Commento

La cattiveria che guida la politica italiana

Gommone con migranti al largo della Sicilia

C’è della cattiveria nella politica migratoria del governo italiano. Non riesco a definire altrimenti alcune scelte motivate con altosonanti chiacchiere sulla legalità («vogliamo colpire gli scafisti», «i confini italiani vanno difesi», «blocco navale davanti alle coste libiche», «modello italiano per tutta l’Unione europea»…) che restano però tali senza risultati evidenti.

Le statistiche sono impietose. Se nel 2020 gli sbarchi sulle coste italiani erano stati 34 mila e l’anno dopo erano raddoppiati (67.500), dal 2022 hanno raggiunto numeri impressionanti: 105 mila nel 2022; 157 mila l’anno scorso (2023). I dati parziali di quest’anno, fino a dicembre, parlano di circa 65 mila sbarchi.

Quelli che non sbarcano, però, muoiono. In dieci anni, tra il 2014 e il 2024 il Mediterraneo ha inghiottito 30 mila migranti (solo nel 2023, l’anno più letale, ne ha visti 2.500). E tra questi, i 44 che a metà dicembre sono morti nel naufragio di una barchetta di metallo della quale faceva parte Jacinta, la bambina di 11 anni, della Sierra Leone salvata in mare aggrappata ad un copertone non lontano da Lampedusa.

C’è della cattiveria nella politica migratoria del governo italiano quando si costringono le navi delle Ong che raccolgono naufraghi di fronte alla Tunisia, a dirigersi nei porti di Ancona, La Spezia, Bari, Civitavecchia, Genova o Ravenna, da 600 a oltre 1.000 chilometri più lontani rispetto a un porto vicino in Sicilia, allungando di settimane la navigazione. Rallentando o impedendo così altri salvataggi.

Peschereccio con migranti al largo della Sicilia nel 2023

Peschereccio con migranti al largo della Sicilia nel 2023

C’è della cattiveria quando le Capitanerie di porto allertate dagli SOS non intervengono immediatamente per giorni, lasciando i migranti in balia delle onde e delle motovedette libiche che invece di soccorrere, sparano sui migranti.

È una cattiveria senza umanità e senza alcun senso. Come quando si decide di deportare una dozzina di clandestini nel Centro migranti fatto costruire in Albania per poi accorgersi che non avendone i requisiti, devono essere riportati da dove erano partiti (costo del trasporto via mare su nave militare italiana: circa 31 mila euro per ciascun richiedente l’asilo: neppure una crociera intorno al mondo costa tanto).
La spesa totale del Centro migranti albanese: 670 milioni di euro (un miliardo, secondo le opposizioni) con tanto di vitto e alloggio in albergo 5 stelle per i 200 poliziotti italiani (pagati 100 euro al giorno) incaricati di “custodire” una struttura vuota, occupando il loro tempo libero a visitare, tutto spesato, località turistiche della regione.

La stessa rivista americana Politico che ha eletto la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni «persona più influente d’Europa», ha definito «l’audace piano per esternalizzare la detenzione di migranti in Albania» come «una costosa compagnia di crociere sponsorizzata dal governo che trasporta avanti e indietro attraverso l’Adriatico». Aggiungendo che l’accordo sull’asilo tra Italia e Albania si è dimostrato un «fallimento totale».

Nonostante ciò, la cattiveria della politica del governo italiano, invece di assumersi le proprie responsabilità, indica i nemici: giornalisti, magistrati, difensori dei diritti civili. Sono loro gli elementi da contrastare e gli ostacoli da rimuovere.

Luigi Maffezzoli

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