Gerardo Bianco è scomparso all’età di novantun anni. Addio al leader dc delle due repubbliche. Nella Prima era stato un pezzo grosso, ma defilato, della Democrazia Cristiana. A Montecitorio venne eletto per nove legislature dal 1968 al 2008. Laureato in Cattolica, latinista, accademico, già membro della FUCI, in gioventù era vicino alla corrente avellinese guidata da Fiorentino Sullo – componenti: Nicola Mancino, Giuseppe Gargani, Ortensio Zecchino – poi da Ciriaco De Mita. Presidente del gruppo dc alla Camera dal 1979 al 1983, è stato ministro della Pubblica Istruzione tra i 1990 e il 1991, nel sesto governo guidato da Giulio Andreotti. Aderì alla corrente sociale di Carlo Donat-Cattin e poi di Franco Marini. Alle elezioni del 1994 aderì al Partito Popolare – di cui poi diventò segretario – di Mino Martinazzoli. Nella Seconda Repubblica Bianco fu uno dei padri nobili dell’Ulivo. Europarlamentare, si schierò contro la virata a destra del PPI di Rocco Buttiglione.
In seguito, si candidò come “indipendente” con la Margherita di Francesco Rutelli. Incontrai Bianco nel settembre 2019. Verso fine agosto gli telefonai per accordare un appuntamento a Roma. «Dovrò essere alla Camera per commemorare i cento anni della nascita di Oscar Luigi Scalfaro», mi disse. «Presenzierà anche il Presidente Sergio Mattarella», di cui Bianco era amico. «Poi possiamo metterci in un bar, così prendiamo l’aperitivo insieme». Avevo qualche minuto di ritardo. Al Espressamente Illy, in Via degli Uffici del Vicario, Gerardo Bianco stava parlando con due amici. Arrivai con il fiatone. Mi presentai. E l’Onorevole: «Ah, Amedeo, bentrovato. Vede, abbiamo chiesto a tutti i giovani che passavano se erano Amedeo da Lugano». Scherziamo un po’ sotto il sole della coda dell’estate ed entriamo.
Era il 12 settembre, il giorno del suo compleanno – me l’ero anche scritto a mano sul foglio delle domande per non scordarlo e fargli gli auguri. Dalla sua posizione di deputato – che uscì, anzi non entrò, da Mani Pulite illeso – negli annoi Novanta osservava con malinconia lo sciogliersi della DC in cui aveva militato una vita. Dopo qualche chiacchiera di riscaldamento, iniziammo l’intervista. Pronto con la prima domanda, trassi una lezione che non mi aspettavo. «Onorevole Bianco …». «Per cortesia, non usi il termine “Onorevole”», disse Bianco con fermezza. «Come mai?», chiesi. «Perché è ormai sputtanato e desidero che non venga utilizzato». «Presidente va bene?». «Bianco! O “Deputato”, come diceva Fausto Bertinotti», rispose. «Sì, ma lui diceva anche “Compagno”». La buttammo sul ridere; anche se la tematica che affrontammo – il crollo della sua DC – non fece per nulla ridere al Partito di Piazza del Gesù.
Amedeo Gasparini