L’amore non è un problema, come non lo è un veicolo: problematici sono soltanto il conducente, i compagni di viaggio e la strada. (Kafka)
Viaggiare vuol dire spostarsi e spostarsi vuol dire usare un mezzo di trasporto, tranne le navi e gli aerei (ma faceva mostra di sé un drone che non ti aspetti, grande come un aliante…), o alla maniera antica, piedi e animali, tutto il resto c’è all’Alpine Mobility Days, evento che si sta svolgendo a Biasca, nei capannoni, sui prati e sugli spiazzi delle Officine, con lo sfondo della cascatella di Santa Petronilla. Bici e moto-ciclette (anche un divertente quadriciclo ibrido del 2000 che si può provare come tanti altri veicoli) monopattini, auto, trattori, treni e locomotive, bus, vecchi e più recenti e la nostra mitica “posta” anche con un esemplare in stile diligenza… Di varia foggia ed epoca con il Museo dei Trasporti di Lucerna come ospite d’onore che ha portato macchine elettriche. L’itinerario ferroviario conduce dalla locomotiva a vapore del 1910, Tigerli, sulla quale si può assaggiare per pochi minuti l’ebbrezza di un viaggetto tra fuochista e manovratore (che caldo! Pensando a chi un tempo ci doveva lavorare con fiamme e mucchi di carbone) al nuovissimo Giruno che circolerà da dicembre.
Tra i treni storici si segnala anche il famoso “Coccodrillo” degli anni Venti, verde e dal muso che effettivamente richiama il grande rettile anfibio. Si possono visitare nella loro lunghezza i vagoni con il ristorante del treno storico della linea Mendrisio Valmorea, restaurato con i suoi legni e poltrone splendenti. L’intenzione del Club del San Gottardo sarebbe di rimetterlo in funzione ad uso turistico. Presente anche un modello della Centovallina. Si sale pure sul Giruno, elegante, con spazi più ampi in prima e seconda classe (rubacchiati alle toilette), la possibilità per chi è in sedia a rotelle (ed è per la Svizzera una prima) di accedere senza alcun aiuto, funzionale e dal design accattivante in ogni sua parte, persino nei portarifiuti. Ma a sollecitare l’irrefrenabile curiosità dei bambini è la cabina di guida completamente digitalizzata, con cloche e video (per vedere ovunque), riempite di icone come quella di un aereo, sensori speciali non permetteranno di rimanere incastrati nelle porte. Tra cargo e altri mezzi, spicca un parente del giapponese Doctor Yellow, pure lui giallo, un treno tecnico adibito alle riparazioni, ma dato che la rete ferroviaria svizzera è infinitamente più piccola di quella nipponica, non viaggia in continuazione, ma sta fermo in punti strategici; ce n’è anche, mi hanno detto, una versione rossa per gli incendi.
Lasciando i treni, il parco auto è molto vario, di lusso, sportive, bizzarre, primitive o modernissime. Con particolare attenzione all’ecologico, ad energia solare. Se pensate che l’auto elettrica sia un’innovazione degli ultimi tempi, ebbene vi sbagliate. Già nel primo Novecento se ne producevano, più silenziose, pulite, velocità simile a quelle che andavano a benzina e soprattutto bastava schiacciare un bottone per metterle in moto. Eppure, furono soppiantate, ma tornarono durante la Seconda guerra mondiale a causa del razionamento della benzina… Fino ad arrivare ai giorni nostri con le necessità ben note. In mostra si trovano diversi esemplari come la Triebelhorn del 1908.
Tra i modelli dalla foggia stravagante l’auto da corsa Spirit di Bienne del 1993 o la Pac Car II, record mondiale di rapporto durata e consumo. Si può passare ancora da una fiammante Ferrari al microlino, alla vettura elettrica a tre ruote. E bus gialli e scuola bus blu e trattori sui quali i piccoli sono felicissimi di poter salire.
Io ci sono andata ieri, sabato, e devo dire con mia sorpresa non c’era molta gente, famiglie, turisti svizzero tedeschi… Ma il tutto senza folla o ressa. Il che a me personalmente fa piacere, non sarà stato lo stesso per gli organizzatori. Venerdì c’erano le scolaresche. Oggi è da verificare… Dalle 10 alle 18.