Ne Il dominio del XXI secolo (Feltrinelli 2022) Alessandro Aresu racconta la guerra del futuro tra Stati Uniti e Cina: quella per le risorse. In particolare, dei semiconduttori: litio e cobalto. L’autore offre un ampio resoconto sulle questioni tecnologiche che sono alla base dello scontro tra Cina e Stati Uniti. Alla supply chain è stata messa a dura prova dalla pandemia di Covid-19, ma ancora più preoccupante è il vento della guerra economica per il controllo di risorse e tecnologie. L’innovazione è una costante negli Stati Uniti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, così come per la Corea e il Giappone. Oggi è la Cina a battere con insistenza questo terreno. Per l’Occidente, Pechino rappresenta una minaccia nell’ambito dell’accaparramento delle risorse primarie alla base della costruzione degli apparecchi tecnologici. Il ruolo dei semiconduttori nell’economia e nella politica globale riveste un ruolo primario, ma non sempre raccontato.
È dal 2020, ricorda Aresu, che è emerso il tema della carenza di offerta dei semiconduttori. Questo è dovuto a diversi fattori, tra cui la pandemia, ma anche alle sanzioni economiche, così come agli eventi climatici estremi. «L’effetto della carenza di semiconduttori è pesante per l’economia globale», spiega. La fame di microchip e l’accaparramento di terre rare e semiconduttori rappresenta un importante elemento che ha a che fare con l’allargamento della sicurezza nazionale. Questa si allarga sempre di più nei confronti delle filiere produttive e tecnologiche. Tra competizione e cooperazione i livelli tecnologici dei prodotti finiti che usiamo tutti i giorni accelera notevolmente quando nonostante la crisi energetica, la guerra in Ucraina e l’inflazione. Il conflitto tra Stati Uniti e Cina in ambito tecnologico riflette gli intrecci tra capitalismo e politica, nonché l’uso politico del commercio e della finanza.
Il dominio del XXI secolo appartiene a chi può controllare gli elementi alla base della manifattura tecnologica. A Pechino i dirigenti comunisti hanno capito che per ottenere l’egemonia mondiale nel settore economico bisogna premere l’acceleratore su quello tecnologico. Sorpassare gli Stati Uniti in materia di Scienze e tecnologia darebbe un vantaggio decisivo al Dragone. L’intervento statale gioca inevitabilmente un ruolo in momenti in cui la nazione è vulnerabile o osi sente sotto attacco. Ad esempio, gli Stati Uniti hanno riesumato il Defense Production Act del 1950 per far fronte alla concorrenza cinese. Da parte sua, il Partito Comunista Cinese teme di essere asserragliato dagli oligarchi. La situazione della fintech, ricorda Alessandro Aresu, ha alimentato negli anni le innovazioni, ma anche il livello di allarme ai vertici del PCC. La sicurezza nazionale, dunque, non riguarda semplicemente l’aspetto militare, ma anche quello tecnologico.
Alessandro Aresu si concentra anche sulle sanzioni, arma economica e strumento di guerra degli Stati Uniti per conseguire obiettivi geopolitici, ma i divieti sulle esportazioni di componenti tecnologici sono qualcosa che Washington ha considerato seriamente. Eppure, Washington si rende conto dei pericoli che causa Pechino e della possibile perdita del primato tecnologico a livello mondiale. Contesta da anni il fatto che il governo cinese aiuti e appoggi con sussidi pubblici e politici i suoi grandi colossi. Qualcosa di assolutamente incompatibile con l’economia di mercato. Ma nella nuova guerra tecnologica per il dominio del XXI secolo sembrerebbe che ogni azione sia lecita. Anche l’uso spregiudicato dello Stato. Se ci sarà il decoupling tra Cina e Stati Uniti è presto per dirlo, ma sia in Europa che in America si è preoccupati dell’ascesa di Pechino anche nell’ambito tecnologico. La Repubblica popolare è il primo compratore mondiale di macchinari per semiconduttori.
