I viaggi di Manuela

Appunti viennesi

A Vienna le strade sono lastricate con la cultura. Nelle altre città le
strade sono lastricate con l’asfalto. (Karl Kraus)

Nel nome degli Asburgo

L’unico momento irritante, dal punto di vista traffico, è la Michaelerplatz trasformata in una “rotonda” attorno ai ritrovamenti romani… Un peccato, visto che il centro storico è quasi interamente pedonale, ma qui sembra un piccolo circuito automobilistico. Ed è l’entrata della Hofburg, il cuore asburgico…

C’è solo l’imbarazzo della scelta. Si preferiscono i cavalli bianchi che danzano o la dinastia imperiale con annessi e connessi? Il palazzo del Kaiser ha un vasto prologo nelle argenterie e porcellane che venivano utilizzate per imbandire le ricchissime tavolate o anche solo per collezionismo. Questi sultani declinati all’europea erano così convinti della loro discendenza divina che, emulando Cristo (e il Papa), si dedicavano al rito del lavaggio dei piedi, il giovedì santo, ad un gruppo selezionato di poveri… gli oggetti di questa cerimonia sono in esposizione. Tra i piatti invece troviamo quelli, d’inizio Ottocento, decorati con vedute italiane, austriache e svizzere (tra cui anche Lugano), tre paesi attrattivi per cultura e natura.

Nel mito di Sissi

E poi naturalmente Sissi (Sisi): ci dicono che vogliono raccontarla come era veramente al di là della leggenda, e poi sfoderano tutta una serie di oggetti e abiti (ma c’è ben poco di originale) che alla fine non fanno che rafforzarne il culto, dovuto anche alla sua tragica fine (un po’ come accadde per Diana). Quando era in vita non è che fosse molto popolare anche perché cercava tutte le scuse per allontanarsi dalla corte, di cui si sentiva prigioniera. Fuori dal cliché romantico a cui ha contribuito fortemente la serie cinematografica, appare depressa, nevrotica, inquieta, fanatica delle diete e delle cure di bellezza, degli esercizi ginnici (se ne vedono gli attrezzi nella sua stanza, allora considerati delle stravaganze), spericolata cavallerizza, inquieta tra viaggi e mete di cui presto si stancava, poco affezionata alla famiglia, piuttosto egoista… Ma sconvolta anche da numerose tragiche morti, la figlia piccola, il figlio Rodolfo suicida a Mayerling, il cognato Massimiliano ucciso in Messico… In fondo, con la morte rapida e precoce (assassinata a Ginevra), ha trovato la pace e anche la santificazione postuma.

L’età dell’oro

Le stanze del Kaiser (non si possono fotografare) ci offrono alcuni spaccati di quotidianità. Francesco Giuseppe era piuttosto austero nei gusti. Se si vuole trovare lo sfarzo assoluto della corte, nei secoli, e anche della religiosità, seppur ammantata da superstizione ed esibizionismo, occorre visitare il tesoro imperiale, la Kaiserliche Schatzkammer, che si trova nell’antico cortile degli svizzeri, tra arredi sacri, corone e manti sontuosi, reliquie presunte, addirittura un unicorno e lo smeraldo di 2860 carati. Oppure ci si può recare al castello di Schönbrunn che tra i palazzi asburgici di Vienna, visto che il Belvedere è soprattutto oggi un museo, resta quello che meglio restituisce l’atmosfera, da quella barocca e rococò, tanto amata da Maria Teresa, a quella più moderna e sobria (si fa per dire) di Francesco Giuseppe.

Schloss Belvedere

Una quarantina di sale, tra stanze brillanti d’oro, di rosso cardinale o di blu cobalto, cineserie, sontuosi letti o più modesti. E ancora lei, Sissi, con gli oggetti per la cura dei capelli (che poteva durare anche un giorno intero), la bilancia da camera per controllare il suo mitico giro vita da 50 cm, messo in luce da alcuni abiti, questa volta originali. E la troviamo anche nel padiglione riservato alle carrozze, per la neve, per i cortei celebrativi, in miniatura per i nobili bambini… Attenzione: c’è anche un museo a loro dedicato, in cui possono travestirsi da principi e impartire ordini ai genitori… Sperando che capiscano che si tratta di un gioco.

Schönbrunn

Una infinità di ritratti e fotografie, per i tempi più recenti. E si continua immergendosi nel meraviglioso parco tra aiuole curate, ma anche parti boscose e selvagge, false rovine antiche, statue, ville, il panorama grandioso dalla terrazza della Gloriette, fontane e obelischi. Qui, in un giorno soleggiato già estivo (repentini sono i cambiamenti climatici in questa stagione) è il punto più affollato che ho trovato nelle attrazioni culturali di Vienna. Sul biglietto è stampato anche l’orario in cui si può entrare. Non oso pensare cosa sarà in estate. Quando uscite non perdetevi il delizioso Hofpavillon Hietzing, realizzato a fine ‘800 da Otto Wagner come stazione privata della corte imperiale. Appena restaurato. Un elegante interno circolare rispecchia perfettamente lo Jugendstil.

