Lo stesso fiore ha nomi diversi nelle varie lingue (Tagore)
Il Louvre Abu Dhabi ha aperto le porte al pubblico l’11 novembre 2017. È il primo museo del suo genere nel mondo arabo: un’esposizione universale che si concentra su storie umane condivise attraverso civiltà e culture. Lo hanno evocato a Lugano, al Monte San Salvatore, Dora Paradies Courty Manager Italia e Svizzera italiana e Valentina Zona, Media Executive, del dipartimento cultura di Abu Dhabi, intervenute con Gaby Malacrida di Hotelplan a illustrarne i dettagli e novità. Situato ad Abu Dhabi, la capitale degli Emirati Arabi Uniti (EAU), il Louvre Abu Dhabi è stato progettato come una città-museo (medina araba) sotto una vasta cupola argentata dall’architetto francese Jean Nouvel, vincitore del premio Pritzker. I visitatori potranno passeggiare attraverso le promenade che si affacciano sul mare sotto la cupola che misura 180mq, composta da quasi 8.000 singole stelle metalliche incastonate in un complesso disegno geometrico. Quando filtrano i raggi del sole creano una «pioggia di luce» (rain of light) in movimento sotto la cupola, che ricorda le foglie degli alberi di palma che si sovrappongono nelle oasi degli Emirati Arabi Uniti. È in mostra una importante raccolta di opere d’arte e reperti del museo, oltre ai prestiti provenienti da selezionati musei francesi. Questi capolavori (da Leonardo a Giacometti per intendersi) coprono la totalità dell’esistenza umana: dagli oggetti preistorici alle opere d’arte contemporanee commissionate, evidenziando temi e idee universali e segnando un nuovo inizio rispetto alla museografia tradizionale che spesso separa le esperienze artistiche in base all’origine.
Sentiamo dunque cosa ci racconta Dora Paradies: «L’incremento d’interesse per Abu Dhabi», spiega, «è dovuto al fatto che si tratta di una destinazione nuova, ancora poco conosciuta molto effervescente, che negli anni ha ampliato la sua proposta turistica. In passato era vista come una meta giornaliera da Dubai, oggi invece ha tanto da offrire. Innanzitutto, è un Paese vasto (l’86% degli Emirati Arabi, con oltre 200 isole e quasi 2.500 km di costa, montagne di altezza di oltre mille metri) per cui ha una varietà paesaggistica unica dalle oasi, al deserto, al mare bellissimo di Saadyat e la città stessa, insieme ad attrazioni culturali. Se avete in mente di visitare Abu Dhabi, il mio suggerimento è di partire da Al Ain che è la regione più tradizionale, la sede della cultura, dove ci sono musei con reperti della vita dei beduini o i Forti che raccolgono le testimonianze dei Governatori di Abu Dhabi e poi le oasi che sono patrimonio dell’Unesco dal 2011 (oltre 150 mila palme da dattero) con aziende vive dove è possibile scoprire la cultura, chi ci lavorava, la cultura legata alla terra, alla sabbia.» Da Al Ain passare poi alla città che consente la possibilità di visitare il Louvre Abu Dhabi, che celebra un anno. Un museo universale che ha fatto un accordo con il Louvre di Parigi. È un accordo di collaborazione per cui Abu Dhabi ha per 30 anni l’autorizzazione ad usare l’etichetta Louvre. È un museo particolare. Innanzitutto, per la questione strutturale. È stato disegnato da Jean Nuovel tenendo presenti gli elementi della storia locale. La Medina, questa città tradizionale araba e quindi la base del museo è fatta da più di 50 spazi, 50 gallerie e sovrastata da una immensa cupola che sembra un disco volante poggiata su quattro punti invisibili. Pesa quanto la Torre Eiffel ed è formata da otto strati di stelle di diversa misura che creano un effetto straordinario. Ricorda che filtrava dalle foglie di dattero che coprivano il suk centrale di Abu Dhabi. C’è questo elemento del nuovo e del passato che si uniscono. Il museo in sé, nelle gallerie, ospita 600 opere di cui 300 già di proprietà e 300 in prestito da 13 istituzioni museali parigine. La particolarità è un museo per l’umanità: un dialogo dell’umanità. Anche solo nel concetto di esposizione delle opere che è una esposizione crono tematica. Quando si visita il Louvre Abi Dhabi sono messe a fianco opere dello stesso periodo storico, ma messe insieme in Europa, Asia, Medio Oriente e si è visto che hanno elementi comuni in alcune caratteristiche dall’Antica Roma, dalla Giordania, alla Cina. Sono elementi comuni che lasciano spiazzati. E i critici d’arte hanno apprezzano moltissimo questi parallelismi. Ogni galleria passa per periodi diversi attraversando il mondo. Fanno vedere una contaminazione? «Se prima era molto spontaneo», confida Dora,«è perché c’era il commercio che attraversava, adesso è più facile, ma forse più controllato.» Ha ancora senso il museo nell’era dell’elettronica? Il museo è la contemplazione del passato. Senza un passato non hai le fondamenta per costruire un’esperienza e andare oltre. Il museo è la celebrazione dell’intelligenza, dell’arte e dell’uomo. Per cui non potrà mai smettere di avere successo ed essere un punto di attrazione e di costruzione.
Corrado Bianchi Porro