Nel suo Ascesa e declino dell’ordine neoliberale (Neri Pozza 2024) Gary Gerstle affronta il fenomeno che ha dominato la politica e l’economia globale per quasi mezzo secolo. L’autore esplora infatti le radici del neoliberismo, partendo dagli anni Settanta, quando le idee di deregolamentazione, libero mercato e riduzione dell’intervento statale cominciarono a prendere piede come reazione alla crisi dell’ordine del New Deal. Ronald Reagan e Margaret Thatcher sono qui presentati come figure chiave nell’affermazione di questa ideologia, che ha ridefinito i confini tra pubblico e privato, influenzando radicalmente la struttura sociale ed economica. Non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo occidentale. Gerstle suddivide il libro in tre atti principali: l’ascesa, il trionfo e la caduta del neoliberismo. La parte più incisiva del testo è forse quella dedicata al trionfo del neoliberismo negli anni Novanta.
Era il periodo in cui l’ideologia neoliberista non solo raggiunse la sua massima espressione politica ed economica, ma riuscì anche a penetrare nel tessuto culturale della società. Gerstle descrive come le politiche di Bill Clinton, abbiano consolidato l’ordine neoliberista, accettando molte delle sue premesse, pur provenendo da un partito tradizionalmente più incline all’intervento statale. Un punto di forza del libro è la capacità di Gerstle di collegare le trasformazioni economiche con i cambiamenti culturali. L’autore sostiene che il neoliberismo non ha solo influenzato la politica economica. Ma anche contribuito a plasmare un nuovo ordine morale, basato sulla competizione, sull’individualismo e sulla meritocrazia. Secondo l’autore, l’ideologia dell’ordine neoliberale ha non solo cercato di liberare il mercato dalle regolamentazioni statali. Ma ha anche promosso una visione del mondo in cui il successo economico è visto come la principale misura del valore individuale.
Nel discutere la presunta caduta del neoliberismo, Gerstle si concentra sul periodo post-2008, quando la crisi finanziaria globale ha messo in luce le fragilità intrinseche di un sistema basato sulla deregolamentazione e sulla speculazione finanziaria. L’autore descrive come, nonostante i tentativi di Barack Obama di arginare i danni della crisi attraverso misure di stimolo economico, le basi dell’ordine neoliberista abbiano cominciato a sgretolarsi sotto il peso delle crescenti disuguaglianze e della perdita di fiducia nel mercato come meccanismo di distribuzione equa delle risorse. Il – ancora: presunto – fallimento di questo ordine è sottolineato dall’ascesa di movimenti populisti sia di destra che di sinistra, che hanno sfidato apertamente i presupposti neoliberisti, portando avanti istanze di protezionismo economico e giustizia sociale. Tuttavia, Gerstle evita di prendere una posizione netta sulle possibili alternative al neoliberismo, lasciando il lettore con un senso di incertezza riguardo al futuro politico ed economico.
Gerstle descrive come l’espansione dei mercati globali e la liberalizzazione dei flussi di capitale abbiano giocato un ruolo cruciale nel consolidamento dell’ordine neoliberale. Tuttavia, riconosce anche che questa globalizzazione ha avuto un impatto diseguale, beneficiando élite economiche e lasciando indietro ampie fasce della popolazione. Questo squilibrio ha alimentato il risentimento popolare, culminato in eventi come la Brexit e l’elezione di Donald Trump. Gerstle sembra mancare di una visione più radicale o innovativa delle possibili soluzioni a questi problemi, limitandosi a una descrizione degli eventi piuttosto che a una proposta concreta. L’autore sembra più interessato a descrivere ciò che è stato piuttosto che a esplorare ciò che potrebbe essere, lasciando un vuoto nella discussione sulle possibili alternative al neoliberismo. Infine, il volume chiede impegno e una buona dose di familiarità con la storia economica e politica degli ultimi decenni.