Massimiliano I in Biblioteca

La stupenda Prunksaal della biblioteca nazionale rievoca un altro asburgo, ma molto più lontano nel tempo, la figura di Massimiliano I, in occasione dei 500 anni dalla morte, un uomo che riusciva a conciliare la passione per la guerra agli interessi culturali, sia che riguardassero scoperte geografiche e astronomiche, sia la novità della stampa. In mostra troviamo globi e rare pubblicazioni miniate.

Mostra su Massimiliano alla Prunksaal della Nationalbibliothek

Nel cuore dei musei

Trovando anche giornate di brutto tempo e nella combinazione peggiore di pioggia e vento, penso che convenga lasciar perdere i parchi e rifugiarsi nei musei che proprio non mancano. Dopo l’abbuffata asburgica, ci si può dedicare all’altra Austria, quella di intellettuali ed artisti, secondo i propri gusti. Il quartiere dei musei è uno dei più vasti d’Europa, con una superficie di 90.000 mq. Tutto riunito, si potrebbe non uscire mai da qui. Ho fatto le mie scelte, anche in base alle mostre in corso. Il Leopold Museum, ad esempio, tra i noti capolavori di Schiele e Klimt, offre una eccezionale antologica dedicata a Kokoschka in collaborazione con il Kunsthaus di Zurigo. Dai primi schizzi giovanili, i manifesti, la satira, la critica politica, il mito e la religione, e attraverso l’esilio, i viaggi e i soggiorni, Praga, l’Inghilterra, l’Olanda, inquietanti paesaggi e ritratti, solo la Svizzera è vissuta come oasi d’idillio. A 360 gradi fino agli anni ’60. Il museo offre anche un percorso attraverso l’arte viennese nelle sue diverse sfaccettature, dall’architettura all’arredamento.

In fila per le pasticcerie famose

In questo periodo è più facile fare coda per avere un posto nelle pasticcerie piuttosto che per entrare nei musei, è quello che può succedere al Demel, il non plus ultra della storica eleganza, buon gusto da prendere alla lettera, con le kellerine in divisa bianca e nera. Salone rococò, a due passi dalla Hofburg, un tripudio per gli occhi e la gola tra la vastissima scelta di bombe caloriche. Contende alla Sacher primato e ricetta della migliore torta-simbolo viennese. L’hotel omonimo, in un’orgia di lusso rosso cardinale da Belle Epoque, ne fa trovare una degustazione in camera.

Il classico

Nel quartiere de musei si può optare per il più moderno e la contemporaneità. Io ho preferito andare sul classico, è enorme, da dedicargli una intera giornata, compresa la pausa al ristorante. Ma tanto fuori fa freddo… Si tratta del Kunsthistorisches Museum dove si passa attraverso le epoche, dall’Egitto faraonico, alle collezioni greche e romane. Con reperti preziosissimi. Girovagando tra Kunstkammer e la vastissima pinacoteca s’incontrano oggetti e immagini in qualche modo familiari, cioè che si sono visti nei libri o documentari data la loro celebrità, come la sfavillante saliera di Cellini o la Torre di Babele di Bruegel, o ancora la Madonna del Belvedere di Raffaello, eh sì, sono proprio tutti a Vienna, insieme a molti altri capolavori. E poi ecco la sorpresa di una mostra temporanea dedicata a Rothko, non capisco cosa ci faccia in questi ambienti così tradizionali, ma è interessante perché ce ne offre uno sguardo inconsueto sugli esordi figurativi, al di là delle più note tele monocromatiche.

Il cristallo svizzero

Il quarzo “svizzero” al Naturhistorisches Museum

Non ancora soddisfatta faccio un salto dal dirimpettaio, il Naturhistorisches Museum, non perché sia un’appassionata di dinosauri o di tassidermia (c’è anche il cagnetto di corte), ma tra la spaventosa quantità di minerali e meteoriti, volevo visitare, per puro sciovinismo, il cristallo di quarzo affumicato di 115 chili proveniente dal ghiacciaio Tiefen… Il resto lo lascio al divertimento dei pargoli, in effetti non si capisce bene quante ossa siano reali e quante ricostruite. Del resto da bambina dovevano buttarmi fuori dal British, all’ora di chiusura…

 

Trittico viennese

Il trittico viennese per eccellenza è composto da Klimt, Schiele e Kokoschka e lo troviamo, più o meno concentrato, in diverse sedi espositive. Anche al Belvedere, di nome e di fatto e finalmente, dopo due giorni di brutto, mi posso godere il parco al sole. E anche qui si possono contemplare dal vivo opere ‘cult’ come il Napoleone sul cavallo che s’impenna di David. Ma la “Gioconda” del Belvedere, ovviamente, è il Bacio di Klimt, basta osservare i cordoni del percorso che, per fortuna, in questo periodo, non devono contenere folla, anche se davanti al quadro si assiepa la maggior parte dei visitatori, snobbando le altre sale, soprattutto, a torto, quelle dedicate all’arte sacra, che espongono tra l’altro alcune statue originali del Duomo.

