Prenderà il suo avvio questa sera l’attesissimo Babel Festival, in programma da giovedì 12 a domenica 15 settembre 2019, a Bellinzona. L’edizione di quest’anno, dal titolo Non parlerai la mia lingua, si pone come obiettivo quello di sperimentare nuovi metodi e formati alternativi, per portare al pubblico di Babel lingue inaudite, inaccettabili, inaccessibili, accostando ai dialoghi con gli autori le dimensioni del laboratorio, della creazione collettiva e della performance.
Babel si spinge ai confini delle lingue naturali, alla ricerca di lingue immaginate, scomparse, futuribili, gergali, disprezzate, scientifiche, silenziose, visive ed enigmatiche. Lingue per articolare un cosmo ipotetico, come quello di Tlön tratteggiato da Borges, o mondi, come in Tolkien o Star Trek, oppure paesi, come gli Antipodi di Rabelais e la Persia nel Dialogo dei massimi sistemi di Landolfi. Lingue per chi è senza lingua, sia che la fugga o che la stia cercando: Nimrod, primo re di Babilonia e ideatore della torre di Babele, che si esprime in un linguaggio «a nullo noto»; le lamine d’oro orfiche, che infilate nella bocca dei morti guidavano nell’oltretomba l’anima iniziata, o la lingua ignota inventata da Hildegard von Bingen per riscattare il linguaggio dalla sua caduta. E ancora, lingue per tutti, come l’esperanto e gli esperimenti di lingue ausiliarie internazionali, lingue perfette e lingue logico-matematiche. E lingue per pochi, come i gerghi, gli slang, gli argot, ma anche crittografie, controscritture e anagrammi; lingue scherzose, infantili e furbesche; lingue iniziatiche, magiche o segrete; i dialetti e i patois, le lingue marginali, espatriate e disprezzate.
Il Festival inizia questa sera – giovedì 12 settembre – al Cinema Forum con The Cameraman (1928) di Edward Sedgwick e Buster Keaton, al Cinema Forum (ore 20:30). Un film dalla comicità irresistibile, che anticipa l’invenzione critica del film nel film o del film sul film, vari decenni prima di Godard e di Antonioni.
L’apertura ufficiale di Babel è prevista per venerdì 13 settembre, all’antico Convento delle Agostiniane di Monte Carasso, con la cerimonia di apertura e Non parlerai la mia lingua, domani (ore 18:30), riflessioni di Nunzio La Fauci sul costante mutare del linguaggio, e un primo concerto nella splendida corte, con la lingua immaginaria di jodel e canto difonico delle songs from new space mountain di Christian Zehnder. Il party inizia alle 21.30 con il crossover electroclash, nu wave, ugly pop di None Of Them, e prosegue dalle 23:00 alle 2:00 nel Salone del Convento, con una serie di DJ set. Il primo, di Irvine Welsh, in persona: il creatore di Trainspotting.
Si prosegue sabato 14 settembre al Teatro Sociale. Alle 10:00 Moby Dick di Rete Due si immerge nel Mediterraneo delle migrazioni, sui fondali cerca lingue e storie perdute, e ascolta chi ha cercato di ritrovare le parole o reinventare un linguaggio. Al microfono di Mariarosa Mancuso e Matteo Martelli: Eraldo Affinati, Mariapia Borgnini ed Elena Stancanelli. Alle 12:00 al barBabel è prevista una performance di Cristina Zamboni, che racconta (ai grandi) e interpreta (per i bambini) l’oscura e mirabolante Gnòsi delle Fànfole di Fosco Maraini. A seguire, il laboratorio per bambini Il corpo che parla. Alle 14:00 Paolo Albani, la persona che studia, conosce, cataloga e racconta le lingue immaginate, in tutte le loro forme e deformazioni: l’abbreviata, l’adamica, l’adelfenzal, l’alchemica, e via dicendo. Insieme a lui, il creatore di uno dei casi più misteriosi e articolati di lingua fantastica e mondo fantastico, Luigi Serafini, autore del Codex Seraphinianus, amato da Calvino e Barthes, Manganelli e Tim Burton. Alle 16:00 la scrittrice messicana Valeria Luiselli dialoga con Claudia Durastanti sulla frontiera come silenzio: il silenzio dei bambini messicani detenuti, il silenzio dei formulari, degli archivi e degli amori, dei nostri confini taciuti. Alle 18:00 Irvine Welsh, autore di Trainspotting e molti altri best-seller che parlano dalla prospettiva sbagliata, quella delle classi basse e disastrate, delle cose sbagliate, eroina, pornografia e altre droghe, in una lingua sbagliata, lo slang incomprensibile di Edimburgo. Con lui, la sua traduttrice Giuliana Zeuli, e Alan Alpenfelt.
La giornata conclusiva, quella di domenica 15 settembre, si svolgerà al Teatro Sociale. Alle 10:00 sul palco di Babel Camille Luscher e Paolo Albani invitano il pubblico a tradurre lingue inesistenti, da Aristofane ai robot passando per Chaplin, in un laboratorio di scrittura e traduzione giocoso e collettivo. Alle 14:00 una delle voci italiane più originali, Claudia Durastanti, ci porta la parola inaudita. Il suo romanzo La straniera (finalista Premio Strega, Rapallo e Viareggio) racconta l’infanzia a Brooklyn con i genitori, entrambi sordi, il rientro in Lucania, altre ubiquità e altre migrazioni geografiche e interiori. Dialoga con lei un autore che conosce in prima persona migrazioni e sordità, plurilinguismo e multimutismo: Saleh Addonia, cresciuto in un campo profughi in Sudan, dove ha perso l’udito all’età di 12 anni, emigrato in Arabia Saudita e poi Inghilterra. È prevista la traduzione in lingua dei segni grazie alla Federazione svizzera dei sordi. Alle 16:00 le traduzioni impossibili: una tavola rotonda con i traduttori di opere estreme, quelle che creano la loro lingua e chiedono al traduttore di inventarne una sua. Franca Cavagnoli (Huckleberry Finn, Pasto nudo), Roberto Francavilla (l’opera completa di Clarice Lispector), Moshe Kahn (traduttore in tedesco dell’Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo) e Fabio Pedone (Finnegans Wake) dialogano con Franco Nasi, autore di Traduzioni estreme. Alle 18:00 chiude il Festival un performer senza eguali, il poeta Michael Fehr, che riunisce surrealtà e cecità, la voce-strumento e le immagini sinestetiche, scrive in tedesco o con parole inventate che nessuno mai scopre a parte, forse, Roberta Gado che le ha tradotte per questo Tour de Toledo.
Per tutte le informazioni nel dettaglio vi invitiamo a consultare il sito ufficiale.