In un periodo in cui potevo solo fantasticare di ferrovie in tutto il mondo guardando i documentari di Eisenbahn Romantik, la trasmissione della tv tedesca ha presentato l’anno scorso due ferrovie-museo a poca distanza da Hannover e raggiungibili con il Niedersachsen Ticket.
Il biglietto dà la possibilità di viaggiare una giornata intera con i treni locali e molti mezzi pubblici cittadini in tutta la regione. Qui mi costa 23 euro. È uno svantaggio essere da solo, perché in due avremmo pagato 28. In tre 33. In quattro 38. In cinque 43. Più si è meno si spende. Così, in molte occasioni è più conveniente dell’auto. L’introduzione dei biglietti regionali (Länder Tickets, ce n’è uno per regione) incoraggia l’uso del treno rispetto al mezzo privato.
Sabato 15 agosto 2020 avevo scoperto che il programma, a cura delle associazioni che gestiscono le ferrovie museo, prevedeva appuntamenti la domenica 16 e poi altre date in settembre, ma visto che qui in settembre è già autunno… mi sono preparato lo zainetto.
Prendendo il regionale delle 10.20 da Hannover sono sceso a Eystrup alle 11.03. Villaggio tranquillo semiaddormentato nel mezzo della campagna basso-sassone. Domenica mattina, deserto. Non ci sono neanche tanti passeggeri per il Kaffkieker, penso che la preoccupazione di non trovar posto perché non avevo prenotato su internet fosse esagerata. La partenza del Kaffkieker è prevista alle 11.15 dal binario parallelo alla linea principale Hannover-Brema che si trova a una trentina di metri di distanza.
Nella breve attesa passeggio giusto il tempo per scoprire che la casa vicina alla stazione era decenni fa l’ufficio postale dove nel 1951 è stato recapitato un pacchetto bomba che è costato la vita a una persona mentre contemporaneamente a Brema ne esplodeva un altro.
Per fortuna che era un posto tranquillo! Ma il 1951 è lontano e adesso gli attentati si fanno in maniera diversa.
Il Kaffkieker è una automotrice del 1959 con due motori diesel, dipinta di blu e panna; viaggia sullo scartamento normale di un metro 43 centimetri e mezzo.
Effettua il servizio dal 2007, una domenica sì e una no nella bella stagione tra le feste del primo maggio e del 3 ottobre, data della riunificazione della Germania (1990), tra le stazioni di Eystrup sulla linea Hannover-Brema e Syke sulla linea Brema-Osnabrück. Praticamente un collegamento longitudinale non più usato dalle ferrovie tedesche tra le due arterie di traffico principale. Inoltre ci sono corse aggiuntive in determinati periodi o feste speciali. La parola Kaffkieker proviene dal dialetto della Germania del nord ovest, a dire il vero una lingua vera e propria (Plattdeutsch o Niederdeutsch, basso tedesco a differenza della lingua ufficiale Hochdeutsch o altotedesco) simile all’olandese che probabilmente deriva dalle parlate dei mercanti della Lega Anseatica. Significa più o meno “quello che si ferma in ogni paese”.
Partiamo, oltre a me pochi passeggeri, noto un prete con un’anziana signora, probabilmente la mamma. Il biglietto si fa a bordo. 6 euro per il percorso da Eystrup a Syke con possibilità di fermate intermedie. Naturalmente su questo treno non vale il Ticket delle ferrovie tedesche, le ferrovie museo si finanziano anche grazie a questi pur modesti introiti.
I primi minuti il veicolo si incunea in un boschetto, solo alberi da ambedue le parti, il binario in mezzo, il treno immerso nel verde.
A Hoya si attraversa il fiume Weser, per pochi attimi, a destra il castelletto dei conti di Hoya, del 1213. Oggi appartiene alla municipalità.
Poi di nuovo in un boschetto. E campagna.
Alla stazione Bruchhausen-Vilsen arriviamo come da orario a mezzogiorno in punto. C’è la possibilità di scendere per fare un giro sulla seconda ferrovia museo, la Bruchhausen Vilsen-Asendorf, circa 8 km a scartamento ridotto, i binari dunque sono più stretti della norma: 1 metro. Più tardi riprenderò il Kaffkieker per finire l’altra tratta. È organizzato proprio in modo da dare la possibilità di viaggiare su ambedue le ferrovie-museo.
