Album in uscita per Bob Dylan, Neil Young e Paul Weller
Giugno è un mese di uscite discografiche importanti, grandi nomi come Bob Dylan, Neil Young o Paul Weller, giovani promesse come Phoebe Bridgers e l’omaggio dei Built To Spill a Daniel Johnston, la leggenda del cantautorato lo-fi.
Album Roungh and Rowdy Ways di Bob Dylan
Non pubblicava un album di inediti da otto anni. I pezzi che lo hanno anticipato, soprattutto Murder Most Foul, presentano un Dylan molto ispirato dal punto di vista dei testi, profondi, ricchi di immagini e riferimenti, molto lontani dal musicista svogliato e indifferente dei concerti più recenti del Never Ending Tour.
Non c’è da aspettarsi rivoluzioni musicali ma è giusto considerare questo ritorno come un evento. Di Dylan esiste una documentazione sterminata che permette a tutti di scegliere il periodo preferito: l’anno scorso è uscito Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story di Martin Scorsese, film diretto sul leggendario tour del 1975 arricchito di interviste ai protagonisti ma anche a personaggi inventati, alcuni affidati a volti famosi come Sharon Stone e Michael Murphy, cui fa riferimento anche Dylan nella sua intervista.
Album Homeground di Neil Young
È il disco perduto di Neil Young. Lo ha registrato nel 1975 e dei 12 brani che lo compongono sette non sono mai stati pubblicati ufficialmente. È un album cupo, scritto nel periodo in cui era entrato in crisi il matrimonio con Carrie Snodgress; all’epoca l’autore di Harvest lo giudicò troppo personale decidendo così di lasciarlo nel cassetto. Fa impressione come lo stato d’animo di 45 anni fa ricordi quello del periodo attuale, tanto è il senso di smarrimento e isolamento emanato da questi brani. Non tutto però qui è oscuro: ci sono anche momenti più leggeri come una sorta di jam con i suoi amici Robbie Robertson e Levoln Helm, due leggende che suonavano nella “Band”.
Album Built to Spill Plays the Songs of Daniel Johnston di Built to Spill
Un evento nell’ambito della musica alternativa. I Built To Spill, band guidata da Doug Martsch, sono dagli anni ’90 un cult dell’indie; Daniel Johnston un mito, amato da Kurt Cobain, Sonic Youth, David Bowie, Tom Waits, perfino da Steven Spielberg e Matt Groening.
Nel 2005, Jeff Fuerzeig gli ha dedicato un documentario premiatissimo, The Devil and Daniel Johnston. I suoi dischi sono praticamente introvabili, la sua vita – è morto lo scorso settembre – è stata un calvario a causa di gravi problemi mentali. Eppure, è considerato il più grande outsider della nuova scuola di cantautori. Martsch e compagni stavano preparando con lui un tour: «È stato abbastanza speciale per noi – ha svelato – Fondamentalmente volevamo documentare nel giusto modo quello che le prove più o meno erano state. È stata molto più dura di quanto pensassi».
Album Punisher di Phoebe Bridgers
È la grande promessa del folk americano, una ragazza di 25 anni che scrive canzoni desolate e perfettamente sintonizzate sulla sua generazione.
Al momento non sembra molto turbata dalle aspettative che la circondano: «non m’interessa diventare un personaggio pubblico e nemmeno nascondere aspetti di me stessa. Ho una personalità normale. Le canzoni, per me, sono come una terapia: sono una persona ordinaria, una che va dalla psicologa» ha dichiarato. Anche lei ha dovuto cancellare il suo tour: tra poco comincerà una serie di concerti virtuali da casa sua. Location scelte: il letto e il bagno.
Album On Sunset di Paul Weller
Torna il Mod Father a due anni di distanza da True Meanings. Weller è una sicurenzza: nella sua carriera che sfiora il mezzo secolo, ha sempre saputo reinventarsi senza perdere il contatto con le sue radici. Un gigante della musica British che superati i 60 anni continua a essere un punto di riferimento per le nuove generazioni.
Album Pick Me Up Off The Floor di Norah Jones
Anche Norah Jones è andata a cercare nei suoi archivi e ha tirato fuori una serie di brani, precedentemente accantonati e incisi con colleghi famosi come la leggendaria Mavis Staples, Rodrigo Amarante, Jeff Tweedy dei Wilco, Thomas Bartlett, vero nome di Doveman. Intrattenimento di classe, un modo per scoprire aspetti insoliti di un’artista che non rinuncia all’ottimismo. Quanto alla nascita di questo album, la Jones ha raccontato: «mi sono davvero innamorata di questi pezzi, avevo i mix non definitivi sul mio telefono e li ascoltavo mentre passeggiavo con il mio cane. Le canzoni hanno continuato a girarmi in testa e mi sono resa conto che erano attraversata da un surreale filo conduttore, come un sogno febbrile che si svolgeva in qualche luogo tra Dio, il Diavolo, il cuore, il Paese, il pianeta e me». (Fonte ANSA)