’(in)formazione qualitativa ma poi perdiamo tempo con le notizie online banali o i giochi online? L’accelerazione sociale, cioè il fatto che “non abbiamo più tempo”, ha delle ripercussioni pratiche sui nostri comportamenti: attività ritenute qualitative ed apprezzabili non vengono più preferite di fronte al soddisfacimento immediato del bisogno di svago e “relax” che pensiamo di trarre dal consumo della TV, di fast food o di contenuti digitali. Tale bisogno di relax risulta dalla pressione di stress che scaturisce dalle dinamiche sociali sempre più veloci. In altre parole, il “problema della mancanza di tempo” si traduce in un “ribaltamento dei valori”, espresso più con i comportamenti che non con le parole. Per intenderci: scegliamo la TV e non l’opera, il fast food e non il cibo tradizionale/sano, i videogiochi e non la cultura proprio perché non abbiamo tempo, ossia per l’accelerazione delle vite individuali e non perché non ci possiamo economicamente permettere l’opera, il cibo o la cultura.
Per spiegarsi meglio questa accelerazione, molti ricorrono al progresso economico-tecnologico: specialmente le ultime innovazioni tecnologiche riducono sempre di più i tempi necessari per determinate attività lavorative, di routine o della vita privata. Anziché crearci nuovi spazi per il “riposo” e il “tempo di qualità”, come molti auspicavano, esse moltiplicano le nostre possibilità in ogni momento e accelerano tutti i processi sociali. In altre parole: se grazie allo smartphone risparmiamo molto tempo nello sbrigare gli affari quotidiani, ciò non vuol dire che i nostri ritmi rallentano, semplicemente perché grazie alla stessa tecnologia abbiamo al contempo un numero più elevato di opzioni e possibilità: ci sono sempre molte altre cose che potrebbero, o “dovrebbero”, essere sbrigate immediatamente. Per questo si produce la situazione – solo apparentemente paradossale – che mentre per l’accelerazione tecnologica guadagniamo sempre più tempo, in realtà ne abbiamo sempre meno.
Ora, all’accelerazione contribuisce anche la de-regolamentazione e decostruzione delle istituzioni che finora, cioè nei due secoli scorsi, davano una “direzione” ai fenomeni di cambiamento sociale. Per tutto il mondo moderno cioè post-rivoluzionario, infatti, ognuno si può scegliere la “sua” famiglia e il “suo” lavoro (qui la lista potrebbe essere lunga includendo la politica, la religione, ecc.), affermando, nonostante l’individualità della scelta, la validità dell’istituzione “famiglia” o “lavoro” che poi del resto caratterizzavano tutta la vita e segnalavano una parte dell’identità di ciascuno. Oggi tali istituzioni stanno esse stesse sotto la “riserva temporale” nel senso che possono essere cambiate in ogni momento o perlomeno si trovano esposte al “dubbio” che potrebbero essere, in qualsiasi momento, anche diversamente realizzate.
Queste tre forme dell’accelerazione sociale (della vita individuale, della tecnologia e del cambiamento delle forme sociali), che sono state rielaborate dal sociologo tedesco Hartmut Rosa, descrivono i fenomeni di trasformazione tipici del mondo moderno, per cui difficilmente si può “fermare l’accelerazione”: solo un impossibile e, pertanto ideologico, ritorno al mondo premoderno potrebbe arrestare la “pressione dell’accelerazione”. Piuttosto si tratta di comprenderla e di gestirla in vista della realizzazione della persona nei suoi riferimenti all’altro che, come ricorda Byung Chul-Han, rischia di essere “espulso” da essa. L’“altro” indica i nostri prossimi, Dio stesso come “Altro”, ma anche la natura come ecosistema e l’ambiente sociale in cui viviamo in quanto tale.
Come attualmente stiamo gestendo l’accelerazione, essa non può che effettuare le sue conseguenze eliminatorie dell’altro: perdiamo non solo il contatto con la realtà, ma anche con un “sano realismo” nell’affrontare le nostre sfide sociali. Non a caso, lo stesso Rosa interpreta tutte le quattro crisi del nostro presente come conseguenze dell’accelerazione: la crisi finanziaria sarebbe causata dalla velocità della finanza che ha superato i ritmi dell’economia; la crisi della democrazia dai populismi e autoritarismi che non aspettano più la sua naturale “lentezza”; la crisi ecologica che nasce dal fatto che le nostre economie e stili di vita sono diventati troppo veloci per la natura. E, infine, chi vorrebbe negare la psicocrisi perché non ci adeguiamo più ai nostri ritmi interiori e, trascinati dall’accelerazione, ci portiamo verso fenomeni di burnout o depressione individuali e sociali?
Eppure Papa Francesco afferma che il tempo è superiore allo spazio e che bisogna «creare processi più che di possedere spazi», per cui accetta di base una visione dinamica della realtà contro un modo “statico” e premoderno di considerarla. Per il cristiano è dunque possibile approfittare dell’accelerazione per creare processi verso una nuova affermazione di umanità? Quale sarebbe la natura di tali processi a differenza dalla nostra accelerazione sociale, seppur in dialogo con essa?
Ecco solo alcune delle domande a cui si dedica la Summer School della Rete Laudato si’ della Svizzera italiana dal 30 al 31 agosto alla Casa La Madonnina a Camperio in Valle di Blenio. In due mezze giornate intendiamo approfondire insieme come viviamo l’accelerazione sociale e chiederci quali sono i suoi rischi o le sue opportunità e se viviamo in un tempo troppo «velocifero» (una parola coniata già due secoli fa da Goethe). In questo modo cerchiamo di comprendere meglio noi stessi all’interno del nostro tempo e di attualizzare quelli che sono i “principi” tradizionali della Dottrina sociale (a partire dalla “persona al centro” delle trasformazioni sociali) per la nostra società oggi.
Markus Krienke
Programma completo, con i dettagli per l’iscrizione all’evento e ulteriori informazioni.