Commento

Dialogo tedesco-napoletano tra Croce e Hegel

Indagini su Hegel (Adelphi 2024) di Benedetto Croce raccoglie una serie di scritti dedicati al filosofo tedesco Georg Wilhelm Friedrich Hegel. L’opera, breve, si apre con una novella che rappresenta il culmine del confronto intellettuale tra due tradizioni filosofiche. Ambientata sul finire dell’estate del 1831, narra l’incontro tra il giovane napoletano Francesco Sanseverino e il filosofo di Stoccarda. In un’appassionata requisitoria, dove «la veemenza scaturisce da un’amorosa devozione», il giovane critica alcuni aspetti del sistema hegeliano, in particolare la “Filosofia della storia”. Contesta la negazione dell’unità tra filosofia e storia. Hegel, pur riconoscendo le obiezioni, confessa di non avere più la forza di rimettere in discussione un’opera nata «non da lui ma dall’ispirazione e dalla necessità». Il filosofo morirà poco dopo, stroncato dal colera.

La scelta di Croce di trasformare il confronto filosofico in una novella (datata 1948) rivela un suo animus romanzesco. Ciò gli permette di compendiare con «passione e miracoloso nitore» e ciò che lo attraeva sia ciò che lo distaccava dal pensiero hegeliano. Il periodo post-bellico vede il Croce impegnato su due fronti. Da un lato sviluppa una critica all’esistenzialismo, considerato una forma di irrazionalismo. Dall’altro riesamina i principi fondamentali della propria filosofia – a partire dal concetto di progresso – attraverso il confronto con Hegel. Questo duplice movimento si manifesta sia nella novella, sia nel saggio sulle origini della dialettica che l’accompagna. Per Croce, Hegel rappresenta un maestro non solo di filosofia, ma anche di vita morale. Non è casuale che il filosofo partenopeo veda un legame profondo tra «il popolo tedesco e il popolo napoletano». Li definisce «due popoli filosofici» che «sono stati eletti da Dio per svolgere lo stesso compito».

Come sottolinea Michele Ciliberto nella prefazione del volume, se per Hegel era impossibile fare filosofia senza conoscere Baruch Spinoza, lo stesso vale per Croce con Hegel. «Non si può pensare senza Hegel, senza confrontarsi con le sue scoperte». Il confronto con il pensatore tedesco diventa «necessario, ineludibile». Tanto che per Croce «il tempo della filosofia è sempre il tempo di Hegel». Centrale nella riflessione crociana è la concezione dell’individuo come somma delle proprie azioni. Ogni persona «coincide con quello che ha fatto, che coincide a sua volta con quello che ha scritto, cioè con il suo lavoro, con la sua opera». Il lavoro stesso assume per Croce una funzione terapeutica «contro il rischio della dispersione e della perdita di sé». È significativo che, pur riconoscendo che «la dialettica fu veramente una propria creazione di Hegel», Croce mantenga questa visione fluida e non dogmatica del pensiero filosofico.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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