Mostra

Verscio, vernissage di “Leo Maillet – Una vita da incisore”

Venerdì 11 ottobre alle ore 18.00, presso la casa atelier Spazio Maillet a Verscio (via Reina 5) si terrà la presentazione del libro Un incrocio. Racconti scelti e illustrati da Leo Maillet (Edizioni Casagrande – Museo d’arte Mendrisio 2024) e il vernissage della mostra Leo Maillet – Una vita da incisore.  L’esposizione sarà poi aperta al pubblico il sabato e la domenica, dalle ore 10.30 alle 19.30, fino al 3 novembre 2024.

Nel 1942 l’artista di origini ebraiche Leopold Mayer, condannato alla deportazione ad Auschwitz, riesce a sottrarsi agli agenti della Gestapo saltando da un treno in corsa; scapperà prima nella campagna francese e poi in Svizzera, assumendo il nome di Leo Maillet. Nel 1944, mentre fruga tra le cianfrusaglie di un deposito in cerca di lastre per le sue incisioni, si imbatte in un piccolo libro di un autore a lui ignoto: «Da allora – scriverà – leggo quasi solo Kafka». Se le opere dello scrittore, che l’Europa letteraria stava scoprendo proprio in quegli anni, arrivano a colpire l’artista con tanta forza, è forse perché egli vi riconosce, oltre al suo stesso gusto per la distorsione grottesca, la preveggenza delle persecuzioni che stava vivendo sulla propria pelle in quegli assurdi anni di guerra.

L’impatto di quella scrittura lo influenzerà per tutta la vita, spingendolo a trarre da capolavori della prosa breve come Il colpo al portone, La verità su Sancho Panza e Primo dolore una serie di incisioni oscillanti tra il tremito, il grido e la risata. In queste opere stranianti, chi volesse tentare di avvicinarsi al mistero-Kafka potrà forse trovare fugaci indizi, lampi di senso o, come scrive Giorgio Agamben nella nota introduttiva, «agili illuminazioni».

Leopold Mayer, conosciuto come Leo Maillet (Francoforte sul Meno, 1902 – Bellinzona, 1990), nacque in una famiglia tedesca di origini ebraiche. Studiò le tecniche incisorie alla Städelschule di Francoforte e frequentò la classe di pittura di Max Beckmann. Con l’avvento del nazismo lasciò il suo paese e si nascose in Francia, sfuggendo alla Gestapo. Nel 1944 raggiunse la Svizzera. Trascorse il resto della sua vita tra Basilea, Zurigo e Verscio, nel Canton Ticino, dove costruì una casa-atelier.

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