Commento

Wittstock racconta intellettuali e artisti in esilio dalla Francia

Nel suo 1940 (Marsilio 2025) Uwe Wittstock narra l’epica fuga di intellettuali e artisti in cerca di salvezza dalla Francia occupata dai nazisti. Nel maggio e giugno 1940, l’avanzata dell’esercito tedesco provocò un esodo di proporzioni storiche, coinvolgendo tra i sei e gli otto milioni di persone. In questa marea si trovavano anche centinaia di rifugiati tedeschi e austriaci, oppositori politici che avevano trovato rifugio in Francia dopo il 1933. Il libro offre un dettagliato resoconto della drammatica situazione di questi intellettuali intrappolati, insieme alle storie di tanti profughi che lottarono per fuggire dalla Francia. La narrazione parte da Varian Fry, che aveva previsto che la politica hitleriana avrebbe portato alla guerra. Nonostante i principali quotidiani americani riportassero notizie sulle parate naziste, sul riarmo tedesco, sugli arresti e sui campi di prigionia, l’opinione pubblica statunitense rimase indifferente.

Fry inviò da Berlino al New York Times un articolo che documenta le violenze contro gli ebrei sul viale Kurfürstendamm. A Briançon, a metà luglio, il sessantaquattrenne Heinrich Mann scriveva una lettera al fratello Thomas Mann, che allora stava in Svizzera. I due fratelli avevano già vissuto una prima rottura durante la Prima Guerra Mondiale, quando Thomas sosteneva posizioni belliciste e ripeteva stereotipi sulle psicologie nazionali, mentre Heinrich – francofilo e pacifista – rifiutava il nazionalismo. A Vienna, Alma Mahler-Werfel e Franz Werfel mantenevano stretti rapporti col cancelliere Kurt Schuschnigg, che Werfel descriveva come un uomo fuori dal comune. Werfel era ebreo; Alma in passato aveva sposato Gustav Mahler, più anziano di lei di vent’anni, il quale le aveva proibito di comporre musica. Non esitò a tradirlo con Walter Gropius, giovane e brillante architetto, dunque col pittore Oskar Kokoschka.

Quest’ultimo, prima di conoscere Alma, trascorreva gran parte del tempo in lunghe bevute con gli amici, vagando di locale in locale. Nel suo romanzo I quaranta giorni del Mussa Dagh, Werfel descrive il nazionalismo fanatico dei turchi durante la guerra e il clima d’intolleranza che culminò nel genocidio degli armeni. Nel maggio 1940, durante la battaglia di Francia, le forze tedesche si riversarono nelle Ardenne, impiegando due giorni per sfondare la linea difensiva a Sedan e attraversare la Mosa. A metà maggio, il presidente del consiglio francese Paul Reynaud contattò il suo omologo britannico Winston Churchill e annunciò la condizione della Francia allo sbaraglio. A Parigi viveva Hannah Arendt, sposata con Heinrich Blücher. Dopo aver abbandonato il mondo accademico si dedicò al lavoro sociale collaborando con il ramo francese dell’organizzazione Aliyah, aiutando i giovani sionisti a trasferirsi in Palestina.

La Francia, che inizialmente l’aveva accolta e protetta, le sottraeva tutto al minimo pretesto. La diaspora tedesca in Francia era massiccia, con decine di migliaia di esuli concentrati a Parigi e a Sud. La situazione militare precipitò ad Abbeville, dove centinaia di migliaia di soldati francesi, britannici e belgi rimasero intrappolati. A Gurs, Arendt ritrovò Dora Benjamin, la sorella di Walter Benjamin, in gravi condizioni di salute. A Lubiana, la ventiquattrenne americana Miriam Davenport alloggiava nella stessa camera d’albergo dove aveva soggiornato Ödön von Horváth, morto due anni prima sugli Champs-Élysées, colpito da un ramo durante un temporale. Verso la fine di maggio, i coniugi Werfel decisero di abbandonare Parigi. A Loriol-sur-Drôme, il trentunenne Golo Mann, figlio di Thomas, era tormentato dal desiderio di combattere contro i tedeschi invece di rimanere spettatore della guerra. Ma l’esercito svizzero lo rifiutò.

