Non è facile scrivere di un amico deceduto da poco senza diventare patetici, magari sconfinando in spazi che non gli rendono ciò che gli spetta. Ivano Biasca è una figura nota nell’ambiente artistico e sportivo della nostra comunità.
Lo conosco da una vita, perciò ho seguito la sua trasformazione creativa, osservando la sua evoluzione pittorica. La sua tecnica accarezza la materia, dando forma ad un immaginario, in un movimento di sfumature e colori, guidati dalla sua mano leggera ma decisa e dal suo sentire sempre alla ricerca di stimoli. Istintualmente la sua pittura tattile e i suoi dipinti esprimono una forte carica espressiva. Con la sua arte ha raffigurato personaggi dello sport, disciplina che ha amato e a cui ha dedicato le sue sensazioni, trasferendole su tela. Ivano Biasca con la sua esuberanza ha impresso nell’arte come nella vita, l’immagine vivida della vitalità e della forza esistenziale che esplode nei dipinti, e si espande senza forme imperative ma libere perché il suo modo di vivere grintoso, traspare in quello che ci ha lasciato.
Ricorderò la sua energia contagiosa, senza dimenticare il suo entusiasmo per la vita. Così come ha vissuto, ha cessato di vivere. La vita reale e immaginaria, per come la viveva Ivano, nella sua potenza espressiva, necessita di dignità, quando intorno si spegne il sorriso e il verdetto è impietoso. Si è abbandonato con lo stesso coraggio e la stessa forza con la quale ha vissuto. Ha lasciato il suo ultimo tocco di pennello, nella mescolanza bizzarra e irrequieta dei suoi colori, per portare con sé la sua luce e la sua simpatia, che rimarrà nei ricordi di chi lo ha incontrato e conosciuto, sia come uomo che come artista.
Dal suo sito web, che descrive il suo atelier Biascart, si legge la sua storia professionale, unita alla sua crescita in campo artistico pittorico: «Formatosi come grafico nel 1981, ha lavorato per un decennio presso uno studio pubblicitario di Lugano. Nel 1985 corona il suo sogno professionale aprendo uno studio grafico a Savosa, durante questo periodo collabora come vignettista con Ia Rivista di Lugano ed altre testate del Cantone. Nel 1993 disegna e pubblica un libro di vignette satirico-umoristiche intitolato In punta di lapis che toccano diversi e noti personaggi del mondo ticinese. Ivano Biasca esplora da autodidatta, con la sua pittura, temi come: un omaggio al nudo femminile (figurativo), il figurativo animale, le emozioni nella vita in genere (futurista e surrealista), i ritratti e la sua fisiognomica (cubismo e futurismo), l’eruzione delle sensazioni (informale e astratto), il mondo immaginario (surrealista e in parte figurativo), svaligiare ricordi (naif e futurismo)».
Alla moglie Chica e alla figlia Viola giunga il mio sentito e commosso pensiero di vicinanza.
Nicoletta Barazzoni
Non è facile scrivere di un amico deceduto da poco senza diventare patetici, magari sconfinando in spazi che non gli rendono ciò che gli spetta. Ivano Biasca è una figura nota nell’ambiente artistico e sportivo della nostra comunità.
Lo conosco da una vita, perciò ho seguito la sua trasformazione creativa, osservando la sua evoluzione pittorica. La sua tecnica accarezza la materia, dando forma ad un immaginario, in un movimento di sfumature e colori, guidati dalla sua mano leggera ma decisa e dal suo sentire sempre alla ricerca di stimoli. Istintualmente la sua pittura tattile e i suoi dipinti esprimono una forte carica espressiva. Con la sua arte ha raffigurato personaggi dello sport, disciplina che ha amato e a cui ha dedicato le sue sensazioni, trasferendole su tela. Ivano Biasca con la sua esuberanza ha impresso nell’arte come nella vita, l’immagine vivida della vitalità e della forza esistenziale che esplode nei dipinti, e si espande senza forme imperative ma libere perché il suo modo di vivere grintoso, traspare in quello che ci ha lasciato.
Ricorderò la sua energia contagiosa, senza dimenticare il suo entusiasmo per la vita. Così come ha vissuto, ha cessato di vivere. La vita reale e immaginaria, per come la viveva Ivano, nella sua potenza espressiva, necessita di dignità, quando intorno si spegne il sorriso e il verdetto è impietoso. Si è abbandonato con lo stesso coraggio e la stessa forza con la quale ha vissuto. Ha lasciato il suo ultimo tocco di pennello, nella mescolanza bizzarra e irrequieta dei suoi colori, per portare con sé la sua luce e la sua simpatia, che rimarrà nei ricordi di chi lo ha incontrato e conosciuto, sia come uomo che come artista.
Dal suo sito web, che descrive il suo atelier Biascart, si legge la sua storia professionale, unita alla sua crescita in campo artistico pittorico: «Formatosi come grafico nel 1981, ha lavorato per un decennio presso uno studio pubblicitario di Lugano. Nel 1985 corona il suo sogno professionale aprendo uno studio grafico a Savosa, durante questo periodo collabora come vignettista con Ia Rivista di Lugano ed altre testate del Cantone. Nel 1993 disegna e pubblica un libro di vignette satirico-umoristiche intitolato In punta di lapis che toccano diversi e noti personaggi del mondo ticinese. Ivano Biasca esplora da autodidatta, con la sua pittura, temi come: un omaggio al nudo femminile (figurativo), il figurativo animale, le emozioni nella vita in genere (futurista e surrealista), i ritratti e la sua fisiognomica (cubismo e futurismo), l’eruzione delle sensazioni (informale e astratto), il mondo immaginario (surrealista e in parte figurativo), svaligiare ricordi (naif e futurismo)».
Alla moglie Chica e alla figlia Viola giunga il mio sentito e commosso pensiero di vicinanza.
Nicoletta Barazzoni