Amos Oz, uno degli scrittori israeliani più celebri e tradotti in tutto il mondo, è morto a 79 anni. Da tempo era malato di cancro. «Il mio amato padre è spirato a causa di un tumore, poco fa, dopo un rapido deterioramento, nel sonno ed in pace, circondato dalle persone che lo amavano», ha scritto su Twitter la figlia di Amos Oz, Fania.
Cittadino appassionato, l’autore di Una storia d’amore e di tenebra, di Giuda e di Cari Fanatici (l’ultimo libro uscito in Italia per Feltrinelli) era arrivato ad ipotizzare la necessità di un esame da far sostenere ai cittadini«prima di votare».
Riportiamo di seguito la recensione del romanzo La vita fa rima con la morte, pubblicata nella rubrica Millelibri di Michele Fazioli nell’edizione del 22 settembre 2018 dell’Osservatore Magazine.
Quando lo scrittore fa il “voyeur”
Ha appena compiuto 10 anni un romanzo breve e notevole di Amoz Oz, e vale la pena leggerlo o rileggerlo. Einaudi lo tradusse nel 2008, pochi mesi dopo la sua uscita in Israele. È una specie di gioco letterario, in cui realtà e finzione si mescolano, anche se poi la realtà narrata, essendo solo immaginata, è a sua volta non vera… Del resto inventare delle storie immaginate attorno a personaggi veri è una tentazione che appartiene un po’ a tutti, ma solo nel pensiero. Certi autori, avendone il talento, le scrivono. La cosa capita allo scrittore israeliano finto inventato dallo scrittore israeliano vero Amos Oz, il quale presta la propria immaginazione alla sua creatura di carta, che a sua volta compie una operazione simile: in una calda sera d’estate, dovendo egli sobbarcarsi, come capita agli scrittori, una pubblica presentazione e lettura delle proprie opere, l’autore giunge per tempo nella cittadina quieta, mangia in un bar e sogguarda la cameriera, subito immaginando storie per lei. Finalmente si siede al tavolo ufficiale, dove stanno relatori dotti e noiosi e una lettrice di brani dello scrittore. Lui li ascolta, trasognato e rassegnato: “…lo scrittore è ormai intento alla sua solita furbata: le due mani contro le tempie (una posa che ha appreso da suo padre, funzionario diplomatico), smette di ascoltare e incomincia a vagare con lo sguardo per la sala, a rubare al pubblico e contraccambiare con un’espressione vuoi cupa vuoi concupiscente vuoi disperata, pescando l’immagine di due gambe accavallate che si distanziano un momento per poi riprendere la posizione, raccogliendo una chioma canuta e spettinata. Prendendo nota di una faccia attenta, come in preda a una passione ansiosa, individuando una chiazza di sudore brillante che affonda nello spazio fra due seni… Mentre qui ecco in sesta fila questa bella ragazza abbronzata con un top verde e la mano che inavvertitamente passa per un momento con le sue lunghe dita sulla spalla. È un po’ come se questo scrittore li stesse borseggiando mentre loro sono immersi nei meandri della sua opera…”. Lo scrittore comincia dunque a saccheggiare segretamente figure, volti e gesti e poi, uscendo nella notte calda e passeggiando a lungo nelle strade deserte illuminate da fioche luci, inventerà delle possibili storie per ognuno di quei personaggi, intrecciandosi talvolta a qualcuna di esse, per esempio la timida lettrice adorante dei suoi testi: non è vietato inventarsi persino una notturna seduzione nella camera da nubile della ragazza, sotto gli occhi placidi di un gatto… La trama fra realtà e finzione è sapientemente tessuta con fili narrativi incuriositi, minuziosamente indagatori.