21 luglio – Oggi sono rimasta nei dintorni della stazione, si fa per dire, si macinano comunque chilometri, in una città di quasi un milione e mezzo di abitanti. Nel mio cammino mi accompagna quella specie di cucù, il suono del semaforo, in attesa per il pedone, che poi si trasforma in una sorta di pigolio, quando scatta l’omino verde, suoni dolci e cortesi. Nessuno appare nevrotico e meno che mai nei templi buddisti che ho visitato oggi. Higashi Hongan-ji, dalla mole gigantesca e sontuosa dell’edificio principale, con la statua di Shiran, il fondatore di questa corrente del Vero Voto. Sono templi soggetti a distruzioni e poi ricostruiti nello stesso modo. Colpisce la fune arrotolata come un grande cesto con capelli donati dalle donne per intrecciare la corda utilizzata nella ricostruzione, dopo un incendio. Il tempio accanto è dominato dalla figura dell’Amida Buddha. La rivale di questa corrente è rappresentata dal complesso di Nishi-Hongan-ji, non molto distante. L’architettura bruno-dorata è simile, anche la devozione dei fedeli che scalzi e inginocchiati seguono una cerimonia.
Quando arrivo al To-ji stanno giusto smontando il mensile mercatino e pullmini si allontanano, è tardi, anche il tempio sta chiudendo e la svettante pagoda è impacchettata per il restauro, con i suoi 57 m è la più alta del Giappone. Tra un tempio e l’altro mi soffermo in un giardino, più piccolo di quello visto ieri, ma non meno suggestivo, con i suoi padiglioni, ponticelli, fiori e ninfee stese come tappeti nei corsi d’acqua, l’immancabile cascatella, Shosei-en si chiama, da un famoso poema cinese.
E poi per cambiare un po’ tema, ecco il museo ferroviario con la serie di treni giapponesi, da quelli a vapore agli ultimi modelli, anche se spesso le spiegazioni sono scarne, l’ordine e gli accostamenti non sono d’impatto immediato e manca un po’ di atmosfera. I bambini si divertono con il plastico su cui si muovono i modellini e le diverse simulazioni. Io ho trovato interessante in particolare la serie di locomotive a vapore. Il Giappone è arrivato tardi alla ferrovia (al 1872 risale la prima linea) rispetto agli altri paesi europei, ma poi ha sorpassato tutti in quanto a velocità e affidabilità.
E ancora mi reco alla sera in stazione per cenare (specialità della “casa” una bella tempura) ma soprattutto salire in alto e vedere la spettacolare scalinata illuminata cambiare colore, su di essa scorrono immagini di trenini che sembrano usciti dal lego e anche le persone che affrontano i gradini sembrano far parte di un’animazione scenica. L’effetto è davvero straordinario. La stazione, una delle più grandi e trafficate del paese, è stata progettata da Hiroshi Hara.
Giappone 2. Continua