Cosa significa insegnare senza essere fisicamente in un’aula scolastica o universitaria? E in che modo è possibile fare tesoro di modalità “da remoto” in situazioni educative che richiedono l’interazione fisica e visiva?
Paolo Vittoria, professore associato di Pedagogia generale e sociale all’Università di Napoli Federico II, nell’eBook Educare a distanza (pubblicato da Marietti 1820 nella collana digitale iRèfoli) propone tre conversazioni con Marino Sinibaldi, direttore di Radio3, Roberto Farné, docente ordinario di Didattica generale all’Università di Bologna, e Simone Pieranni, giornalista del Manifesto ed esperto del mondo cinese.
Sugli autori:
Marino Sinibaldi, giornalista, critico letterario, scrittore, autore di programmi radiofonici storici come Fine secolo, Lampi, Supergiovani, Senza rete e Farenheit è anche l’ideatore di Radio Scuola, nata in un momento difficile in cui studenti e docenti non potevano trovarsi insieme in aula. Quel programma radiofonico, ricco di approfondimenti culturali per studenti e insegnanti, invita a ripensare la didattica a distanza e il rapporto tra radio, scuola ed educazione.
Roberto Farné ripercorre l’esperimento condotto tra il 1960 e il 1968 dal maestro Alberto Manzi con la trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi, che dagli schermi della Tv italiana consentì a oltre un milione e mezzo di italiani di accedere alla licenza elementare.
Simone Pieranni, giornalista de Il Manifesto, che alla luce dell’esperienza della Cina, Paese in cui ha vissuto dal 2006 al 2014, riflette sull’imponente sistema di controllo messo in atto mediante i big data e sulle ripercussioni dell’algoritmo nel campo dello scuola e della didattica a distanza.
Paolo Vittoria, professore associato di Pedagogia generale e sociale all’Università di Napoli Federico II, insegna anche all’Accademia di belle arti. Ha insegnato Filosofia dell’educazione ed Educazione popolare e movimenti politici all’Università Federale di Rio de Janeiro, in Brasile, ed è stato visiting professor all’Anglia Ruskin University, in Inghilterra, e all’Università di Sibiu, in Romania.