Amedeo Gasparini
www.amedeogasparini.com
L’America e il mondo nella crisi dell’ordine neoliberale
Nel suo Ascesa e declino dell’ordine neoliberale (Neri Pozza 2024) Gary Gerstle affronta il fenomeno che ha dominato la politica e l’economia globale per quasi mezzo secolo. L’autore esplora infatti le radici del neoliberismo, partendo dagli anni Settanta, quando le idee di deregolamentazione, libero mercato e riduzione dell’intervento statale cominciarono a prendere piede come reazione alla crisi dell’ordine del New Deal. Ronald Reagan e Margaret Thatcher sono qui presentati come figure chiave nell’affermazione di questa ideologia, che ha ridefinito i confini tra pubblico e privato, influenzando radicalmente la struttura sociale ed economica. Non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo occidentale. Gerstle suddivide il libro in tre atti principali: l’ascesa, il trionfo e la caduta del neoliberismo. La parte più incisiva del testo è forse quella dedicata al trionfo del neoliberismo negli anni Novanta.
Era il periodo in cui l’ideologia neoliberista non solo raggiunse la sua massima espressione politica ed economica, ma riuscì anche a penetrare nel tessuto culturale della società. Gerstle descrive come le politiche di Bill Clinton, abbiano consolidato l’ordine neoliberista, accettando molte delle sue premesse, pur provenendo da un partito tradizionalmente più incline all’intervento statale. Un punto di forza del libro è la capacità di Gerstle di collegare le trasformazioni economiche con i cambiamenti culturali. L’autore sostiene che il neoliberismo non ha solo influenzato la politica economica. Ma anche contribuito a plasmare un nuovo ordine morale, basato sulla competizione, sull’individualismo e sulla meritocrazia. Secondo l’autore, l’ideologia dell’ordine neoliberale ha non solo cercato di liberare il mercato dalle regolamentazioni statali. Ma ha anche promosso una visione del mondo in cui il successo economico è visto come la principale misura del valore individuale.
Nel discutere la presunta caduta del neoliberismo, Gerstle si concentra sul periodo post-2008, quando la crisi finanziaria globale ha messo in luce le fragilità intrinseche di un sistema basato sulla deregolamentazione e sulla speculazione finanziaria. L’autore descrive come, nonostante i tentativi di Barack Obama di arginare i danni della crisi attraverso misure di stimolo economico, le basi dell’ordine neoliberista abbiano cominciato a sgretolarsi sotto il peso delle crescenti disuguaglianze e della perdita di fiducia nel mercato come meccanismo di distribuzione equa delle risorse. Il – ancora: presunto – fallimento di questo ordine è sottolineato dall’ascesa di movimenti populisti sia di destra che di sinistra, che hanno sfidato apertamente i presupposti neoliberisti, portando avanti istanze di protezionismo economico e giustizia sociale. Tuttavia, Gerstle evita di prendere una posizione netta sulle possibili alternative al neoliberismo, lasciando il lettore con un senso di incertezza riguardo al futuro politico ed economico.
Gerstle descrive come l’espansione dei mercati globali e la liberalizzazione dei flussi di capitale abbiano giocato un ruolo cruciale nel consolidamento dell’ordine neoliberale. Tuttavia, riconosce anche che questa globalizzazione ha avuto un impatto diseguale, beneficiando élite economiche e lasciando indietro ampie fasce della popolazione. Questo squilibrio ha alimentato il risentimento popolare, culminato in eventi come la Brexit e l’elezione di Donald Trump. Gerstle sembra mancare di una visione più radicale o innovativa delle possibili soluzioni a questi problemi, limitandosi a una descrizione degli eventi piuttosto che a una proposta concreta. L’autore sembra più interessato a descrivere ciò che è stato piuttosto che a esplorare ciò che potrebbe essere, lasciando un vuoto nella discussione sulle possibili alternative al neoliberismo. Infine, il volume chiede impegno e una buona dose di familiarità con la storia economica e politica degli ultimi decenni.
Amedeo Gasparini
www.amedeogasparini.com