Un concorso ricco – e vagamente schizofrenico nel suo assemblaggio – della 79.ma Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia prende il via con la trasposizione di White Noise di Don DeLillo ad opera di Noah Baumbach. Un adattamento molto fedele al testo originario, forse troppo, che privilegia passaggi di enorme efficacia su carta ma di dubbia utilità su grande schermo. L’insistenza su un registro esasperato e grottesco, con più di un riferimento allo stile di Wes Anderson, finisce per prevalere sull’esplorazione dei sorprendenti punti di contatto con l’attualità di un romanzo per molti versi profetico.
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