C’era una volta un uomo con la barba dai terribili riflessi blu. C’era una volta un uomo che aveva avuto tante mogli: dicono sette ma forse anche di più… C’era una volta una porta chiusa che per nessun motivo doveva essere aperta. C’era una volta una moglie talmente tanto curiosa da meritarsi una punizione. C’era una volta una stanza piena di orrori. C’era una volta un lieto fine. Forse.
Lunedì 20 gennaio, alle ore 20.15, andrà in scena alla Biblioteca cantonale di Bellinzona (Piazza di Palazzo Franscini) lo spettacolo teatrale Barbablù 2.0 (i panni sporchi si lavano in famiglia). L’evento è promosso dal Liceo cantonale di Bellinzona e dalla Fondazione Sasso Corbaro per le Medical Humanities nell’ambito del ciclo Corpo (e anima). L’ingresso è libero, ma i posti sono limitati. Produzione del Teatro in Mostra, lo spettacolo è ideato da Magdalena Barile, diretto da Eleonora Moro e interpretato da Antonio Grazioli e Laura Negretti.
Barbablù 2.0 è uno spettacolo di teatro civile che affronta con lo stile della prosa contemporanea una tematica sociale di forte attualità come la violenza sulle donne e in modo particolare la violenza domestica; la violenza peggiore di tutte perché si consuma tra le pareti della propria casa e arriva dalle mani di chi dovrebbe amarti e accarezzarti e invece ti distrugge non solo fisicamente ma anche psicologicamente e moralmente.
Partendo dall’archetipo della famosissima favola di Barbablù si è scelto di scardinare il punto di vista aggiornando tutto al XXI secolo; la prima scelta è stata quella di ambientare il lavoro in una ricca provincia del nord di questo paese, evitando l’alibi della povertà, della dislocazione geografica e dell’ignoranza. Un mondo all’apparenza di assoluta armonia, di fiaba appunto, dove dietro le porte regnano meccanismi implacabili di violenza e sudditanza psicologica.
Per raccontare Barbablù si è scelto il “thriller”, il genere del mistero, per raccontare e scandagliare quello che per certi versi rimane davvero un mistero doloroso, una zona oscura della società ancora tutta da risanare. Di cosa si nutre ancora, nei tempi del progresso e delle pari opportunità, quell’incantesimo che ancora affossa volontà e ragione e trasforma le donne in vittime?
Barbablù 2.0 non è solo la storia di un marito violento e delle conseguenze delle sue azioni, ma anche e soprattutto la storia di un viaggio nella testa di una donna. La ricerca di un’identità forte che si è persa, sfilacciata fra violenze e soprusi che sono diventati la norma. Come in un giallo, la protagonista si troverà a ricostruire la dinamica di un omicidio, il suo, arrivando alla consapevolezza finale e terribile di esserne stata complice.
Uno spettacolo che inizia con atmosfere molto comedy che lentamente scivolano nel thrilling, per chiudersi poi con un finale sorprendente.