Commento

Assenza di creatività: il declino interno delle dittature

Spesso le dittature affrontano sfide interne che possono minare la loro stabilità a lungo termine. Queste rappresentano una minaccia per il sistema – il dittatore e il Partito – perché possono contribuire a sgretolare il tessuto di questi regimi. La mancanza di ricambio al potere provoca inevitabilmente una sclerotizzazione degli apparati esecutivi e burocratici conducendo ad una progressiva stagnazione. L’alternanza al potere – e dunque il ricambio – è fondamentale per gli anticorpi e l’efficienza dello Stato. La mancanza di nuove prospettive e idee fresche, nonché l’assenza di meccanismi meritocratici a fronte di meccanismi clientelari e corruttivi, conduce nel lungo termine ad una crescente disaffezione tra la popolazione, poiché le stesse politiche e strategie si ripetono senza reali progressi. Questo immobilismo può indebolire la capacità del governo di adattarsi alle mutevoli sfide interne ed esterne.

È come se il potere perdesse il polso della società. Questo è tipico delle dinastie. Il leader indiscusso non può essere criticato. Il che denota l’assenza di accountability nelle azioni – e negli errori – dei leader e delle classi dirigenti. Errori che non vengono corretti possono accumularsi nel tempo e creano problemi più gravi e duraturi per la nazione e i cittadini. La mancanza di un meccanismo di controllo e bilanciamento delle decisioni dei leader può portare a politiche dannose e azioni avventate che danneggiano la società e minano la fiducia nelle istituzioni. Certo, questa non è mai particolarmente alta nelle dittature. Ma non va confusa con il supporto ideologico che i cittadini hanno nei confronti del leader o del Partito. L’assenza di accountability, inoltre, conduce ad una forza di silenzio forzato.

La mancanza di libertà di stampa e di espressione nelle dittature impedisce la diffusione di informazioni veritiere. Nonché la discussione aperta su errori e problemi del governo. Nelle dittature, la stampa è sistematicamente messa a tacere e gli operatori dei media indipendenti in galera. Di solito costoro fanno le pulci al potere e contribuiscono a prevenire cattive decisioni e avventurismi che possono danneggiare la società in virtù della megalomania patologica del leader e del suo entourage. Le dittature fronteggiano un declino anche a causa della repressione delle buone idee. Scienziati e intellettuali, figure pubbliche e scrittori vengono incarcerati o costretti all’espatrio giacché sono una voce critica del regime. Le dittature tendono a limitare la libertà di pensiero e la libertà accademica, soffocando la circolazione di buone idee e l’innovazione.

Se non sussiste un dibattito sulle soluzioni nuove e creative, un paese – anche democratico beninteso – intraprende la via inevitabile della stagnazione politico-sociale. Infine, l’agente che azzoppa le dittature e le fa collassare dall’interno è la presenza rampante della corruzione. La corruzione genera sempre impoverimento. Essa è endemica nelle dittature e non è spesso percepita dal popolo. Che anzi, spesso e volentieri sostiene la dittatura stessa. Naturalmente, il vertice dello Stato centralizza il potere anzitutto per permettere solo a pochi individui di sfruttare le risorse dello Stato a proprio vantaggio. Non c’è da sorprendersi se la corruzione indebolisce lo Stato, distrugge l’istituzione e il merito. La fragilità delle dittature poggia sul declino interno dovuto a una serie di sfide strutturali che minano la loro stabilità nel lungo termine e il benessere della società.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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