La prospettiva dell’obbligatorietà del certificato Covid ventilata dal Consiglio federale ha creato accese discussioni anche nella scena del teatro indipendente. t. Professionisti dello spettacolo Svizzera ha così deciso di lanciare un sondaggio tra i suoi membri a cui hanno risposto in oltre 500 tra organizzatori, agenzie, tecniche e tecnici, artiste e artisti. Dal sondaggio emerge che il 58% dei partecipanti è favorevole all’obbligatorietà del certificato Covid che considera una misura efficace. Ci sono tuttavia anche molte voci (42%) contrarie alla certificazione obbligatoria per gli eventi culturali.
Nel seguito i risultati del sondaggio nel dettaglio, diramati in data odierna da t. Professionisti dello spettacolo Svizzera tramite comunicato stampa:
Pro e contro
La maggioranza dei nostri membri potrebbe accettare un certificato obbligatorio, ma il 68% è contrario alla “privatizzazione” dei test. Sono numerosi gli organizzatori che già ora chiedono il certificato al loro pubblico.
In sintesi questi sono gli argomenti principali dei sostenitori del certificato:
- Il certificato fa chiarezza e crea una certezza giuridica che si traduce in meno discussioni alla biglietteria. L’obbligo di indossare mascherine non è sempre semplice da far rispettare.
- Il pubblico si sente più sicuro. Senza l’utilizzo del certificato, molti non vengono.
- Altre misure come il tracciamento, il distanziamento, ecc. sono economicamente più onerose.
- La gestione del bar, che spesso costituisce una parte importante delle entrate di una sala, non è comunque possibile senza il certificato.
- Con l’utilizzo del certificato è possibile tornare a riempiere la sala. Molti organizzatori non riescono a far quadrare i conti con un’occupazione limitata ai 2/3 della capienza.
- L’utilizzo del certificato motiva alla vaccinazione e si spera che in questo modo la pandemia possa essere sconfitta più rapidamente.
- Al momento non ci sono alternative migliori per evitare ulteriori chiusure.
Il 42% dei partecipanti al sondaggio è invece contrario alla certificazione obbligatoria. Gli organizzatori che hanno espresso questa opinione hanno fatto buone esperienze con i piani di protezione utilizzati negli scorsi mesi. Questi sono i principali argomenti degli oppositori:
- Gli eventi culturali devono essere aperti a tutti, no a una società a due classi! Il certificato obbligatorio con test a pagamento escluderebbe di fatto le persone non vaccinate. E questo non deve succedere.
- Il certificato dà l’impressione di una falsa sicurezza e le persone fanno meno attenzione.
- I piani di protezione hanno funzionato bene.
- C’è il grande rischio che il pubblico diminuisca e questo significherebbe un’ulteriore perdita finanziaria difficilmente sostenibile dal settore.
- Il controllo richiederebbe troppo tempo soprattutto per le sale in cui la gestione del pubblico è in mano a volontari e volontarie.
- Anche tra il personale ci sono persone non vaccinate, un organizzatore non può pagare i test ogni 2-3 giorni per ognuno di loro. I volontari non vogliono essere testati di continuo.
Rispetto delle differenze
Come t. Professionisti dello spettacolo Svizzera non interpretiamo i risultati del sondaggio come una “spaccatura”, ma piuttosto come l’espressione di realtà differenti: a seconda degli spazi, delle realtà geografiche o del pubblico di riferimento, il certificato può essere o meno una buona soluzione. Negli scorsi mesi, con molti sforzi e piani di protezione rigorosi, professioniste e professionisti della scena hanno dato il loro contributo per garantire esperienze teatrali sicure nonostante la pandemia e sono disposti a continuare a farlo. Un eventuale obbligo di certificazione generalizzato terrebbe probabilmente troppo poco conto delle peculiarità dei diversi spazi. Sarebbe auspicabile che i teatri che sono stati in grado di lavorare bene e in sicurezza con piani di protezione convenzionali potessero continuare a farlo finché necessario.
Regole chiare
Indipendentemente dai risultati del nostro sondaggio, sono diverse le questioni relative al certificato e alla sua eventuale applicazione che devono essere chiarite:
- Un’eventuale obbligatorietà del certificato deve essere limitata nel tempo. A questo proposito sono necessarie specifiche più chiare: con che frequenza e con quali criteri l’obbligatorietà del certificato sarà rivista? Con quali condizioni sarà revocata?
- I costi dei test dovrebbero continuare a essere sostenuti dallo Stato e ciò non solo nell’interesse di coloro che vengono testati per ottenere un certificato, ma anche per ragioni di politica sanitaria: soprattutto nel periodo autunno/inverno, che è ad alto rischio, lo Stato deve essere in grado di monitorare l’andamento della pandemia.
- Un’eventuale obbligatorietà della certificazione non può concernere solo la cultura a fronte di un’esenzione per bar, negozi, palestre o simili.
- L’eventuale obbligatorietà del certificato sarebbe una questione che porta con sé numerose domande e difficoltà per organizzatori e gruppi teatrali. È indispensabile lavorare congiuntamente con le associazioni per trovare soluzioni favorevoli al settore culturale, per esempio adeguando il calcolo delle compensazioni per perdita di guadagno o prevendendo delle esenzioni per lavoratrici e lavoratori della cultura (copertura dei costi dei test).
- Medesimo discorso vale per rappresentazioni scolastiche e attività culturali e ricreative per bambini e giovani: anche se queste hanno luogo in un teatro o in spazi affini devono essere applicate le stesse regole che si applicano nelle scuole. Gli allievi di una stessa classe devono avere lo stesso trattamento anche se hanno più di 16 anni.
Prosecuzione delle compensazioni
Per il settore culturale la normalità è ancora lontana: le manifestazioni culturali sono ancora fortemente gravate da spese supplementari e entrate ridotte, e questo non cambierà con un eventuale obbligo di certificazione, ma, nel migliore del casi, peggiorerà ulteriormente. È perciò urgente che le compagnie teatrali e le professioniste e i professionisti della scena possano continuare contare sulla possibilità di prestazioni di compensazione come l’IPG Cultura, gli Aiuti d’emergenza, le IPG attraverso le casse di compensazione e le indennità di Lavoro ridotto anche per dipendenti con contratto a tempo determinato. Tutte queste misure scadono alla fine dell’anno e questo comporta un’ulteriore pressione in una situazione già di per sé difficile. La loro proroga deve essere assolutamente tematizzata nel corso della sessione autunnale per evitare che a gennaio il settore culturale si trovi in mutande …
Dialogo
Per t. Professionisti dello spettacolo Svizzera l’eterogeneità di posizioni e opinioni resta una risorsa importante e il fatto di mantenere aperto uno spazio di dialogo e di confronto è un elemento fondamentale.