È arrivato alle 16 di venerdì 17 marzo, oltre un anno dopo l’invasione dell’Ucraina e qualche giorno prima dell’anniversario dell’invasione della Crimea nel 2014, il mandato di cattura della Corte Penale Internazionale nei confronti di Vladimir Putin. Dall’Aia fanno sapere che il presidente russo «è presumibilmente responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle aree occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa». Vi sono motivi fondati per ritenere che Putin abbia responsabilità penale individuale, commentano i giudici. Un mandato di cattura analogo è stato emesso contro la commissaria di Mosca per i diritti di bambini, Maria Lvova-Belova, che avrebbe curato i trasferimenti e l’organizzazione dell’accoglienza dei bambini dagli orfanotrofi ucraini alle famiglie russe, come sottolineato dal Capo procuratore della Corte Penale Internazionale Karim Ahmad Khan.
Neppure i capi di Stato sono protetti dall’immunità nei casi che coinvolgono i crimini di guerra e questioni analoghe che comportano l’intervento della Corte Penale Internazionale. Se Putin e Lvova-Belova dovessero uscire dai confini nazionali potrebbero essere arrestati dalla polizia di uno dei paesi che riconosce la giurisdizione della Corte. Si tratta di 123 paesi. Stati Uniti, Russia e Ucraina non sono tra questi. È assai improbabile che nel corto termine si giungerà a processi nei confronti di Putin, ma non si può escludere niente nel lungo. Putin ha smesso di viaggiare dai tempi del Covid-19, ma il mandato di cattura internazionale è una macchia indelebile sulla carriera dell’ex ufficiale del KGB. Da Mosca ha reagito il trombettiere di Putin e Vicepresidente del Consiglio di Sicurezza Dmitrij Medvedev, che definito gli atti giudiziari della Corte Penale Internazionale come «carta igienica».
È il modo raffinato con cui l’ex presidente della Federazione Russa ha indicato che per il suo paese il mandato non ha alcun valore legale. Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha detto che la decisione della Corte è qualcosa di «oltraggioso e inaccettabile». «Yankee, giù le mani da Putin!», ha tuonato da Telegram lo speaker del Parlamento Vyacheslav Volodin, fedelissimo del Presidente, affermando che il mandato è prova di «isteria» occidentale. «Non sono riusciti a smantellare l’economia del nostro Paese, ora ci provano così. Gli USA e l’Unione Europea sono consapevoli del fatto che se c’è Putin, c’è la Russia. Per questo lo colpiscono. Ma ogni attacco al Presidente della Russia è una aggressione contro il nostro paese». Lvova-Belova ha fatto sapere che i rastrellamenti, che lei chiama trasferimenti, non si fermeranno. Negli atti si fa riferimento a «persone trattate come un bottino di guerra».
È stato accertato anche che alcuni bambini venivano dati in premio dal Cremlino agli ufficiali più fedeli – qualcosa di analogo avveniva nell’Argentina di Jorge Videla. Ma secondo il Cremlino il processo di rieducazione previa deportazione deve continuare. Si stima che i minori ucraini rapiti e deportati siano dai seimila ai tredicimila. Tuttavia, sono appena seicento i casi documentati nell’inchiesta che hanno condotto ai mandati d’arresto. Kiev sostiene che sono oltre sedicimila i minori ucraini deportati in Russia. Secondo un rapporto pubblicato da un centro di ricerca dell’università di Yale, l’età delle vittime è compresa tra i quattro mesi ai diciassette anni. Identificate inoltre quarantatré strutture di detenzione e rieducazione, una decina delle quali attorno a Mosca ed Ekaterinburg. Negli atti giudiziari della Corte Penale Internazionale compaiono anche testimonianze dei genitori e dei familiari.
I testimoni hanno ricostruito i rastrellamenti e i viaggi sugli aerei militari, i prelevamenti dalle scuole e dagli orfanotrofi. Questo dimostrerebbe «l’intenzione di allontanare definitivamente questi bambini dal loro Paese. Al momento di queste deportazioni, i bambini ucraini erano persone protette dalla Quarta Convenzione di Ginevra». In centinaia anche i bambini rapiti dagli orfanotrofi. Si stima che prima dell’invasione russa in Ucraina ci fossero ben 105mila bambini in quest strutture: è il numero più alto in Europa, ma pur sempre secondo agli orfani in Russia. Legislazioni ad hoc russe hanno facilitato l’adozione da parte delle famiglie russe di minori ucraini. Nel maggio del 2022 Putin aveva firmato un decreto per rendere operative le procedure di ottenimento per gli ucraini della cittadinanza russa. È su questo decreto che i magistrati si sono basati per emettere il mandato di cattura.