Golo era cittadino ceco. Nel 1936 i nazisti avevano revocato la cittadinanza tedesca all’intera famiglia Mann e il presidente ceco Edvard Beneš offrì loro la cittadinanza del paese. Tutti l’avevano accettata ad eccezione di Erika Mann, che aveva già ottenuto quella britannica attraverso il matrimonio con il poeta Wystan Hugh Auden. La vergogna di Golo per il suo paese d’origine era così profonda che a Zurigo evitava di uscire, parlando con un artificiale accento slavo per nascondere le origini tedesche. A Tolosa, invasa dai profughi, Davenport affrontò un esame scolastico che non riuscì a superare, ma conobbe Justus Rosenberg. A Parigi, Walter Mehring, Ernst Weiss e Hans Natonek videro in Thomas Mann un salvatore onnipotente nella disgrazia. 350mila soldati attraversarono la Manica a Dunkerque, mentre l’avanzata delle truppe tedesche era preceduta da un’ondata di profughi in ritirata.

Ai primi di giugno, Lion Feuchtwanger era internato a Les Milles. Natonek ed Weiss si incontrarono in un caffè per una colazione, mentre Hertha Pauli e Mehring si diressero verso Orléans. Weiss, che nel 1933 era fuggito da Berlino a Praga prima di stabilirsi a Parigi, confidava a Natonek di non avere più le forze per fuggire. A metà giugno, Churchill, scortato da dodici caccia, volò a Tours per un ultimo vertice col governo francese. Tentò di persuadere Reynaud a non arrendersi. Ma il vice di quest’ultimo, il maresciallo Philippe Pétain, convinto della sconfitta, propendeva per offrire ai tedeschi un armistizio. A Parigi, Weiss si ritrovò solo. Pauli, Mehring e Natonek avevano lasciato la città. Mentre i tedeschi entrano, due loro generali resero omaggio al milite ignoto sotto l’Arc de Triomphe. La bandiera nazista sventolava sulla torre Eiffel.

Weiss, medico e scrittore, sapeva esattamente cosa fare. Riempì la vasca da bagno, ingerì dei farmaci letali ed entra in acqua tagliandosi le vene. Venne scoperto poco dopo da un’amica e fu sepolto in una fossa comune. A Bordeaux, dove il governo francese si era trasferito, Reynaud presentava le dimissioni, lasciando il posto a Pétain. Il primo atto del maresciallo fu contattare il comando supremo delle forze armate tedesche per negoziare la resa. A Les Milles, Golo era impaziente di lasciare il campo. A Nizza, lo zio Heinrich aveva completato la seconda parte di Enrico IV, l’opera più significativa della sua carriera, che però raggiunse pochissimi lettori poiché era impossibile stamparlo nella Germania nazista. Heinrich mostrava sempre più i segni dell’età: i giornali per cui scriveva hanno smesso di pubblicare i suoi pezzi.

Gli restava una sola speranza: il Regno Unito. Scrisse al fratello a Princeton chiedendogli di procurare un visto americano per sé e la moglie. Ma gli Stati Uniti erano l’ultima opzione. Preferirebbe il Marocco. La soluzione più immediata sembra essere il trasferimento a Marsiglia. A Narbona, i Werfel si registrarono come coniugi Mahler per rendere più difficile la loro identificazione. Walter Hasenclever, quarantanovenne le cui commedie erano celebri in tutta Europa, rimase nel campo. Anche lui fu sepolto in una fossa comune ad Aix-en-Provence. A Bordeaux, il 22 giugno, Pétain accettò la resa alle condizioni, in quello che verrà chiamato “Le Désastre”. Da Vichy, piccola località termale in Alvernia, governava la zona libera con un potere autoritario, rinnegando gli ideali democratici francesi. A Princeton, Thomas Mann, visiting professor, si sistemò con la famiglia in una villetta lì vicino.

Era preoccupato per le sorti del Regno Unito, mentre i suoi figli Erika e Klaus Mann erano impegnati nell’attivismo politico, scrivendo lettere aperte e partecipando a numerose assemblee. A Gurs c’era anche Lisa Fittko, cresciuta a Neukölln. Militante comunista, era scappata a Praga per sfuggire ai nazisti dopo aver introdotto materiale di propaganda in Germania. Anche nel campo, Fittko organizzò una rete di resistenza comunista. Con un gruppo di donne riuscì a fuggire in piccoli gruppi di due o tre persone. Arendt si diresse verso Lourdes, dove appena arrivata incontrò Walter Benjamin. A Marsiglia giunse Golo, mentre i Werfel affrontarono un’odissea nel tentativo di lasciare la Francia. All’inizio di luglio, Pétain interruppe le relazioni diplomatiche con il Regno Unito. E Churchill riconobbe nel generale Charles de Gaulle, rifugiatosi a Londra, l’unico rappresentante legittimo della Francia libera.

