Si svolge dal 17 al 20 settembre l’edizione 2020 di Babel, il festival letterario centrato sulla traduzione, sia in senso stretto – scrittori legati a più lingue e culture a dialogo con i loro traduttori italiani, laboratori di traduzione, traduzioni tra le arti e pubblicazione di libri – sia come metafora di ospitalità linguistica, attraversamento e incontro.
Babel 2020 si chiamava Americana e all’evento erano state invitate scrittrici da tutte le Americhe, ma con la pandemia il mondo si è fermato e allontanato. Le Americhe e l’Europa, improvvisamente separate e irraggiungibili come non lo erano da secoli, hanno cominciato a specchiarsi a vicenda in quell’amalgama di sogni e crudeltà, di sradicamenti e nuovi innesti che è la loro storia condivisa, rivelando così come questa si sia estesa, complicata, recisa e ripresa.
Così Babel 2020 si chiama Atlantica: ospita scrittori europei che guardano alle Americhe, traduttori che traducono scrittori dalle lingue europee delle Americhe, e scrittori americani che vivono in Europa, come specchi posti gli uni di fronte agli altri – l’unica immagine alla nostra portata, in questi giorni di confino, capace di imitare gli abissi dell’oceano e di quello che stiamo vivendo.