Le associazioni umanitarie per i diritti umani hanno elogiato la decisione della Corte Penale Internazionale. Esulta il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj. «Una decisione storica, l’inizio della fine», ha detto in un videomessaggio. Il Procuratore capo dell’Ucraina Andriy Kostin ha salutato la decisione come «storica per l’Ucraina e per l’intero sistema del diritto internazionale». Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto che la decisione della Corte era giustificata dal momento che Putin ha commesso diversi crimini. «Non c’è dubbio che la Russia stia commettendo crimini di guerra e atrocità in Ucraina, e […] i responsabili devono essere chiamati a rispondere», ha dichiarato Adrienne Watson, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti. Il capo della politica estera dell’Unione Europea Josep Borrell ha scritto su Twitter che il mandato di cattura nei confronti di Putin è l’inizio del processo di «accountability».
La Corte Penale Internazionale giudica crimini di rilevanza internazionale, quali genocidio e crimini contro l’umanità e contro la pace. In funzione dal 2002 e poggiante sullo Statuto di Roma del 1998, è composta da diciotto giudici. La Corte è stata modellata secondo i processi di Norimberga e Tokyo. Putin non è nuovo a crimini di ogni tipo. Stupisce che solo ora sia arrivato un mandato di cattura. Dalla disintegrazione di Grozny nel 1999 al caso di Aleksandr Litvinenko avvelenato con il polonio. I cyber-attacchi nel 2007 in Estonia e l’invasione della Georgia l’anno dopo. L’invasione della Crimea e l’abbattimento del volo MH17. E poi le provatissime ingerenze nelle elezioni politiche americane del 2016, dunque l’invasione dell’Ucraina, con i crimini di Bucha, Irpin e Mariupol tra gli altri. Tuttavia, non tutti questi crimini sono di competenza della Corte Penale Internazionale.
Sebbene sia Russia che Ucraina abbiano più volte escluso la questione, con il mandato di cattura sarà difficile organizzare una pace al tavolo con Putin, ufficialmente sospettato di crimini contro l’umanità. Il messaggio della Corte Penale Internazionale potrebbe essere anche un messaggio alla Russia. Cioè: sbarazzatevi di Putin. I negoziati per una risoluzione diplomatica (che per ora non sembrano essere all’ordine del giorno) tra Ucraina, Russia e Stati Uniti potrebbero avvenire in Indonesia o in India, oppure Arabia Saudita o Algeria, luoghi candidabili per ospitare un ipotetico summit. Ma summit o non summit, il nome di Putin è ora ufficialmente associato, casomai non fosse già chiaro prima, a quello di autentici criminali già sottoposti a procedimenti analoghi, come Slobodan Milošević (l’ex presidente serbo morto in carcere all’Aia durante il processo nel marzo del 2006) o Ratko Mladić (il macellaio di Srebrenica).
Nel finesettimana, alla CNN Khan ha ricordato anche la vicenda dell’ex leader liberiano Charles Taylor. «Tutti loro erano individui potenti; eppure, si sono trovati nelle aule dei tribunali». Putin è il terzo presidente in carica ad essere oggetto di un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale, dopo Omar al-Bashir in Sudan e Muʿammar Gheddafi in Libia. È sempre più costretto all’angolo. Vittima degli errori che egli stesso ha compiuto e di errori che si sono trasformati via via in crimini. Leader-paria di un paese in decadenza e isolato, avvolto da un tremendo vittimismo e da una narrativa distorta degli eventi. La tecnica della terra bruciata non l’ha aiutato. I crimini contestati dalla Corte Penale Internazionale – che i magistrati devono sottolineare essere “alleged”, presunti, nonostante l’ammontare di prove contro gli interessati – lo accomunano ai grandi criminali del secolo scorso.
Amedeo Gasparini