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Elia Schilton e Lella Costa in “Le nostre anime di notte”.
Una piccola fiaba moderna, raccontata a lume di abat-jour, con la luce soffusa della luna che entra dalla grande finestra sulla camera da letto, i quadri dei propri cari e delle proprie esperienze più belle appese alla pareti – inevitabilmente ingialliti, segno di una vita che è trascorsa –, e soprattutto, al centro della scena, un grande letto matrimoniale, occupato nelle prime battute solo dall’anziana signora Addie. Vedova, il dramma di una figlia scomparsa troppo presto, ma di carattere forte, volenteroso e soprattutto desideroso di non arrendersi all’avanzare veloce della vecchiaia, dei ricordi che sfumano, degli affetti che svaniscono.
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