Il 2 aprile scorso, presso il Literarisches Colloquium Berlin, affacciato sul Wannsee, si è svolto un incontro dedicato allo scrittore romeno Mircea Cărtărescu, poeta e romanziere più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura. Condotto in romeno con traduzione in tedesco, l’evento ha visto l’autore di Theodoros – pubblicato in italiano per il Saggiatore – dialogare con il suo traduttore Ernest Wichner. Cresciuto nell’assurdità del grottesco comunismo romeno e influenzato dalla cultura psichedelica degli anni Ottanta, Cărtărescu si è mostrato come un uomo calmo e sorridente. Quasi a voler alleggerire la complessità degli elementi che infonde nei suoi romanzi. Il protagonista del volume è l’imperatore Teodoro II d’Etiopia, alias Theodoros, figura storica che, prima del suo suicidio nella Pasqua del 1868, assediato dall’esercito coloniale britannico, pronuncia parole di rabbia e resistenza.
La sua accusa è pregnante: «Avete sottomesso le due Americhe, avete inghiottito la Cina in un denso fumo d’oppio che la divora fino al midollo delle ossa. Anche i pesci del mare fuggono dalle vostre navi, perché vedono che non sono le vele gonfie, ma il petrolio e il fumo nero a spingerle sull’acqua per mezzo della stregoneria tedesca. Ora tocca alla madre dell’umanità essere disonorata e saccheggiata dalla mia Africa nera». Il romanzo di Mircea Cărtărescu è un’epopea monumentale, intrecciata a miti, testi sacri e leggende. Esplora il prezzo della realizzazione del proprio destino. Theodoros, spiega l’autore, incarna l’antieroe disposto a consumarsi come una meteora pur di raggiungere la grandezza. Il suo cammino è segnato da ambizione, violenza e ricerca della gloria. E attraversa tre millenni di storia e spaziando dal Mediterraneo al Corno d’Africa.
La narrazione alterna il racconto di un conquistatore spietato – ingannatore senza scrupoli – con l’immagine di un uomo capace di dolcezza. L’ascesa di Theodoros è un viaggio vorticoso, dai Carpazi alla Dancalia. All’incontro berlinese, Cărtărescu ha rievocato le origini del volume attorno al suo soggetto. «Proprio in un periodo di crisi globale, segnato da pandemia e guerra, ho trovato la forza di scrivere Theodoros». Il romanzo «non è una semplice opera storica o d’avventura, ma una narrazione poetica e fantastica». Qui elementi storici si mescolano a invenzioni visionarie. In effetti, il pubblico ha assistito a un dialogo ricco di riferimenti. Dall’evocazione di John Lennon a un ipotetico Kaiser delle Americhe. Fino ai ricordi dell’autor di una conferenza a Málaga con Mario Vargas Llosa. Ma nel romanzo trovano spazio figure storiche come la regina Vittoria del Regno Unito, Benjamin Disraeli, Napoleone Bonaparte e Alessandro Magno.
L’intreccio rapsodico conferisce all’opera una dimensione epica e grandiosa, accentuata da una narrazione elaborata e densa, in linea con la prosa torrenziale di Gabriel García Márquez – un modello per Cărtărescu e il suo “realismo magico balcanico”. Theodoros è affamato di gloria, ha solcato il Mediterraneo da pirata, saccheggiando e ingannando. La sua traiettoria attraversa epoche e civiltà in una vertiginosa fusione di storia e fantasia, intersecando il destino di un uomo con quello del mondo intero. Infine, qualche riflessione sullo stile. «Il libro è come una grande torta linguistica con tanti strati», ha spiegato il traduttore Wichner. Che ha affrontato la sfida di tradurre il romanzo in un tedesco moderno, cercando di preservare il lirismo e la ricchezza stilistica dell’originale. Un’impresa non facile se si considera che la versione originale si colloca tra il tardoromantico alla Thomas Mann e l’epica di Salammbô di Gustave Flaubert, tra mitologia e avventura.
