Oramai non fanno neppure più notizia le lunghe code fuori dai supermercati: molti cittadini per tutta l’Europa si sono quasi abituati a mantenere una distanza ragionevole tra di loro, nei rarissimi momenti di libertà – quasi fosse l’ora d’aria riservata ai carcerati – fuori dalle mura domestiche. A Praga, tuttavia, di code di fronte ad ogni negozio non se ne vedono tante al momento.
Laddove le catene umane si ammassano fuori dalla bottega del macellaio, piuttosto che dalla filiale bancaria, un metro e mezzo abbondante è rispettato da tutti i cittadini. Non serpeggia il panico nelle strade praghesi, ma i passanti sono pochi e spesso con il cane al guinzaglio. Talvolta, anche nella capitale ceca si vedono i “corridori della domenica”, aggiratori professionisti dei controlli polizieschi che si improvvisano sportivi pur di uscire di casa.
Anche le auto in circolazione sono pochissime: le lunghe colonne di Škoda che nei giorni lavorativi, in tempi “normali”, si ammucchiano ordinatamente al semaforo, sono scomparse. Škoda sta alla Repubblica Ceca come Fiat sta(va) all’Italia: è “l’auto nazionale”. Oggi non sono tante quelle che spavaldamente corrono sul manto stradale: molte riposano silenziosamente nei parcheggi all’aperto sotto i palazzi del centro; così come i taxi.
Le strade vengono disertate da praticamente tutti i cittadini: ogni uscita è una “toccata e fuga” verso un luogo preciso. Gli spettacoli del “grande vuoto” delle piazze, anche a Praga, conferiscono tristezza; anche quando si è protetti e sigillati nel calduccio delle proprie abitazioni. Non c’è ancora il deserto totale tra le strade praghesi, ma lo scenario romano, piuttosto che parigino o newyorchese, è probabile che sia prossimo.
Amedeo Gasparini