15 luglio 1799: il capitano francese Pierre-François Bouchard, nella città portuale di Rosetta sul delta del Nilo, trova la celebre stele, con scritture in geroglifico, demotico e greco antico. Il primo passo per decifrare la scrittura egizia.
15 luglio 2020: Google Art&Culture lancia “Fabricius”, un software che, grazie al potere dell’intelligenza artificiale, accelera i tempi di traduzione dei geroglifici e getta le basi per la decifrazione di altre lingue antiche. Il primo strumento digitale per tradurre la scrittura egizia.
Nell’anniversario del ritrovamento della Stele di Rosetta, Google ha lanciato Fabricius, una piattaforma online per tutti: novizi, che possono apprendere i rudimenti della scrittura egizia e condividere sui social e sulle piattaforme di messaggistica il lori messaggi, tradotti in geroglifici; ricercatori e accademici, che se ne possono servire per accelerare i tempi di traduzione. Fabricius è il primo strumento digitale in grado di tradurre i geroglifici sfruttando il machine learning. Grazie alla tecnologia AutoML, la piattaforma di apprendimento automatico di Google, ogni geroglifico viene confrontato con oltre 800 disegni diversi. Leggendo più disegni lo strumento è in grado di dare un senso a ogni geroglifico; inoltre, permette agli sviluppatori di allenare la macchina in modo semplice e allo strumento di riconoscere tutte le tipologie di geroglifici analizzati. I dati vengono rilasciati come open source nella speranza che, attraverso l’uso, possano aumentare sia i dati disponibili sia la funzionalità degli strumenti.
La piattaforma di lavoro, a disposizione degli studiosi solamente in versione desktop, deriva da The Hieroglyphics Initiative, un progetto di ricerca di Ubisoft, sviluppato con Google, che è stato lanciato al British Museum nel settembre 2017. Fabricius è stato creato da Google e dall’agenzia di sviluppo Psycle Interactive, in collaborazione con gli accademici delle istituzioni di tutto il mondo, che hanno lavorato per spiegare il processo di traduzione e fornire feedback sugli strumenti e sui modelli che sono stati creati per le tre fasi della traduzione: 1) Estrazione, acquisizione di sequenze geroglifiche e creazione di facsimili; 2) Classificazione, formazione di una rete neurale per identificare correttamente oltre 1000 geroglifici; 3) Traduzione, abbinamento di sequenze e blocchi di testo ai dizionari disponibili e alle traduzioni pubblicate.
Disponibile in inglese e in arabo, Fabricius prende il nome dal padre dell’epigrafia (il tedesco Georg Fabricius, 1516-1571), ed è il frutto della collaborazione di numerose istituzioni: BBAW in Germania, Brown e Harvard negli Stati Uniti, UQAM in Canada, Macquarie University in Australia, l’Accademia delle scienze e delle discipline umanistiche a Berlino, l’Accademia delle scienze e delle discipline umanistiche sassone a Lipsia (che ha sviluppato il dizionario Thesaurus Linguae Aegyptiae utilizzato in questo progetto). I geroglifici egiziani sono solo il primo stadio di Fabricius; la stessa tecnologia potrà essere applicata anche per la traduzione di altre lingue antiche.