Tutti a casa davanti a Internet o con un libro in mano. Nel primo caso, il traffico è aumentato notevolmente in Repubblica Ceca, mentre a proposito del secondo device – quello analogico – si può tranquillamente dire che i cechi sono un popolo che legge molto a prescindere dal Covid-19. Oggi è un mese esatto dal cosiddetto lockdown, ma fino ad un mese fa, le carrozze della metropolitana di Praga erano piene di gente, di tutte le età, con un libro in mano.
Quasi tutti. Il pendolarismo dei più veniva dunque allietato dalla lettura di un bel libro di carta; e, in alcuni casi, anche di un giornale. Spettacolo che non si vede più nelle capitali europee d’Occidente: non che i cechi non abbiano gli smartphone, ma culturalmente sono affezionati ai loro libri. I cechi leggono molto: a differenza di altre culture, non è dunque un “sacrificio” imbracciarli per più ore al giorno.
La pandemia è anche un’ottima occasione per riscoprire antichi e dimenticati autori e poeti seppelliti nel frenetico ritmo della vita degli anni Venti del Duemila: troppo di corsa per rileggere attentamente la letteratura boema e morava. Per i più volenterosi, la pandemia che si abbatte oltre le finestre nelle proprie case, la permanenza forzata “chez soi” è l’ultima chance per leggere quei tomi che mai, nella frenesia della vita quotidiana in condizioni normali, verrebbero letti.
La quarantena induce il lettore paziente e volenteroso ad impugnare gli enormi volumi che altrimenti non verrebbero mai letti. E mentre le librerie e i librai soffrono anche in Repubblica Ceca, in molti hanno previsto che non ci sarà una ripresa prima di Natale, periodo tradizionalmente piuttosto florido per il settore editoriale.
Amedeo Gasparini