Addio a Dick Marty, uomo di giustizia e di coraggio
L’ex consigliere di Stato, consigliere agli Stati e procuratore pubblico ticinese Dick Marty è morto giovedì 28 dicembre, all’età di 78 anni. Era malato da alcuni mesi, come aveva rivelato lui stesso nelle interviste che avevano accompagnato in novembre l’uscita del suo ultimo libro, Verità irriverenti.
Nel corso della sua lunga carriera Marty, che era nato a Sorengo nel 1945, è stato protagonista di grandi inchieste nelle vesti di procuratore pubblico dal 1975 al 1989. In quell’anno entrò in politica, in Consiglio di Stato per il PLR al posto di Claudio Generali. Vi rimase fino al 1995, alla testa delle finanze, prima di compiere il salto verso Berna: al Consiglio degli Stati sedette per quattro legislature. Nel 2011 non si ricandidò.
Fu membro dal 1998 al 2011 anche dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. In veste di relatore, ad essa nei primi anni 2000 presentò rapporti scottanti sulle prigioni della CIA in Europa, sul rispetto dei diritti umani nel Caucaso del Nord e su un traffico di organi condotto dall’UCK, l’esercito di liberazione del Kosovo.
Il suo nome resta legato alla lotta contro la criminalità organizzata e la droga, un impegno che gli procurò nel 1987 un’onorificenza dal Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti e un premio speciale dalla International Narcotic Enforcement Officers Association. La sua lotta contro la criminalità organizzata gli costò diverse minacce di morte, tanto che nel dicembre del 2020 fu messo sotto altissima protezione da parte della polizia.
Tra i primi a ricordare la lunga carriera di Marty è stato il presidente della Confederazione Alain Berset: «Come procuratore, consigliere di Stato, consigliere agli Stati o come parlamentare al Consiglio d’Europa si è instancabilmente impegnato per la dignità umana e lo Stato di diritto». Anche il consigliere federale Ignazio Cassis, capo del dipartimento degli esteri, ha dedicato un post su Twitter all’ex collega di partito, ricordando il suo «instancabile impegno in seno al Consiglio d’Europa per i diritti umani», e sottolineando che ha lasciato «un segno indelebile della Svizzera nel mondo». Per la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider «sarà difficile abituarsi al silenzio e all’assenza di Dick Marty», ricordando come la sua «intelligenza benevola» abbia incoraggiato tutti «a dare il meglio di noi stessi».