La mini ferrovia da Bruchhausen-Vilsen è la prima ferrovia museo della Germania, fondata da quattro appassionati nel 1964 con l’obiettivo di preservare la linea locale esistente da più di 100 anni che sarebbe probabilmente stata vittima della politica dei “rami secchi” e salvaguardare la conoscenza della tecnica del passato per le generazioni future. L’inaugurazione del percorso museale, con il primo treno da Bruchhausen Vilsen fino ad Asendorf, si tenne il 2 luglio 1966. Sull’esempio di ferrovie museo create dapprima in Gran Bretagna, Danimarca e Svezia l’idea era rivoluzionaria. Non si voleva solamente esporre dei veicoli, ma farli vivere, quindi con dei piccoli viaggi il treno doveva muoversi e seguire regole e segnaletica come in tutte le ferrovie, un treno insomma vero e proprio, non un ammuffito pezzo da museo e basta. Oggi più di mille persone sono iscritte all’associazione, non tutte membri attivi. Ci sono per fortuna anche molti giovani. Il loro motto è offrire un’esperienza, non solo un trasporto da una meta all’altra.
La società è in possesso di locomotive a vapore che portano vagoni storici con interni in legno restaurati degnamente e adeguatamente. Inoltre hanno un’automotrice rossa, a trazione diesel, dei primi anni ‘50. Un tipico veicolo del dopoguerra, semplice, di quando bisognava ricostruire il Paese, ma coi sedili imbottiti. La tecnica di questo veicolo è ancora quella degli anni 30: è stato comprato dall’associazione; effettuava servizio nella piccola ferrovia dell’isola frisone di Juist.
La società si tiene in vita con la vendita dei biglietti che però non sono sufficienti a coprire i costi. A questi si aggiungono gli importi dei membri che quindi sacrificano non solo il loro tempo ma anche del denaro per la loro passione e soprattutto per rendere vivibile l’esperienza ai visitatori. In occasioni e progetti speciali qualche finanziamento pubblico. Importanti poi le donazioni private o eventuali sponsorizzazioni.
Nell’attesa della partenza, ho un paio di ore, faccio una passeggiata in paese, vicino alla chiesa di S. Cyriakus del 1218, originariamente costruita in stile romanico, con intorno qualche angolo pittoresco sottolineato dal ciottolato. Delle fontane invitano a bere acqua fresca. Ma certo, ecco dove avevo già sentito il nome Vilsen: in questa regione in tutti i supermercati si trova la marca di acqua Vilsa, quante volte l’ho bevuta senza sapere da dove veniva: ora lo so. Da Bruchhausen-Vilsen.
Nella stazione i membri dell’associazione gestiscono un ristorante, si trova la biglietteria (dove acquisto l’andata/ritorno per Asendorf a 11 euro) e un piccolo museo. Nell’area della stazione si può vedere una ferrovia da giardino e un caffè dove i vassoi con le bevande vengono portati ai tavolini da un treno modellino, il numero del tavolo corrisponde a una stazione; la locomotiva a vapore Bruchhausen è situata come decorazione in mezzo alla rotatoria; è stata costruita nel 1899 nelle officine meccaniche Hanomag di Hannover, ed era lei che ha fatto i primi viaggi sulla linea a inizio secolo e anche il primo viaggio turistico del 1966, alla ripresa. Un’altra della vecchia guardia ancora funzionante è la Hoya pure del 1899 e realizzata ad Hannover nella stessa fabbrica; ce n’è una prodotta da una storica fabbrica, la Henschel di Kassel del 1927, e un’altra, la Franzburg del 1894 della ditta Vulcan di Stettino (oggi in Polonia). Quella che ci trainerà oggi è la Hermann del 1911 della Hohenzollern a Düsseldorf.
Nell’officina, dove i membri dell’associazione riparano i veicoli quando serve, si possono inoltre ammirare resti di caldaia di locomotive e dei carrelli speciali chiamati Rollbock che servono a caricare e trasportare su binari a scartamento ridotto vagoni merci con il carrello a misura standard. In passato si utilizzavano per il trasporto di carbone e di bestiame.
