Davanti ad un folto pubblico formato in buona parte da compagni di scuola, amici e parenti, ha felicemente debuttato giovedì scorso con replica venerdì, al Teatro Foce, il saggio di fine anno del Liceo Lugano 1 ispirato alla commedia di Neil Simon, di cui è stato ripreso solo il primo atto e rielaborata la messinscena con il titolo “Solo quando rido” di profonda superficialità. La regista Lea Ticozzi ha saputo dare compattezza al gruppo. L’idea, anche dettata dalla necessità di coinvolgere tutti, che ha portato alla moltiplicazione dei ruoli (21 interpreti per 6 personaggi, indipendentemente dal sesso) se, da un lato, può creare (vista dalla platea) una certa confusione, dall’altro evidenzia, al di là di ogni metafora, quel gioco delle parti che contraddistingue ogni essere umano. Si portano in scena così una serie di dialoghi e siparietti mimici, in cui ciascuno studente rappresenta una essenza della personalità della figura che agisce. Questo confronto mette a nudo anche la qualità delle diverse interpretazioni, alcune buone altre meno buone, alcune più acerbe, altre più sicure ma la relazione collettiva impedisce eccessivi squilibri. Se proprio vogliamo attribuire una gerarchia e dare un nome a chi ci sembra spiccare sugli altri già per disinvoltura e sicurezza interpretative allora la nostra preferenza va a Nicolas Strahel che è anche il primo ad essere in scena nella parte di Jimmy e speriamo di rivederlo in altre occasioni.
La vicenda che qui risulta riferita, come detto, solo al primo atto e quindi privata da successivi sviluppi, gira attorno a Evelyne che torna a casa, dopo un periodo di disintossicazione dall’alcool e si trova impigliata in un intreccio di ambizioni, futilità, malesseri esistenziali che non risparmiano l’ex amante, l’amico gay, l’amica e salvano forse solo la saggia ed equilibrata figlia Polly, in più c’è il disturbo del garzone che reclama soldi per la sua merce ma anche lui non insensibile al fascino della regina della casa… C’è il mondo dello spettacolo, l’attore, il musicista, la cantante, costruito su invidie, frustrazioni, competizioni, che Simon conosceva bene, e quello della vita non meno artefatto se si regge solo sull’apparenza.
I ragazzi dimostrano di aver studiato in “profondità” il testo (e questo non succede spesso nemmeno ad attori navigati), di aver cercato di abbinare divertimento e professionalità nel portarlo in scena. Resta aperta la questione se fare del teatro vuole dire anche andarlo a vedere, diventare spettatori consapevoli. Questo è un interrogativo sempre aperto. Risate e applausi.
Oltre al già nominato, ecco gli altri del gruppo: Oxana Baetscher, Artemisia Liveriero Lavelli, Giada Heusser (come Jimmy), Matteo Cerquiglini e Milo Mattei (Manuel), Larissa Bison, Ella Arnold, Matilde Armandola (Toby), Elisabetta Guglielmetti, Gaia Stauffer, Angelica Persil, Fabiola Ferrara, Sofia De Angelis (Evelyne), Filipa Monteiro, Amaro, Simona Kaufmann, Milena Heusser (Polly), Thomas Zaffalon, Kathrin Coppola, Noè Bizzozero, Arturo Franken che ha curato anche la scenografia (Lou); audio e luci: Silvia Carcano, Sofia Christoforidis.
Manuela Camponovo