Commento

Elias Canetti, scrutatore di masse e identità

Il 14 agosto 1994, trent’anni fa, moriva a Zurigo Elias Canetti, una delle figure più complesse e controverse della letteratura del ventesimo secolo. Nato nel 1905 a Ruse, in Bulgaria, da una famiglia sefardita, trascorse la sua vita tra continui spostamenti, che plasmarono la sua identità e il suo lavoro. Dopo la prematura morte del padre nel 1912, con la famiglia si trasferì a Vienna, città che giocò un ruolo cruciale nella sua formazione intellettuale. Imparò presto l’inglese e il francese, ma fu il tedesco a diventare il suo mezzo prediletto di espressione letteraria. Una sorta di “rifugio” identitario, un legame paradossale – al tempo – tra la sua eredità ebraica e la cultura tedesca, in un’epoca di crescente antisemitismo. La vita di Elias Canetti fu caratterizzata da un costante stato di esilio. A Londra dal 1938 dopo l’annessione dell’Austria, cittadino britannico nel 1952, non si considerò mai completamente integrato.

La condizione di outsider, di estraneo, non a caso, è un tema centrale della sua opera. Scrutatore di popoli e identità, masse e solitudine, è dal sentimento di esilio totale e prolungato che contribuì a modellare la sua visione unica e critica delle dinamiche sociali del tempo. Ed è su queste tematiche che insistette – il suo unico romanzo, Die Blendung (in italiano: Auto da fé), pubblicato nel 1935, non ebbe subito successo. Il successo attorno al genere della saggistica si sarebbe però rafforzato negli anni Cinquanta e Sessanta. Masse und Macht (Massa e potere), pubblicato nel 1960 dopo trent’anni di ricerche, rimane il suo capolavoro. Imprescindibile per gli studi di Scienze politiche ancora oggi, spazia dall’antropologia, alla psicologia, fino alla sociologia e all’etologia, offrendo una visione complessa e interdisciplinare del comportamento collettivo. Un libro aperto a tutti, anche ai non esperti di questioni strettamente politiche.

Canetti era figlio di un secolo “di massa”. Sosteneva che una volta che l’individuo fosse inserito nella massa potesse temporaneamente liberarsi dalle sue paure e dalle restrizioni sociali. Ecco tracciato il cammino verso il conformismo, rafforzato dalle istituzioni e dal collettivismo. Ma Canetti ha scritto soprattutto aforismi, frammenti, pensieri in quaderni che costituiscono – per la profondità, le tematiche trattate e la regolarità – una sorta di grande autobiografia. In Elias Canetti c’è sempre la capacità di cogliere l’essenza delle persone con un tocco di causticità. Premio Nobel per la Letteratura nel 1981, Canetti mantenne sempre un profilo riservato. Rare le sue apparizioni pubbliche. Trascorse gli ultimi anni in Svizzera, dove continuò a scrivere instancabilmente coltivando il mito della figura enigmatica. Che con le sue prospettive attuali – tra potere, massa e identità come dimensioni della condizione umana – si conferma uno dei grandi saggisti, non scrittori, della seconda metà del Novecento.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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