Amedeo Gasparini
Il 2 aprile scorso, presso il Literarisches Colloquium Berlin, affacciato sul Wannsee, si è svolto un incontro dedicato allo scrittore romeno Mircea Cărtărescu, poeta e romanziere più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura. Condotto in romeno con traduzione in tedesco, l’evento ha visto l’autore di Theodoros – pubblicato in italiano per il Saggiatore – dialogare con il suo traduttore Ernest Wichner. Cresciuto nell’assurdità del grottesco comunismo romeno e influenzato dalla cultura psichedelica degli anni Ottanta, Cărtărescu si è mostrato come un uomo calmo e sorridente. Quasi a voler alleggerire la complessità degli elementi che infonde nei suoi romanzi. Il protagonista del volume è l’imperatore Teodoro II d’Etiopia, alias Theodoros, figura storica che, prima del suo suicidio nella Pasqua del 1868, assediato dall’esercito coloniale britannico, pronuncia parole di rabbia e resistenza.
La sua accusa è pregnante: «Avete sottomesso le due Americhe, avete inghiottito la Cina in un denso fumo d’oppio che la divora fino al midollo delle ossa. Anche i pesci del mare fuggono dalle vostre navi, perché vedono che non sono le vele gonfie, ma il petrolio e il fumo nero a spingerle sull’acqua per mezzo della stregoneria tedesca. Ora tocca alla madre dell’umanità essere disonorata e saccheggiata dalla mia Africa nera». Il romanzo di Mircea Cărtărescu è un’epopea monumentale, intrecciata a miti, testi sacri e leggende. Esplora il prezzo della realizzazione del proprio destino. Theodoros, spiega l’autore, incarna l’antieroe disposto a consumarsi come una meteora pur di raggiungere la grandezza. Il suo cammino è segnato da ambizione, violenza e ricerca della gloria. E attraversa tre millenni di storia e spaziando dal Mediterraneo al Corno d’Africa.
La narrazione alterna il racconto di un conquistatore spietato – ingannatore senza scrupoli – con l’immagine di un uomo capace di dolcezza. L’ascesa di Theodoros è un viaggio vorticoso, dai Carpazi alla Dancalia. All’incontro berlinese, Cărtărescu ha rievocato le origini del volume attorno al suo soggetto. «Proprio in un periodo di crisi globale, segnato da pandemia e guerra, ho trovato la forza di scrivere Theodoros». Il romanzo «non è una semplice opera storica o d’avventura, ma una narrazione poetica e fantastica». Qui elementi storici si mescolano a invenzioni visionarie. In effetti, il pubblico ha assistito a un dialogo ricco di riferimenti. Dall’evocazione di John Lennon a un ipotetico Kaiser delle Americhe. Fino ai ricordi dell’autor di una conferenza a Málaga con Mario Vargas Llosa. Ma nel romanzo trovano spazio figure storiche come la regina Vittoria del Regno Unito, Benjamin Disraeli, Napoleone Bonaparte e Alessandro Magno.
L’intreccio rapsodico conferisce all’opera una dimensione epica e grandiosa, accentuata da una narrazione elaborata e densa, in linea con la prosa torrenziale di Gabriel García Márquez – un modello per Cărtărescu e il suo “realismo magico balcanico”. Theodoros è affamato di gloria, ha solcato il Mediterraneo da pirata, saccheggiando e ingannando. La sua traiettoria attraversa epoche e civiltà in una vertiginosa fusione di storia e fantasia, intersecando il destino di un uomo con quello del mondo intero. Infine, qualche riflessione sullo stile. «Il libro è come una grande torta linguistica con tanti strati», ha spiegato il traduttore Wichner. Che ha affrontato la sfida di tradurre il romanzo in un tedesco moderno, cercando di preservare il lirismo e la ricchezza stilistica dell’originale. Un’impresa non facile se si considera che la versione originale si colloca tra il tardoromantico alla Thomas Mann e l’epica di Salammbô di Gustave Flaubert, tra mitologia e avventura.
Amedeo Gasparini