In 46 anni la collezione ha superato il centinaio di veicoli storici di diverse ferrovie locali tedesche, oramai sparite, comprese locomotive a vapore, automotrici, locomotive a trazione diesel, carrozze passeggeri finemente restaurate sia internamente che esternamente, vagoni merci, vagoni portabagagli, carrozze di servizio e ancora carrelli.
Anche il trenino a vapore parte in orario, non che faccia una gran differenza, siamo qui per divertirci, però sempre meglio così che in ritardo. Lasciamo la stazione, a bordo qualche famiglia con bambini che se la spassano, il prete con la mamma, qualche appassionato di ferrovie come me che ascolta attentamente soprattutto quando si parla di storia ferroviaria cioè di una parte della storia senza la quale la nostra società non sarebbe quella che è diventata, che piaccia o no e poi si parla di tecnica, ingegneria. La locomotiva a vapore, come ripete sempre Hagen von Ortloff, il creatore della popolare trasmissione sui treni e ferrovie diventata di culto, è un essere vivente che si muove grazie all’interazione fisica del macchinista e del fuochista; i veicoli diesel o elettrici si mettono in moto con un giro di chiave e via, qui invece c’è molta più fisicità, le badilate di carbone da buttare in caldaia, l’acqua da riempire, le azioni molto corporali.
Attraversiamo il parco, con diverse specie di alberi, dove si svolgono manifestazioni culturali, d’arte e canore.
Soprattutto in primavera-estate si tengono concerti. Una attrazione particolare è diventata “Musik im Park”, Musica nel parco, con la partecipazione di gruppi blues, rock e folcloristici irlandesi. Il concerto di Pentecoste prevede per tradizione una pausa in cui tutti bevono insieme il caffè preparato su dei grandi calderoni. Non garantisco la qualità, ma l’atmosfera che ho percepito guardando un video merita.
Ai margini del parco si trova un percorso di minigolf, una piscina riscaldata funziona da maggio ad agosto, la pista di pattinaggio su ghiaccio da dicembre a febbraio.
Il Vilser Holz è un bosco che offre numerosi sentieri per passeggiare e percorsi vita per esercizi fisici.
Nonostante ci trovassimo in una delle regioni più piatte della Germania, proprio qui l’inizio dell’itinerario è in salita. Da passeggero quasi non ci si accorge. Ma per la locomotiva e per i macchinisti questo significa fatica aggiuntiva, più carbone da gettare a badilate nella caldaia per tenere la velocità su un tratto con pendenza del 50 per mille. A proposito questa è da passeggio, non superiamo mai i 25-30 chilometri all’ora. I dondolii e gli scuotimenti di altri treni a vapore più veloci sono limitati. I battimenti dei cilindri, lo sferragliamento e lo sbuffare del fumo ci accompagnano dolcemente.
Proprio per una curiosità tecnica legata alla salita il prete mi rivolge la parola chiedendomi se sono del posto. Rispondo che vengo dall’Italia. La prima replica del prete è una domanda sulle montagne dove andava in vacanza Giovanni Paolo II. Il Cadore. La seconda battuta del prete è più sorprendente: ma dove è sepolto Mussolini? Rispondo anche a questa domanda. Riesco a celare la mia sorpresa per il fatto che un prete tedesco con anziana mamma nel mezzo di un bosco della Bassa Sassonia abbia tali quesiti.
A metà strada Heiligenberg, c’è lo sdoppiamento dei binari per far incrociare due treni dalle due direzioni a binario unico. Fino ad Asendorf il viaggio dura tra 30 e 40 minuti. A volte il trenino ferma per permettere agli appassionati di fotografare. Una consuetudine in Germania (non permessa per esempio in Gran Bretagna) è il “finto passaggio”: si fanno scendere i clienti, il treno indietreggia di qualche centinaio di metri e poi ritorna, così può essere filmato l’arrivo. Qui non è comunque prevista. Poco male.
