La si potrebbe chiamare «maratona poetica»; noi, però, non convinti, gli daremo un altro nome, anzi un’altra definizione, ben più complessa: osservare, attraverso la poesia – o ancor meglio, il leggere poesia – il farsi di un senso nuovo di comunità, il divenire di un rapporto di reciproca condivisione, di gioie – espresse poeticamente tramite l’immagine della luce – ma anche di dolori tanto profondi da non trovare altra immagine per essere detti che quella del buio profondo, della notte, del sonno. Temi – luce e ombra – tenuti assieme, uniti a sua volta attingendo da una fonte antica e sapienziale come il libro del profeta Isaia, che nel V sec. a.C., si ritrovò con assillo a porsi la domanda: «Sentinella, a che punto è la notte?» (Isaia 21, 11). Ovvero: a quale stadio della nostra oscurità siamo giunti? È un livello che lascia presagire l’alba o che deve gettarci nello sconforto? In realtà le risposte a questa domanda – che è di fondo un interrogarsi sulla propria identità di uomini contemporanei – possono e devono essere delle più diverse, così come molteplici – ma tutti molto intensi – sono stati i versi riecheggianti nell’antica Sala San Rocco adiacente, nel cuore di Lugano, all’omonima chiesa, durante il finissage della mostra – domenica 16 aprile – allestita su iniziativa di Chiara e Mauro Valsangiacomo e la loro Casa editrice “Alla Chiara Fonte”.
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