L’Albertina

Il delizioso Rubens manifesto della mostra dell’Albertina

Se non ne avete ancora abbastanza, il nostro aureo trittico, insieme ad altri capolavori dell’Impressionismo e dell’Espressionismo, oltre ad esposizioni temporanee di altissima qualità, lo potete trovare nella collezione Batliner dell’Albertina, in un’ambiente prestigioso adesso vedrete sfilare Rubens, Van Dick e la loro epoca (del Principe Liechtenstein), Monet e Picasso, Giacometti e l’avanguardia russa. Oltre la notevole scelta grafica che include ancora opere dei nostri tre…

Giapponesi i portabandiera del turismo mordi e fuggi

Piombano nella sala, agitati e confusionari, in gruppo, sgomitando, si ammassano davanti all’unica opera che considerano celebre, scattano senza sosta anche quando è proibito, prendendosi le rampogne del custode che mostra loro la peraltro evidente icona della macchina fotografica crociata. A volte ascoltano una velocissima descrizione, il tutto non dura più di 30 secondi, anche meno, e poi chiassosi, controllando i cellulari, svuotano la sala. Quando li vedo arrivare vado da un’altra parte. Una calamità, il turismo alla giapponese… mi domando cosa si portano a casa…

Domenica mattina

Si può iniziare recandosi alla messa nella Burgkapelle, avendo il privilegio di poter ascoltare il coro dei Piccoli cantori. Non si vedranno che alla fine, quando concederanno un piccolo bis. Un mito vivente, fondato nel 1498 da Massimiliano I. Unendo il sacro al profano, qualche decennio dopo è nata anche la tradizione dei cavalli di razza lipizzana (dal luogo dell’allevamento asburgico, Lipizza, oggi nell’odierna Slovenia). Alla fine mi hanno convinta ad assistere ad una esibizione. Eleganza e precisione sulle note di Strauss. Del resto chi meglio di un cavallo può interpretare un galoppo?

Musica? Ovunque

Oltre ai luoghi deputati, cioè le sale d’opera e di concerti, la musica risuona praticamente in ogni chiesa, nei palazzi dentro e fuori, nella cornice dei parchi, ad ogni angolo di strada… Dove s’incontrano venditori di biglietti in costume e parrucca settecenteschi. Si può sentire di tutto, ma i dioscuri del repertorio sono Mozart e Strauss o l’uno o l’altro o tutte e due insieme… Non si sbaglia mai se si fa questa scelta.

Il concerto per antonomasia

Vale la pena di visitare la Karlskirche, barocca, dedicata a San Carlo Borromeo. Con un ascensore interno si può arrivare ad osservare ogni dettaglio dell’affresco, apoteosi controriformista e devozionale. Proprio di fronte si trova il Musikverein che ospita quella sala che prima o poi tutti hanno visto, in diretta televisiva, a Capodanno. I biglietti sono così richiesti che non vengono venduti ma sorteggiati. Però dal punto di vista artistico e storico ben più importante è la vicina Staatsoper che proprio quest’anno festeggia in grande stile i suoi 150 anni. All’interno una mostra ne narra lo sviluppo, i suoi direttori, tra cui l’innovativo Mahler. Le affollatissime visite guidate in più lingue permettono di sbirciare il dietro le quinte e venire a conoscenza di quella tecnica con la quale si cambia opera o balletto ogni sera, si muta scenografia in 45 secondi, si fanno le prove per un altro lavoro al mattino e poi per quello in cartellone nel pomeriggio. 200 i tecnici solo per questo compito. Il costo dei biglietti varia dai 3-4 euro per posti in piedi dell’ultimo minuto a 250, a seconda del livello dell’offerta per 2200 spettatori.

La Karlskirche, dedicata a S. Carlo Borromeo

Vestirsi?

Rigorosamente a cipolla, come sempre al Nord, in questa stagione: è un togliere, mettere, ritogliere tutta la giornata, ma fate attenzione ad un certo decoro, soprattutto alla sera. I viennesi amano l’eleganza. La loro storia non è trascorsa in vano.

Cibo

Andiamo sul pesantuccio, tra dolci e portate-simbolo. Però avviso quelli che… se manca il pane… Solo nei ristoranti più cari lo avrete oppure se fa parte del cibo che avete ordinato… In caso contrario rassegnatevi, non apparirà con il coperto. In compenso saranno soddisfatti i caffeinomani, contrariamente agli altri paesi nordici, a Vienna è buonissimo in quasi tutte le declinazioni. E se pensate che esista solo la formula liscio o macchiato, provate ad ordinare un semplice caffè… Il cameriere ve ne sciorinerà tutta la numerosa nomenclatura… E per il resto fatevi una cultura gastronomica al Naschmarkt, da notare in particolare vini e formaggi.

La celebre pasticceria Sacher.

Conto alla rovescia

Oggi m’immergerò ancora nella Secessione e in qualche altro museo che ieri, lunedì, era chiuso e domani riparto, in treno, ma scendendo verso Venezia, la vecchia linea austroungarica che arrivava a Trieste, gli italiani hanno pensato bene di interromperla come via diretta. Ma mi accontento, fare Vienna-Lugano cambiando una sola volta è già miracoloso di questi tempi.

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