Il tragitto è seguito da un mezzo dei pompieri. Il pericolo che il fumo e soprattutto dei tizzoni possano far scoppiare incendi non è da sottovalutare specialmente in periodi secchi. Quindi è un obbligo per legge che i viaggi a vapore oggigiorno siano seguiti da pompieri. Sulle linee più lunghe con locomotive più potenti, i pompieri servono anche per rifornire d’acqua il cavallo di ferro visto che le infrastrutture adatte come per esempio le cisterne d’acqua quasi non esistono più.
All’arrivo ad Asendorf i membri dell’associazione aprono le porte di una rimessa dove si può ammirare l’automotrice T41 chiamata comunemente “il bus su rotaie alla Wismar”, in quanto proveniente dall’omonima fabbrica di carrozze; qui è simpaticamente soprannominata “Maus”, topolino, in altre situazioni l’ho sentita chiamare “Ameisenbär”, formichiere per la forma del suo muso, in altre ancora “Schweineschnäuzchen”, musetto di maialino. Degli anni 30. All’epoca aveva una buona redditività, poche spese, viaggiava in pareggio già con solo 5 passeggeri. Ha salvato di fatto molte piccole linee nel passato. A poca distanza anche un piccolo museo dell’automobile.
Ritorniamo a Bruchhausen-Vilsen e c’è il tempo tranquillamente per bersi una birra se uno lo desidera oppure un bicchiere di acqua Vilsa. È la fine dell’escursione a vapore. Dopo l’eventuale birra si può riprendere il Kaffkieker e terminare il tragitto verso Syke o tornare a Eystrup a seconda del proprio programma. Si attraversano bei paesaggi tra campagna, campi coltivati, bosco, aree poco densamente abitate. Anche un tratto dove il finestrino è al livello di radici di alcuni alberi in un boschetto in pendenza ai lati della ferrovia. Passiamo dei silos, il Kaffkieker fa risuonare il suo segnalatore acustico ad ogni incrocio con strade, perché quasi tutti i passaggi a livello sono senza spranga. Solo ad uno di questi il mezzo si ferma un paio di centinaia di metri prima e il macchinista scende e aziona manualmente una centralina per farlo chiudere. Lungo il percorso gente che fotografa. In Germania di fotografi ferroviari per diletto ce ne sono a vagonate. Il percorso offre un vario e ameno paesaggio che sorprende il visitatore. Dal Geest, una morfologia tipica di questa regione settentrionale paragonabile alle colline moreniche, a campi coltivati, valli e collinette che uno non si immaginerebbe guardando la piatta regione della Bassa Sassonia.
Si possono portare le biciclette, e fare l’andata in treno e il ritorno a pedali. Basta solo avvertire prima di salire a bordo. Nei dintorni ci sono molte piste ciclabili e vari itinerari compresa la pista lungo il fiume Weser che ho già avuto modo di descrivere in un mio precedente racconto.
Siamo quasi a Syke. Se uno è venuto stamattina a Eystrup in auto è chiaro che deve ritornare a prenderla. Io, non avendo questo obbligo, vado fino al capolinea Syke e da lì ritorno col regionale per Osnabrück dove cambio per Hannover. La faccio un poco più lunga, ma passo tratti di ferrovia diversi. Che cambio di marcia su uno dei moderni regionali! Sicuramente è più veloce e si agita meno, i binari sono più moderni. Però il fascino retrò è perduto, qui non si possono neanche aprire i finestrini; a me piacciono anche i treni moderni, non solo quelli storici, ma ciò che mi dà fastidio è che qui dentro sparano l’aria condizionata a palla. Certo per loro 27 gradi equivale ad un’ondata di calore, la gente sbuffa. Io mi avvolgo in un foulard, gettandolo anche su testa e faccia. Scendo a Osnabrück.
La stazione di Osnabrück ha la particolarità di avere binari perpendicolari tra loro a livelli diversi dove fermano i treni in direzione est-ovest, per esempio locali transfrontalieri che arrivano a Hengelo in Olanda oppure l’IC Berlino-Amsterdam, e treni nell’altra direzione nord-sud. Anche l’edificio della stazione è particolare. Il frontone non è né parallelo né perpendicolare ai binari, ma di sbieco. Due ali invece seguono le due direzioni di binari. Durante il tragitto per tornare a Hannover vedo dei cerbiatti e su paletti di una rete di demarcazione due poiane. Direi che per oggi basta così.