Storia

“Arzo 1943”, il documentario RSI sull’asilo negato a Liliana Segre

Alberto e Luciano Belli Paci, figli di Liliana Segre, lungo il percorso che fecero la mamma e il nonno l’8 dicembre del 1943 per raggiungere il confine svizzero nei boschi sopra Arzo, dove saranno poi respinti.

In occasione della Giornata della Memoria la RSI presenta un documentario del regista Ruben Rossello sul respingimento di Liliana Segre – insieme al padre Alberto e due cugini – alla frontiera svizzera di Arzo l’8 dicembre del 1943. Lunghe ricerche e nuovi studi storici hanno consentito di ricostruire quanto avvenne al confine in quel giorno e durante tutto l’autunno 1943, quando gli ebrei italiani cercarono rifugio in Svizzera per salvarsi dalla persecuzione nazista e fascista.

Arzo 1943 verrà trasmesso domenica 23 gennaio, alle ore 20.40, su RSI LA 1, in “Storie”. Prima e dopo la proiezione del documentario gli ospiti di Rachele Bianchi Porro porteranno altre preziose testimonianze sul tema: Bruna Cases, che all’età di nove anni nell’autunno del 1943 venne accolta alla dogana di Stabio; Giorgio Sacerdoti, presidente del Centro di documentazione ebraica contemporanea CDEC di Milano; Adriano Bazzocco, storico e specialista del contrabbando e della politica d’asilo nei confronti degli ebrei alla frontiera sud della Svizzera durante la guerra.

Perché i Segre vennero respinti, mentre migliaia di altri ebrei italiani vennero accettati ed accolti in Svizzera? E quanti altri furono i respinti in quei mesi drammatici? Domande cruciali, che finora non avevano ottenuto risposte definitive. Il ritrovamento di diversi documenti inediti, tra cui i diari dei soldati svizzeri presenti ad Arzo in quei giorni, ha permesso di ricostruire la catena di comando e gli eventi fortuiti che quel giorno determinarono gli eventi e portarono al respingimento. Il caso Segre sembra scostarsi dalla prassi consueta e dagli ordini impartiti alla truppa, secondo i quali i soldati erano obbligati a consegnare tutti i fuggiaschi fermati lungo la frontiera alle Guardie di confine, tutte ticinesi, le uniche autorizzate a decidere se accogliere o respingere. Un caso finora incomprensibile, anche per la durezza della decisione adottata: non furono infatti considerate nemmeno le ragioni umanitarie, in base alle quali avrebbero dovuto senz’altro essere ammessi in Svizzera almeno i due anziani cugini di 69 e 70 anni e probabilmente, vista la giovane età, anche la tredicenne Liliana Segre. Obbligati a lasciare la Svizzera, fecero rientro in Italia e vennero immediatamente arrestati dalla Guardia di finanza italiana. Consegnati il giorno seguente ai tedeschi, poche settimane dopo verranno deportati ad Auschwitz. Solo Liliana sopravviverà.

Il documentario si è avvalso della collaborazione di due dei figli di Liliana Segre, Alberto e Luciano Belli Paci, che, 78 anni dopo, hanno ripercorso il tragitto che, con l’aiuto di alcuni contrabbandieri, fecero la mamma e il nonno nei boschi tra il Varesotto e il Ticino cercando di entrare in Svizzera. Arzo 1943 recepisce inoltre i risultati delle ricerche dello storico Adriano Bazzocco sulle cifre dei respingimenti alla frontiera meridionale della Svizzera dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, recentemente pubblicati nella rivista scientifica “Archivio Storico Ticinese” (cfr. Accolti e respinti. Gli ebrei in fuga dall’Italia durante la Seconda guerra mondiale: nuove analisi e nuovi dati; pagg. 32-57, dicembre 2021, Casagrande). La sua conclusione è che «al confine con l’Italia è stato respinto un numero di ebrei nettamente più basso rispetto a quanto stimato finora». Secondo i calcoli, oggi possibili grazie a queste nuove fonti, l’85,6 % degli ebrei giunti alla frontiera svizzera in Ticino e Mesolcina dopo l’8 settembre 1943 venne accolto.

In Arzo 1943 si rende infine conto del ruolo della popolazione del Mendrisiotto e di Arzo in particolare. Numerose persone, soprattutto donne, si adoperarono per aiutare i fuggiaschi che riuscivano ad entrare clandestinamente dalla frontiera in quei mesi drammatici. Come emerge dal rapporto finale di sintesi della Commissione Bergier, già nel 1942 l’atteggiamento protettivo della popolazione nei confronti dei rifugiati entrati su suolo elvetico attenuò il rigore delle norme emesse dal Dipartimento federale di giustizia e polizia e addirittura portò ad allentamenti delle stesse. Forme di solidarietà e di resistenza da parte della popolazione si riscontrano anche ad Arzo nell’autunno 1943. Come testimonia il documentario, diverse donne, nei limiti delle loro possibilità, aiutarono, soccorsero e talora nascosero gli ebrei in fuga che, già arrivati su suolo elvetico, temevano di venire rimpatriati.

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