Ne Il dominio del XXI secolo (Feltrinelli 2022) Alessandro Aresu racconta la guerra del futuro tra Stati Uniti e Cina: quella per le risorse. In particolare, dei semiconduttori: litio e cobalto. L’autore offre un ampio resoconto sulle questioni tecnologiche che sono alla base dello scontro tra Cina e Stati Uniti. Alla supply chain è stata messa a dura prova dalla pandemia di Covid-19, ma ancora più preoccupante è il vento della guerra economica per il controllo di risorse e tecnologie. L’innovazione è una costante negli Stati Uniti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, così come per la Corea e il Giappone. Oggi è la Cina a battere con insistenza questo terreno. Per l’Occidente, Pechino rappresenta una minaccia nell’ambito dell’accaparramento delle risorse primarie alla base della costruzione degli apparecchi tecnologici. Il ruolo dei semiconduttori nell’economia e nella politica globale riveste un ruolo primario, ma non sempre raccontato.
È dal 2020, ricorda Aresu, che è emerso il tema della carenza di offerta dei semiconduttori. Questo è dovuto a diversi fattori, tra cui la pandemia, ma anche alle sanzioni economiche, così come agli eventi climatici estremi. «L’effetto della carenza di semiconduttori è pesante per l’economia globale», spiega. La fame di microchip e l’accaparramento di terre rare e semiconduttori rappresenta un importante elemento che ha a che fare con l’allargamento della sicurezza nazionale. Questa si allarga sempre di più nei confronti delle filiere produttive e tecnologiche. Tra competizione e cooperazione i livelli tecnologici dei prodotti finiti che usiamo tutti i giorni accelera notevolmente quando nonostante la crisi energetica, la guerra in Ucraina e l’inflazione. Il conflitto tra Stati Uniti e Cina in ambito tecnologico riflette gli intrecci tra capitalismo e politica, nonché l’uso politico del commercio e della finanza.
Il dominio del XXI secolo appartiene a chi può controllare gli elementi alla base della manifattura tecnologica. A Pechino i dirigenti comunisti hanno capito che per ottenere l’egemonia mondiale nel settore economico bisogna premere l’acceleratore su quello tecnologico. Sorpassare gli Stati Uniti in materia di Scienze e tecnologia darebbe un vantaggio decisivo al Dragone. L’intervento statale gioca inevitabilmente un ruolo in momenti in cui la nazione è vulnerabile o osi sente sotto attacco. Ad esempio, gli Stati Uniti hanno riesumato il Defense Production Act del 1950 per far fronte alla concorrenza cinese. Da parte sua, il Partito Comunista Cinese teme di essere asserragliato dagli oligarchi. La situazione della fintech, ricorda Alessandro Aresu, ha alimentato negli anni le innovazioni, ma anche il livello di allarme ai vertici del PCC. La sicurezza nazionale, dunque, non riguarda semplicemente l’aspetto militare, ma anche quello tecnologico.
Alessandro Aresu si concentra anche sulle sanzioni, arma economica e strumento di guerra degli Stati Uniti per conseguire obiettivi geopolitici, ma i divieti sulle esportazioni di componenti tecnologici sono qualcosa che Washington ha considerato seriamente. Eppure, Washington si rende conto dei pericoli che causa Pechino e della possibile perdita del primato tecnologico a livello mondiale. Contesta da anni il fatto che il governo cinese aiuti e appoggi con sussidi pubblici e politici i suoi grandi colossi. Qualcosa di assolutamente incompatibile con l’economia di mercato. Ma nella nuova guerra tecnologica per il dominio del XXI secolo sembrerebbe che ogni azione sia lecita. Anche l’uso spregiudicato dello Stato. Se ci sarà il decoupling tra Cina e Stati Uniti è presto per dirlo, ma sia in Europa che in America si è preoccupati dell’ascesa di Pechino anche nell’ambito tecnologico. La Repubblica popolare è il primo compratore mondiale di macchinari per semiconduttori.