La scrittrice e sociologa Diana E. H. Russell è morta martedì 28 luglio a Oakland, in California, per un’insufficienza respiratoria, all’età di 81 anni. La studiosa ha dedicato la sua vita a combattere la violenza sulle donne. A lei si deve il concetto di “femminicidio”, termine con cui si indica «l’uccisione di donne da parte di uomini per il fatto di essere donne». Secondo la definizione di Russell: «il concetto di femminicidio si estende al di là della definizione giuridica di assassinio e include quelle situazioni in cui la morte della donna rappresenta l’esito/la conseguenza di atteggiamenti o pratiche sociali misogine».
Nella categoria criminologica del femminicidio rientrano: gli omicidi di donne commessi durante o al termine di una relazione di intimità da parte del partner o ex; gli omicidi da parte di padri, fratelli o altri familiari in danno di figlie, sorelle o altre familiari che rifiutano un matrimonio imposto, o per qualsiasi altro motivo espressione di punizione nei confronti della donna, ovvero di controllo e di possesso; gli omicidi dei clienti o degli sfruttatori in danno delle prostitute; gli omicidi delle vittime di tratta; gli omicidi di donne a causa del loro orientamento sessuale o identità di genere; ogni altra forma di omicidio commesso nei confronti di una donna o bambina perché donna.
Nel 1992 ha co-redatto un’antologia, Femicide: The Politics of Woman Killing. Nel 1993 ha fondato Women United Against Incest, un’associazione che sostiene le vittime dell’incesto.