Il Covid-19 si è esteso in tutto il pianeta ad una rapidità impressionante: ha certificato le diverse reazioni di diversi popoli di fronte all’emergenza, ha punito maggiormente chi non ha rispettato le regole della convivenza civile (per cui stando a casa, chi può, fa innanzitutto un favore a se stesso prima che agli altri), ha dimostrato che se c’è un obiettivo comune è possibile fare sforzi straordinari (costo: il benessere economico) per fronteggiare il grande nemico.
In Repubblica Ceca il settore secondario ha sofferto e soffrirà molto, ma l’idea di aver un malessere economico nel lungo termine anziché nel breve, ha spinto l’ultra maggioranza dei cittadini a rispettare le misure del governo: libertà di movimento sospesa e ripristinata in tempi rapidi. Il rispetto delle regole è quantomeno dovuto per puro egoismo e spirito di sopravvivenza: prima si rispettano le regole, prima il virus verrà arginato, prima si tornerà al lavoro e l’economia, piano piano, ripartirà.
Non sarà mai un decreto governativo a stabilire l’inizio o la fine della pandemia. Nelle scorse settimane molti paesi hanno visto rinnovarsi periodicamente i periodi di isolamento dei propri cittadini, nonché strette sui controlli, chiusure e limitazioni. Non è una data e un bollo del ministero che sancisce la morte del virus. Non appena è dichiarato il “liberi tutti”, è possibile riprecipitare nella spirale infettiva.
Il virus non conosce confini o frontiere: acchiappa potenzialmente tutti, dai malati ai sani, dai ricchi ai poveri, dai religiosi agli atei, dagli sciocchi ai savi. Il virus è uguaglianza e ciò che impone l’uguaglianza dall’alto (che siano ideologie totalitarie, leggi disumane o quant’altro) d’imperio o per decreto, alla fine non fa altro che eliminare la libertà individuale. Il bene più prezioso che abbiamo, l’ossigeno che ci è mancato in questi mesi.
Amedeo Gasparini