«Sacerdote e poeta, Ernesto Cardenal riposa nella pace del Signore»: con queste parole l’arcidiocesi di Managua, in Nicaragua, ha annunciato la sua morte. Scomparso ieri all’età di 95 anni per problemi renali e cardiaci, Ernesto Cardenal Martínez fu protagonista della rivoluzione in Nicaragua del 1979 e tra i massimi esponenti della teologia della liberazione.
Discepolo del religioso e poeta Thomas Merton, fondò una comunità religiosa nell’isola di Solentiname, che presto diventerà centro culturale e di ritrovo di poeti e pittori. Il 19 luglio 1979 entrò a Managua con le truppe rivoluzionarie abbattendo il regime di Anastasio Somoza Debayle. In seguito, dal 1984 al 1990, venne nominato Ministro della Cultura dal nuovo governo guidato da Daniel Ortega. Nel 1983, durante la sua visita in Nicaragua, Papa Giovanni Paolo II, impegnato contro ogni rischio di socialismo in giro per il mondo, lo invitò pubblicamente a dimettersi: essendosi rifiutato, fu sospeso a divinis. Papa Francesco, un anno fa (il 17 febbraio 2019), aveva annullato quelle sanzioni canoniche concedendo lo scioglimento di tutte le censure, dopo 35 anni durante i quali era stato sospeso dall’esercizio del ministero a causa della sua militanza politica.
Il tema principale dell’opera di Cardenal è l’oppressione nella società contemporanea: scopo della sua poesia è quello di motivare i suoi lettori ad agire per il cambiamento sociale. In Cardenal il cristianesimo è inteso come denuncia dell’ingiustizia e profezia di riscatto. Tra le sue opere, vanno ricordate: Hora 0 e Gethsemany, Sky (1960); Epigramas (1961), considerato il suo capolavoro; Salmos (1964), parafrasi dei salmi biblici riletti in chiave contemporanea; Oracion por Marilyn Monroe y otros poemas (1965), denuncia dell’alienazione e della mercificazione del mondo capitalistico; El Estrecho Dudoso (1966) e Homenaje a los indios americanos (1969), dedicate al dramma storico degli indios americani; Canto nacional e Oraculo sobre Managua (1973); Quetzalcoatl (1988), poema in cui l’evocazione delle antiche civiltà precolombiane diventa una critica alla degradazione dei rapporti umani nel mondo capitalistico; Canto Cosmico (1992).