Il governo americano a Washington avviò l’Emergency Visa Program, un sistema di visti straordinari. Thomas Mann trovò finalmente ciò che cercava: luce, calore e la possibilità di passeggiare lungo il Pacifico. Tra i vicini di casa a Pacific Palisades c’era Arnold Schönberg. A Marsiglia, dove i Werfel ritornano nell’agosto 1940, la popolazione è aumentata. Ai novecentomila abitanti originari si sono aggiunti mezzo milione di nuovi arrivati, tra profughi dal Belgio e dall’Olanda e soldati inglesi. A metà agosto, non tutti sostenevano il governo di Vichy. Diversi funzionari e poliziotti, pur evitando rischi personali, mostrano simpatia per i profughi e cercano di aiutarli. Una situazione simile si verificò in Spagna con i doganieri e le guardie di frontiera. Benjamin lasciò Lourdes. Max Horkheimer, direttore dell’Istituto per le ricerche sociali di Francoforte, riuscì a procurargli un visto.

In agosto, la situazione alimentare in Francia peggiorò drasticamente, costringendo Pétain ad imporre severi razionamenti. Promulgò dunque un decreto-legge sugli ebrei che li escludeva dalla vita pubblica francese. In questo contesto emerse la figura di Victor Serge, figlio di rivoluzionari russi costretti all’esilio in Belgio dal regime zarista. Serge aveva partecipato a un’insurrezione socialista in Spagna. Tornato in URSS, si era opposto al terrore staliniano attraverso articoli e libri, finché la polizia segreta non lo aveva deportato in una colonia penale negli Urali. A Marsiglia, dove viveva Serge, Fry e Davenport incontrarono alla stazione Saint-Charles Stéphane Hessel. A ottobre 1940, Pétain, convinto dell’inevitabile vittoria tedesca, sperava di ottenere la riunificazione della Francia attraverso il sostegno alla Germania. Wittstock introduce anche André Breton, figlio di un poliziotto. Il padre del Surrealismo disprezzava l’ordine e il decoro che il genitore rappresentava.

La sua missione era pertanto scuotere, scandalizzare e schiaffeggiare il pubblico, strappandolo dall’apatia e dalle convenzioni. Breton incarnava l’ideale della rivolta assoluta e dell’insubordinazione totale, anche se i tempi erano difficili per i surrealisti. A Montauban, Blücher e Arendt non ottennero l’autorizzazione della polizia per raggiungere Marsiglia. In novembre, Charles Fawcett decise di lasciare la Francia per il Regno Unito. All’inizio del 1941, André Gide, che risiede a Cabris, accoglie Fry. Max Ernst, però, non è legato solo a Breton e mantiene stretti rapporti anche con Paul Éluard, altro pioniere del surrealismo, con cui Breton aveva interrotto ogni relazione. La rottura è avvenuta per motivi politici. Breton si opponeva da tempo alla svolta stalinista del PCF, mentre Éluard rimase fedele alla linea di Mosca. Breton espulse Éluard dal movimento surrealista. Misure troppo estreme per Ernst, che fu a sua volta espulso dal circolo.

In marzo, a Vichy, il governo istituì il Commissariat général aux questions juives (CGQJ) su richiesta delle autorità militari tedesche. A Grenoble, mentre le truppe tedesche si avvicinavano al confine e la situazione militare peggiorava, gli artisti francesi, ansiosi di fuggire, avevano bisogno di denaro liquido. Con le sue disponibilità finanziarie, Peggy Guggenheim visitò diversi atelier acquistando capolavori a prezzi molto vantaggiosi. Tra cui opere di Vasilij Kandinskij, Pablo Picasso, Alberto Giacometti, Paul Klee, Francis Picabia, Georges Braque, Fernand Léger, Robert Delaunay, Man Ray, Piet Mondrian, Giorgio de Chirico, Joan Miró, René Magritte e Victor Brauner, oltre a sculture di Constantin Brâncuși, Jacques Lipchitz, André Masson e Hans Arp. In poche settimane riuscì a costituire una collezione di livello internazionale che si può visitare ancora oggi a New York e a Venezia.

Amedeo Gasparini

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