Il musicista nigeriano Tony Allen è morto ieri a Parigi all’età di 79 anni. Il batterista ha registrato una quarantina di album con il gruppo “Africa 70” e, insieme al suo connazionale e compagno di band Fela Kuti, è considerato il creatore del genere musicale “afrobeat“, che miscela elementi di musica tradizionale africana con il funk ed il jazz di matrice americana. La notizia della morte di Allen è stata resa nota dal suo manager Eric Trosset, il quale ha dichiarato di non conoscere ancora con esattezza la causa del decesso, precisando però che non sarebbe connesso al virus Covid-19.
Autodidatta, Tony Allen ha iniziato a suonare la batteria all’età di 18 anni. La sua musica originale e molto ritmata è divenuta un’icona degli ideali africani, facendo diventare Allen e Kuti due simboli della battaglia per la libertà nel continente africano. Allen nel 1984 si era trasferito a Londra e successivamente a Parigi. Negli anni aveva elaborato i concetti dell’afrobeat mescolandoli con generi contemporanei come il rap, il dub e l’elettronica. Attraverso questo mix ha creato un nuovo stile, ribattezzato “afrofunk“. Il musicista britannico Brian Eno ha definito Allen “il miglior batterista di sempre”. Tra i suoi tanti estimatori anche Jovanotti che lo aveva voluto l’estate scorsa nel suo Jova Beach Party e con il quale aveva suonato Oh Vita. Jovanotti sui social lo ha salutato così: “Ciao maestro, genio del ritmo”.