Se un uomo molesta una donna non fa notizia. E se fa notizia dura poco. Se una donna molesta un uomo non solo fa notizia ma diventa virale e tiene banco per giorni se non settimane. È la chiara equazione che risulta dagli ultimi due scoop che hanno interessato il movimento #MeToo: prima la notizia di Asia Argento che avrebbe molestato il giovane attore Jimmy Bennett, ora quella di Les Moonves numero uno della rete americana Cbs, una delle figure più potenti del panorama televisivo americano, che si dimette travolto dallo scandalo delle molestie sessuali. Mentre la notizia di Asia Argento è rimasta tra le notizie top di tutti i siti italiani per giorni con una forte eco anche oltre confine, in poche ore quella di Les Moonves è subito finita tra le ultime delle homepage delle maggiori testate nazionali. Eppure, dopo il produttore di Hollywood Harvey Weinstein, il CEO della Cbs è forse la vittima più illustre dell’azione di denuncia portata avanti dal movimento #MeToo. Due pesi e due misure, siamo così abituati ormai a queste notizie, poi in fondo Les Moonves si è anche giá dimesso (all’alba dei suoi 68 anni e una carriera invidiabile alle spalle), perché parlarne a lungo?
Mentre su Asia Argento si sono spesi fiumi di inchiostro ancor prima di sapere se le accuse del giovane attore Jimmy Bennett fossero fondate. Certo la notizia era stata data dal New York Times, voce autorevole perché non crederle, ma la gogna mediatica con relative espulsioni da X Factor e altri programmi non è stata forse un tantino al di sopra delle righe rispetto a tanti altri trattamenti più gentili riservati in passato agli uomini? Sia chiaro, personalmente non ho mai stimato Asia Argento, nemmeno quando si è eretta ad una delle paladine del movimento #MeToo e non mi è piaciuta l’attenzione che si è riservata a lei come persona e al suo trascorso a discapito del movimento che è invece sacrosanto e il nuovo caso di Les Moonves lo dimostra. Tra l’altro ad accusarlo non è una ma sono una decina di donne, sei di loro lo hanno fatto dalle pagine del New Yorker.
Oggi siamo abituati a dare credito alle persone, meno a ciò che rappresentano. Contano più le personalità, meno le idee. E la politica in questo è una chiara cartina tornasole. Ma il mondo della cultura e della società non fanno eccezione e così se cade Asia Argento qualcuno pensa di poter far cadere o gettare in cattiva luce l’intero movimento. Non è così, le idee restano, ad andare semmai sono le persone. E il nuovo caso Les Moonves ne è una prova, sempre di più le donne troveranno il coraggio di denunciare pubblicamente gli abusi che subiscono. Semmai quello che parimenti deve cambiare è lo sguardo dei media e dell’opinione pubblica perché la caccia alle streghe signori miei è finita da tempo. Fatevene una ragione.
Natascha Fioretti
Se un uomo molesta una donna non fa notizia. E se fa notizia dura poco. Se una donna molesta un uomo non solo fa notizia ma diventa virale e tiene banco per giorni se non settimane. È la chiara equazione che risulta dagli ultimi due scoop che hanno interessato il movimento #MeToo: prima la notizia di Asia Argento che avrebbe molestato il giovane attore Jimmy Bennett, ora quella di Les Moonves numero uno della rete americana Cbs, una delle figure più potenti del panorama televisivo americano, che si dimette travolto dallo scandalo delle molestie sessuali. Mentre la notizia di Asia Argento è rimasta tra le notizie top di tutti i siti italiani per giorni con una forte eco anche oltre confine, in poche ore quella di Les Moonves è subito finita tra le ultime delle homepage delle maggiori testate nazionali. Eppure, dopo il produttore di Hollywood Harvey Weinstein, il CEO della Cbs è forse la vittima più illustre dell’azione di denuncia portata avanti dal movimento #MeToo. Due pesi e due misure, siamo così abituati ormai a queste notizie, poi in fondo Les Moonves si è anche giá dimesso (all’alba dei suoi 68 anni e una carriera invidiabile alle spalle), perché parlarne a lungo?
Mentre su Asia Argento si sono spesi fiumi di inchiostro ancor prima di sapere se le accuse del giovane attore Jimmy Bennett fossero fondate. Certo la notizia era stata data dal New York Times, voce autorevole perché non crederle, ma la gogna mediatica con relative espulsioni da X Factor e altri programmi non è stata forse un tantino al di sopra delle righe rispetto a tanti altri trattamenti più gentili riservati in passato agli uomini? Sia chiaro, personalmente non ho mai stimato Asia Argento, nemmeno quando si è eretta ad una delle paladine del movimento #MeToo e non mi è piaciuta l’attenzione che si è riservata a lei come persona e al suo trascorso a discapito del movimento che è invece sacrosanto e il nuovo caso di Les Moonves lo dimostra. Tra l’altro ad accusarlo non è una ma sono una decina di donne, sei di loro lo hanno fatto dalle pagine del New Yorker.
Oggi siamo abituati a dare credito alle persone, meno a ciò che rappresentano. Contano più le personalità, meno le idee. E la politica in questo è una chiara cartina tornasole. Ma il mondo della cultura e della società non fanno eccezione e così se cade Asia Argento qualcuno pensa di poter far cadere o gettare in cattiva luce l’intero movimento. Non è così, le idee restano, ad andare semmai sono le persone. E il nuovo caso Les Moonves ne è una prova, sempre di più le donne troveranno il coraggio di denunciare pubblicamente gli abusi che subiscono. Semmai quello che parimenti deve cambiare è lo sguardo dei media e dell’opinione pubblica perché la caccia alle streghe signori miei è finita da tempo. Fatevene una ragione.
Natascha Fioretti